distinzione
La voce è attestata quattro volte nel Paradiso; più frequenti ne sono le attestazioni nel Convivio, cinque delle quali fanno parte del sintagma ‛ far d. ' (III XIII 4 quando si dice: la gente che qui s'innamora... pare farsi distinzione ne l'umana generazione; XIII 5 Quando dice: Quando Amor fa sentire... si par fare distinzione di tempo; IV XIV 9 'n nulla cosa, fuori de li uomini, questa distinzione si potrebbe fare, cioè nobile o vile; XIV 10; XV 7 Salomone... distinzione fa di tutti li uomini a li animali bruti). L'opposto semantico di questo sintagma s'incontra in Cv IV XV 4 torre via la distinzione di queste condizioni.
Il significato del costrutto è " osservare ", " porre in luce le differenze ", " presentarle come tratti distintivi di qualcuno o di qualcosa " (e, rispettivamente, l'opposto, in Cv IV XV 4). Il significato processivo di " precisazione ", " separazione " tra vari soggetti, si trova in Cv II XI 5 con ciò sia cosa che la bontade di questa canzone fosse malagevole a sentire per le diverse persone che in essa s'inducono a parlare, dove si richeggiono molte distinzioni; IV XXV 4 avvegna che la volgare gente questa distinzione non discerna, e in Pd XIII 109 e 116, ove appaiono i due opposti semantici già notati: Con questa distinzion prendi 'l mio detto, e quelli è tra li stolti bene a basso, / che sanza distinzione afferma e nega / ne l'un così come ne l'altro passo. Per il " constatare talune differenze e separare elementi tra loro diversi ", cfr. Cv IV XXIII 15 la Chiesa usa, ne la distinzione de le ore, [le ore] del dì temporali, che sono in ciascuno die dodici; XIV 10. Accanto a questo significato processuale-gnoseologico se ne osserva uno sostanziale-ontologico (di nomen rei actae, non di nomen actionis) in Cv III XII 11 Dio... in quanto la distinzione de le cose è in lui per [lo] modo che lo effetto è ne la cagione, vede quelle distinte, e in Pd II 119 Li altri giron per varie differenze / le distinzion che dentro da sé hanno / dispongono a lor fini e lor semenze, ove d., oltre a opporsi a differenze, " varietà di modi formali ", non può disgiungersi dai vv. 115-117 (Lo ciel seguente, c'ha tante vedute, / quell'esser parte per diverse essenze, / da lui distratte e da lui contenute), in un rapporto tra causa ed effetto (cfr. DISTINGUERE). In Pd XXIX 30 è soltanto apparente la somiglianza con XIII 116: in realtà, sanza distinzione in essordire, detto del triforme effetto che del suo sire / ne l'esser suo raggiò insieme tutto, è constatazione ontologica che riprende il paragone del diffondersi istantaneo del raggio in ambra o in cristallo / ... sì, che dal venire / a l'esser tutto non è intervallo (vv. 25-27). A questi diversi significati di d. nelle opere in volgare si oppone il costante tecnicismo scolastico di distinctio, ben chiaro nell'uniformità concettuale delle tre attestazioni della Monarchia. Cfr. III IV 5 Si... peccatum sit in materia, aut est quia ‛ simpliciter ' falsum assumptum est, aut quia falsum ‛ secundum quid '... si ‛ secundum quid ' , per distinctionem, con IV 17 Potest... hoc, mendacio tollerando, per distinctionem dissolvi: mitior nanque est in adversarium solutio distinctiva, e VIII 3 dicendum ad hoc per distinctionem circa maiorem sillogismi quo utuntur. In questa sfera di tecnica conoscitiva rientra l'uso di d. in Cv IV XII 12, se, secondo la Simonelli, si legge non è vero che la scienza sia vile per imperfezione; dunque, per la distinzione del consequente, lo crescere desiderio non è cagione di viltade a le ricchezze.
Da segnalare, infine, la variante distinzioni per discrezioni di Pd XXXII 41, " forse chiosa subentrata nel testo " (Petrocchi, ad l.).