DISTILLERIA
. Si dà comunemente questo nome agli stabilimenti destinati alla fabbricazione dell'alcool.
In Italia, ai fini dell'applicazione dell'imposta di fabbricazione sugli spiriti, le distillerie sono distinte in prima e seconda categoria. Sono di prima categoria le distillerie che utilizzano come materia prima amido e sostanze amidacee (cereali e simili), residui della fabbricazione e raffinazione dello zucchero (melassi e simili), barbabietole, tartufi di canna e uva secca. Sono di seconda categoria le distillerie che utilizzano come materia prima frutta, vino, vinacce, miele, radici diverse e ogni altra materia che non rientra fra quelle utilizzate dalle distillerie di prima categoria.
Le distillerie di prima categoria sono in Italia relativamente poche, ma hanno una vasta attrezzatura industriale e una produzione giornaliera notevole (ciascuna da 50 a 300 ettanidri di alcool rettificato a 95-96°). Specialmente importanti sono gli stabilimenti che distillano melasso, sorgenti nelle zone di coltivazione della barbabietola da zucchero.
Le distillerie di seconda categoria sono invece numerosissime; sorgono più specialmente nei centri rurali a forte produzione vinicola, ma hanno un'attrezzatura industriale molto limitata, spesso costituita da piccoli alambicchi a fuoco diretto, e una produzione giornaliera scarsa (da 1 a 3 ettanidri di alcool greggio a 50°). In queste distillerie l'utilizzazione del vino come materia prima è occasionale: ricorre soltanto nel caso di vini guasti o di vini di qualità scadente che non riescono ad essere assUrbiti, in anni di abbondante raccolto, dal consumo diretto; anche l'utilizzazione della frutta è limitata, se si eccettui l'agro di limone; fondamentale invece l'utilizzazione della vinaccia. Per i particolari tecnici della lavorazione nelle distillerie v. alcool; distillazione.