DITTI Cretese (Δίκτυς, Dictys)
Va sotto questo nome ed ha avuto fortuna per secoli un libriccino dal titolo Ephemeris belli Troiani, che narra tutta intera la guerra di Troia fino al ritorno dei Greci in patria e alla morte di Ulisse. Secondo una lettera del traduttore latino L. Settimio e il prologo che segue dell'autore, questi sarebbe di Cnosso, compagno dell'omerico Idomeneo, e avrebbe scritto in fenicio la sua narrazione, la quale, messa nel sepolcro di lui, sarebbe costì riapparsa all'età di Nerone e sarebbe stata quindi tradotta per ordine dell'imperatore in greco. E qual testimone della guerra si dà ripetutamente il novellatore, che intende di offrire un testo più veridico dell'omerico e, mirando al vero, va razionalizzando evemeristicamente. Qui il falsificatore si tradisce: né meno, in certe sue trasformazioni, puramente campate in aria, dell'antica leggenda e nello spiccato rilievo e posto che dà a figure femminili. Saremo davanti a persona dell'età ellenistica e ad un obtrectator Homeri. Di fatto, anche Suida conosce un D., storico della guerra troiana, e per di più le medesime circostanze di tempo e di luogo per il ritrovamento del suo volume. Il quale fu largamente noto ai bizantini; onde la lunga questione, se Settimio attingesse o no da originale greco, aveva appena bisogno, per la soluzione, d'una conferma che venne dal tornare alla luce in Egitto d'un pezzo dell'originale in papiro dell'a. 206 d. C. (Tebtunis papyri, ed. Grenfell-Hunt, II, 1907). Accanto a prette invenzioni, c'è in D. materiale antico, in tradizioni che differiscono da Omero. L. Settimio, il traduttore, per l'appellativo di consularis, che usa nel senso di governatore, per la lingua, per il suo sallustianismo, non può che appartenere al sec. IV.
Il codice migliore è di Sangallo (n. 205, sec. IX-X); segue per età l'Esino del sec. X, certo non così buono; poi sono manoscritti più recenti, esplorati e inesplorati. Edizione principe quella di Colonia del 1470 o 1475; l'ultima, di F. Meister (Lipsia 1872). Vedi M. Ihm, in Hermes, XLIV (1909), p. 1 segg.
A quella citata dal Rossbach, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., V, col. 589 segg., dal Teuffel-Kroll, par. 423, dallo Schanz, par 8052, è da aggiungere K. Münscher, in Jahresbericht d. klass. Altertumswissenschaft, CLXX (1915), pp. 210 segg. e J. Marouzeau, Dix années de bibliogr. classique, I, Parigi 1927, p. 108.