divo
Vocabolo a ricorrenza limitatissima e di uso circoscritto al solo Paradiso. In questa cantica, oltre che d., compare anche l'aggettivo ‛ dio ', sostanzialmente identico al primo sia per etimologia sia per significato; per l'evidente motivo di evitare la confusione con l'omofono sostantivo, ‛ dio ' è usato solo nel femminile ‛ dia ', mentre ‛ divo ' è attestato per tutti e due i generi.
Vale " eccelso " sia per altezza di concetti, sia per ‛ dolcezza di note ', in Pd XXIV 23 tre fïate intorno di Beatrice / si volse con un canto tanto divo, / che la mia fantasia nol mi ridice. È questa la spiegazione (di Casini-Barbi) più vicina alla chiosa del Buti (" un canto tanto divo, cioè tanto dilettevole e alto "); Scartazzini-Vandelli, invece, commentano " divino, celeste, per festeggiare Beatrice, la diva ".
Non risulta chiaro a quale categoria grammaticale appartenga diva, in Pd XVIII 82 O diva Pagasëa che li 'ngegni / fai glorïosi e rendili longevi. I commentatori o non si pongono il problema o sembrano propendere per considerare il vocabolo un aggettivo, giacché spiegano " divina, celeste " (Scartazzini-Vandelli; Casini-Barbi). Invece i dizionari del Tommaseo-Bellini e del Battaglia lo riportano come esempio di sostantivo, con il valore di " dea pagana ". La questione, ovviamente, non ha alcun rilievo agli effetti dell'interpretazione complessiva del passo, giacché è evidente che D. invoca la Musa; a sostegno della tesi dei due dizionari è però opportuno osservare che il Forcellini non registra alcun esempio di uso sostantivato per i due aggettivi del latino classico pegaseus, " ad Pegasum pertinens ", e pegaseius, " ad Pegasum spectans, sive ad Musas "; tale uso è invece attestato per pegasis, -idos (Ovid. Her. XV 27). Il che lascerebbe supporre che D. usi Pegasea come aggettivo, e che quindi diva abbia valore di sostantivo. Altri, come si è detto, considerano invece Pegasea sostantivo, e diva aggettivo. Per Pd IV 118 si veda DIVA. V. anche DIO.