DITTATORE (lat. dictator)
Magistrato straordinario romano, fornito di imperium maximum, cioè della pienezza di poteri civili e militari (questi ultimi costituiscono la parte più appariscente della sua attività). Egli può sospendere tutti gli altri magistrati forniti di imperium o conservarli nell'ufficio, ma subordinati a lui stesso. Erano materia di controversia le sue relazioni con i tribuni della plebe, ciò che si spiega con il carattere originariamente rivoluzionario di quest'ultima magistratura: nei primi tempi pare che di fronte al dittatore non valesse né l'intercessione dei tribuni, né il diritto di appellarsi al popolo contro le sue condanne capitali (provocatio); più tardi, non sappiamo precisamente quando, egli fu costretto a piegarsi tanto alla provocazione quanto all'intercessione. Non poteva rimanere in carica più di sei mesi, aveva 12 e più tardi 24 littori, era nominato dai consoli in carica o dai tribuni militari con potestà consolare, su richiesta del Senato. Solo per le ultime dittature si ricorse ai comizî. Era scelto originariamente tra i patrizî: solo dal 356 la dittatura fu accessibile anche ai plebei. La data dell'istituzione della dittatura in Roma è incerta. Le fonti la ascrivono ora al 501 ora al 498 a. C., dando per primi dittatori T. Larcio o M. Valerio. Eliminato Valerio, una delle tante falsificazioni annalistiche a vantaggio della gente Valeria, probabilmente il primo dittatore ricordato da tradizione fededegna è T. Larcio, la cui età (circa 500 a. C.) è garantita dai fasti consolari e dal nome del suo magister equitum Spurio Cassio, l'autore del trattato di alleanza con i Latini che porta il suo nome (foedus cassianum).
La singolarità e importanza della dittatura, la quale assicurava in caso di gravi pericoli unità di direzione allo stato, pur salvaguardando a pieno la continuità delle istituzioni repubblicane, è stata rilevata dagli antichi e, a partire da Niccolò Machiavelli, dai moderni. I quali peraltro solo assai tardi si sono posti il problema come nelle primitive condizioni della Roma del 500 a. C. questa istituzione si sia potuta ideare. La soluzione da molti accettata che, abolendo la monarchia, si sia provveduto a conservare i vantaggi della concentrazione dei poteri che essa assicurava, contemplando nella costituzione repubblicana un monarcato temporaneo straordinario, è senz'altro da respingere, perché avrebbe creato la condizione per restaurare la monarchia, nell'atto in cui la si abbatteva. Anche all'ipotesi che ai due consoli precedesse un dittatore annuo, come magistrato ordinario, va opposto che essa non spiega il carattere straordinario di tale magistratura. L'ipotesi più verosimile sembra la segnente. Sappiamo che nelle città latine esisteva un dittatore, magistrato annuo, di cui abbiamo sicura testimonianza, seppure in epoca tarda per Aricia, Lanuvio, Nomento: tale magistratura si trova pure nella città etrusca di Cere. Se e quanto il dittatore di Cere corrisponda allo zilaϑ, che troviamo in iscrizioni etrusche quale magistrato, pare, di singole città e della lega etrusca, non sappiamo. Sappiamo invece da un documento assai antico, probabilmente anteriore al foedus cassianum, citato da Catone (fr. 58), che esisteva un dittatore della lega latina. Questi, per la natura stessa della lega, non poteva essere che un magistrato temporaneo e straordinario con pienezza di poteri, come il romano. Da questo è presumibile che abbiano avuto origine, per una evoluzione parallela e diversa, tanto i dittatori ordinarî delle città latine, quanto il dittatore romano. E può persino darsi che il dittatore romano non sia in origine se non lo stesso dittatore latino nel caso particolare in cui era nominato tra i Romani, per la parità che il foedus casasianum dava a Roma di fronte a tutto il complesso delle altre città latine. L'antichità della dittatura è dimostrata dal divieto che il dittatore salisse a cavallo (Plutarco, Fab., 4); il che prova che essa è anteriore all'uso della cavalleria in guerra presso i Latini. Quando questo fu istituito, accanto al dittatore si pose un magister equitum: al dittatore si diede per analogia anche la denominazione secondaria di magister populi. Questa ipotesi sull'origine della dittatura spiega come, oltre alla dittatura senza limitazioni di poteri, si creassero dittatori per uffici determinati, ad assolvere i quali non bastavano le magistrature ordinarie. Tale il dictator comitiorum habendorum causa, che convocava i comizî consolari quando i consoli non potevano convocarli; il dictator clavi figendi causa, che piantava il clavus annalis (v. chiodo, X, p. 131) quando il console non lo poteva fare; il dictator feriarum constituendarum causa, per feste a cui i consoli non potessero provvedere.
La dittatura decadde nel sec. III per varie ragioni, tra cui l'accrescersi del potere del Senato e il moltiplicarsi dei magistrati forniti d'imperio; sicché il dittatore diventava nello stesso tempo inutile e sospetto all'oligarchia senatoria. L'ultimo dittatore con poteri militari (rei gerundae causa) è del 216; l'ultimo comitiorum habendorum causa è del 202. La dittatura fu rinnovata da Silla, ma con tutt'altro significato. Silla si fece dare dai comizi il titolo di dictator reipublicae constituendae nell'82 e lo depose nel 79; sul suo esempio Cesare, dopo una prima breve dittatura nel 49, si fece poi nominare nel 48 dittatore a tempo indeterminato e nel 46 dittatore annuale per la durata di dieci anni. Dopo la morte di Cesare la dittatura, che aveva preso il valore di monarchia, non fu più rinnovata.
Bibl.: Th. Mommsen, Römisches Staatsrecht, 3ª ed., Lipsia 1887, II, 1, p. 141 segg.; G. De Sanctis, Storia dei Romani, Torino 1907, I, p. 420 segg.; A. Rosenberg, Der Staat der alten Italiker, Berlino 1913, p. 71 segg.; E. Kornemann, in Klio, XIV (1914), p. 190 segg.; J. Belloch, Römische Geschichte, Lipsia e Berlino 1926, p. 63 segg.; P. De Francisci, Storia del diritto romano, Roma 1926, I, p. 168 segg.; G. Favaro, Il Clavus annalis, ecc., in Atti I Congresso Nazionale di studi romani, II (1929), 223 segg.; A. Momigliano, Ricerche sulle magistrature romane, in Boll. archeol. comunale, LVIII (1930), p. 29 segg.; K. Manell, Sulla questione del clavis annalis, ibid., p. 163 segg.; F. Leifer, Studien zum antiken Ämterwesen, in Klio, I, Lipsia 1931, fasc. 10; Gauter, Die Dictaturen Caesars, in Zeitschrift f. Numism., XIX (1895), p. 183 segg. Raccolta del materiale in F. Bandel, Die Römischen Diktaturen, Breslavia 1910.