Dagli ‘esodati’ allo ‘spread’ con tutti i suoi derivati (caro-spread, anti-spread). Questi alcuni dei termini più ricorrenti nel corso dell’anno. Insieme a ‘tecnogoverno’ e ‘tassalandia’.
La foto di gruppo della società italiana pubblicata dai quotidiani nazionali nel corso del 2012 mostra tratti linguistici capaci di descrivere i cambiamenti, le prospettive e gli affanni vissuti e maturati nel contesto di una crisi di dimensioni mondiali. Gli sconvolgimenti, le novità e i cambiamenti che si sono prodotti nell’economia e nella finanza, nella politica e nelle nuove tecnologie hanno lasciato tracce vistose anche nel lessico della lingua italiana. Non si tratta certo di una novità, ma la parola crisi, già rispolverata da qualche anno, è diventata la protagonista della scena nazionale e internazionale, sia per frequenza d’uso sia per capillarità e pervasività nella gamma dei registri linguistici, anche quelli più informali, colloquiali e familiari.
Il cambiamento radicale del panorama economico e finanziario globale si può racchiudere in due acronimi di circolazione internazionale: il primo è BRICS e si deve a un economista della Goldman Sachs, Jim O’Neill, che già nel 2001 aveva intuito il ruolo delle economie emergenti di Brasile, Russia, India e Cina, alle quali nel 2011 si è aggiunto anche il Sudafrica.
Il secondo acronimo, da molti considerato spregiativo, è PIGS (coincidente con il plurale del sostantivo inglese pig ‘maiale’), che faceva riferimento alla precarietà dei conti pubblici di Portogallo, Italia, Grecia e Spagna. Successivamente si è registrata la variante PIIGS, che includeva dal 2008 anche l’Irlanda, per poi tornare alla forma originaria PIGS, dopo l’uscita dell’Italia.
Il termometro adottato per misurare la salute malferma di alcune economie della zona dell’euro è la parola inglese spread: cioè l’indicatore della differenza o dello scarto tra il tasso di rendimento dei titoli pubblici emessi da ciascuno Stato europeo e il tasso preso come riferimento virtuoso, quello della Repubblica Federale di Germania. L’osservazione morbosa e apprensiva dello stato dello spread ha prodotto nuove parole composte, come anti-spread (finalizzato a contrastare l’aumento dello spread), caro-spread (con riferimento all’aumento, al rialzo del valore indicato dallo spread) e spreaddometro (il misuratore dello spread) e ha accolto nell’uso il forestierismo spread-watching (l’attenzione maniacale per l’oscillazione dello spread).
Alla situazione precaria dell’economia greca fa riferimento anche Greexit, parola inglese ottenuta dalla fusione di Greece ed exit per opera degli economisti Willem H. Buiter ed Ebrahim Rahbari nel febbraio del 2012, per preconizzare un’imminente uscita della Grecia dall’area dell’euro. Il concetto di ‘uscita’, come spettro che si aggira nell’economia mondiale – e non solo in relazione alla chiusura di attività imprenditoriali o al licenziamento di lavoratori –, è alla radice anche dell’espressione esodati, balzata all’attenzione dell’opinione pubblica in occasione della riforma del sistema pensionistico varata dal governo Monti. L’idea dell’uscita volontaria dal posto di lavoro con la prospettiva di un accompagnamento concordato verso il pensionamento anticipato evoca, per molti aspetti, l’esodo biblico verso la terra promessa e richiama un precedente nella storia italiana: l’esodo istriano
o giuliano-dalmata successivo alla fine della Seconda guerra mondiale. A quell’epoca, per la precisione, risale il conio del verbo esodare e del sostantivo e aggettivo esodato. Alla fine del 2011 la politica italiana ha vissuto un passaggio quasi senza precedenti: l’investitura di un tecnogoverno sorretto da una «strana maggioranza», per citare l’allusione ironica del presidente del Consiglio, o da una «non-maggioranza», come l’ha definita un attento commentatore quale Stefano Folli. Il tecnopremier, apprezzato anche in ambito internazionale per il suo alto profilo di economista, è Mario Monti, investito nel novembre 2011 della carica di senatore a vita.
La sua autorevolezza e il prestigio che gli viene riconosciuto hanno contribuito a far nascere il montismo, una nuova formula di «aristocrazia democratica» (Ilvo Diamanti).
Gli osservatori più smaliziati e disincantati hanno compendiato la temperie appena avviata con l’aggettivo lodenvestito, che fa riferimento ironico a una sobrietà percepita come ostentata, e con i sostantivi tassite e Tassalandia, che alludono polemicamente all’inasprimento della pressione fiscale. Il lessico è sembrato rientrare tra le preoccupazioni dello stesso governo, nel momento in cui sono stati varati gli interventi più urgenti e significativi per la politica di risanamento, ai quali sono stati imposti i nomi salva-Italia (ribattezzato dal presidente del Consiglio anche salva-Europa), liberalizza-Italia, semplifica-Italia e crescitalia. Nel dibattito sul futuro ritorno alle urne sono emersi i formattatori (coloro che propongono di riavviare daccapo la struttura
e l’organizzazione dei partiti politici) e, tra i meccanismi di rinnovamento della classe politica, si è tornato a parlare di quote verdi (percentuale minima di presenze giovanili nelle liste dei partiti). La maggiore presenza di forestierismi, di origine soprattutto inglese, ha continuato a concentrarsi specialmente nell’informatica e nelle tecnologie, ma anche nell’economia.
E così, tra le novità più significative, l’attenzione si è focalizzata sullo sviluppo e sull’organizzazione delle smart communities, ovvero gli agglomerati sociali e distrettuali che si riconoscono come comunità intelligenti dal punto di vista della mobilità, dell’educazione, del risparmio energetico e della sicurezza. L’informatica, che già alla fine degli anni Novanta del 20° secolo aveva elaborato il modello della new economy, è rimasta uno dei settori più vivaci nello sviluppo di nuove figure professionali: chief digital officer (responsabile della digitalizzazione e dell’informatizzazione), community manager (responsabile dell’organizzazione e del funzionamento di una comunità virtuale), social media analyst (responsabile della valutazione e della funzionalità di un mezzo di comunicazione sociale), social media manager (responsabile del funzionamento di un mezzo di comunicazione sociale).
La capacità creativa, combinata con l’estro linguistico e con un buon dominio dei meccanismi di formazione delle parole, ha continuato ad arricchire quel particolare filone di neologismi che si è soliti definire ‘parole d’autore’: barcamenista (di Aldo Grasso), dichiarazionite (di Pierluigi Battista), giovanificio (di Giorgio Falco), glottoteta (di Serena Danna), imbocconito (di Giuliano Ferrara), liquidificazione e liquidismo (di Giovanni Sartori).
Tra antipolitica e crisi dell’euro
formattatore s. m. Nell’informatica, chi formatta, struttura e organizza un supporto di memoria, predisponendolo alla registrazione dei dati; in senso figurato, chi sovrintende a un’organizzazione strutturata; nella politica, giovane sostenitore della necessità di riavviare daccapo la struttura e l’organizzazione di un movimento politico. • In quei mondi fittizi le manifestazioni di individualismo sono sintomi della peggior malattia, stigmi del peccato originale, prove del crimine più efferato: il pensiero personale. Quel che è successo, o che sta succedendo, è l’esatto contrario. Il Potere, la Rete o qualsiasi altra istanza a cui assegnare il compito di Grande Formattatore del Reale e del Virtuale non ci chiede affatto di rinunciare a opinioni, gusti, orientamenti personali. Al contrario, ci invita a formulare la nostra opinione (Stefano Bartezzaghi, la Repubblica, 20 agosto 2011, p. 33, ‘R2’) • Pensavano che l’invito facesse di loro l’avanguardia dei ‘grandi’ nel mondo dei ‘ragazzi’ e invece, ahiloro, sono finiti a fare i parafulmini. I formattatori attaccano da terra (gli interventi dalla platea), dal palco (le domande delle due ‘jene’ Andrea Di Sorte e Piero Tatafiore), dall’etere (le critiche che arrivano via Twitter) (Salvatore Dama, Libero, 27 maggio 2012, p. 8, ‘Primo Piano’) • Nemmeno servono le spinte esterne dei Formattatori a nome dei quali parla il sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo: «Vogliamo primarie aperte ai non tesserati, estese a tutti i livelli dirigenziali e soprattutto vere» (Paola Di Caro, Corriere della Sera, 19 giugno 2012, p. 17, ‘Politica’) • I ‘formattatori’ del PDL tornano a mobilitarsi in tutta Italia e propongono al segretario Angelino Alfano un ‘salva-faccia’, cioè un documento politico nel quale si chiede l’applicazione reale dell’articolo 49 della Costituzione affinché i partiti recuperino legittimità e credibilità (A[lberto] D[i] M[ajo], Il Tempo, 23 giugno 2012, p. 7, ‘Primo Piano’). Derivato dal v. tr. formattare con l’aggiunta del suffisso -(t)ore.
Greexit (Grexit) s. m. o f. e agg. inv. L’uscita della Grecia dall’area dell’euro. • Prosegue il pressing dell’Europa su Atene nella speranza, sempre più debole, che in Grecia si riesca a dare vita a un nuovo governo in grado di rispettare gli impegni presi con l’UE ed evitare così l’uscita dall’euro. Ma i piani per il Greexit sono già pronti (Gazzettino, 13 maggio 2012, p. 9, ‘Primo Piano’) • Poi sono rientrato in redazione e mi sono chiesto: è davvero il game over? Una cosa è discutere del ‘Grexit’, dell’uscita di Atene dall’euro, un’altra è ipotizzare un contagio continentale che parte con la corrida. Un punto è indiscutibile: senza risposte credibili dei governi, il panico prenderà il timone della nave (Mario Sechi, Il Tempo, 18 maggio 2012, p. 1, ‘Prima Pagina’) • Per quanto gli altri Stati deboli serrino di più i ranghi con rigore e riforme, sembra difficile che possano controbilanciare l’onda d’urto del ritorno di Atene alla dracma. Così, dopo il ‘Greexit’ (‘Greek exit’), altri addii – per ripescare l’aggettivo – potrebbero diventare più ‘probabili’. E ancor più redditizie potrebbero rivelarsi le scommesse di chi oggi – società d’investimento o singoli finanzieri – punta sul patatrac. Sono naturalmente scenari ipotetici. Come lo è quello dell’uscita della Grecia dall’euro. Ma la ‘Greexit’ non è più solo un’eventualità remota (Giovanni Stringa, Corriere della Sera, 5 giugno 2012, p. 3, ‘Primo Piano’) • Lo scenario ‘Greexit’, come viene ormai definito sui mercati, cioè l’uscita della Grecia dall’euro, aprirebbe le scommesse degli investitori su chi sarà il prossimo paese candidato ad abbandonare l’unione monetaria (Federico Rampini, la Repubblica, 11 giugno 2012, p. 8)
Lo spread e i suoi derivati
anti-spread agg. inv. Finalizzato a contrastare l’aumento dello spread, del divario tra il tasso di rendimento dei titoli pubblici emessi da ciascuno Stato dell’area dell’euro e quello tedesco. • Se per un attimo vi siete illusi che sarebbe bastato un manipolo di tecnici a scacciare i mercanti dal tempio di Montecitorio, ricredetevi. Non è così. La manovra, concepita come un blitz anti-spread, ha già assunto le più classiche movenze da palombaro della politica italiana, immergendosi in una trattativa talmente caotica che perfino un governo con una schiacciante maggioranza parlamentare dovrà forse ricorrere al voto di fiducia (Antonio Polito, Corriere della Sera, 14 dicembre 2011, p. 1, ‘Prima Pagina’) • [tit.] UE frena scudo anti-spread – [Angela] Merkel: in teoria è possibile [testo] Uno scudo anti-spread è una sorta di ‘aspirina’ che attenua il dolore ma non risolve la causa. O, meglio, una tachipirina che fa calare la febbre ma non cura la malattia. Il portavoce del commissario UE agli affari monetari [Olli] Rehn è ricorso a un’immagine farmacologica per frenare sull’idea di Mario Monti di usare il fondo salva-Stati EFSF per mettere un argine alle oscillazioni degli spread, che penalizzano Italia e Spagna (Sicilia, 21 giugno 2012, p. 2, ‘Il Fatto’). Derivato dal s. ingl. spread con l’aggiunta del prefisso anti-.
caro-spread (caro spread) s. m. inv. Rialzo del valore indicato dallo spread, del divario tra il tasso di rendimento dei titoli pubblici emessi da ciascuno Stato dell’area dell’euro e quello tedesco. • Dietro il caro-spread, e questo inatteso caro-mutui, ci sono sicuramente tante ragioni. Tra cui le crescenti tensioni degli ultimi mesi sui mercati finanziari. Con tanto di rating al ribasso. Che – secondo alcuni – rispecchiano semplicemente un mercato del credito diventato più difficile per lo Stato, le banche e le imprese italiane (Giovanni Stringa, Corriere della Sera, 7 ottobre 2011, p. 39, ‘Economia’) • Il 6 agosto siamo a 412, domina la volatilità. A inizio settembre l’ottovolante scende a 350. Ma è breve gloria. [...] si ritorna a 450 e da lì in poi si va al galoppo fino ai 575 punti di giovedì scorso. Tra luglio e ottobre il caro-spread è costato all’Italia 4 miliardi di interessi sul debito in più (Ettore Livini, la Repubblica, 14 novembre 2011, p. 13, ‘Imprese & Mercati’) • [tit.] Vicenza epicentro del caro-spread: +2,5% in un mese (Il Sole 24 Ore, 15 febbraio 2012, p. 46, ‘Impresa e Territori’). Composto dal confisso caro- aggiunto al s. ingl. spread.
spread-watching loc. s.le m. (iron.) Attenzione maniacale per l’oscillazione dello spread, del divario tra il tasso di rendimento dei titoli pubblici emessi da ciascuno Stato dell’area dell’Euro e quello tedesco. • Non sono un patito del nuovo sport nazionale, lo ‘spread-watching’, ma una sbirciata alla Borsa la butto. Tira un’ariaccia. O facciamo il governo Monti – con dentro i politici e senza scadenza, neanche fosse lo yogurt – oppure siamo cotti e, perbacco, non avremo la ‘democrazia sospesa’ ma di certo il portafoglio sarà più leggero (Mario Sechi, Il Tempo, 15 novembre 2011, p. 1, ‘Prima Pagina’). Dall’ingl. spread-watching.
spreaddometro s. m. Misuratore dello spread, del divario tra il tasso di rendimento dei titoli pubblici emessi da ciascuno Stato dell’area dell’euro e quello tedesco. • I mercati dettano legge e lo stato di salute dell’Italia (e dei suoi governi) si misura oggi con l’infallibile ‘spreaddometro’, il numero magico che indica la differenza tra il rendimento dei BTP decennali tricolori e i loro gemelli tedeschi. Più è alto, più stiamo male (Ettore Livini, la Repubblica, 14 novembre 2011, p. 13, ‘Imprese & Mercati’). Composto dal s. ingl. spread con l’aggiunta del confisso -metro.
Spazio al ‘femminile’
L’iniziativa promossa dal Comune di Firenze, nel maggio 2012, ha rilanciato l’uso non sessista della lingua italiana. In collaborazione con l’Accademia della Crusca e sotto la direzione di Cecilia Robustelli (professore associato di Linguistica italiana presso l’università di Modena), il Comitato pari opportunità del Comune ha infatti stilato una lista di raccomandazioni per i dipendenti di Palazzo Vecchio, che saranno quindi invitati ad adottarle in pratiche e documenti. Rinviando alla sezione del portale Treccani (www.treccani.it/magazine/ linguaitaliana/speciali) dedicata al tema ‘La lingua e il femminile’, si ri-portano di seguito le regole suggerite (http://unimore.academia.edu/ ceciliarobustelli) per la formazione dei termini relativi a professioni e ruoli istituzionali:
Le parole terminanti in -o, -aio/-ario mutano in -a, -aia/-aria: architetta; avvocata; chirurga; commissaria; ministra; prefetta; primaria; sindaca.
Le parole terminanti in -sore mutano in -sora: assessora; difensora; evasora; revisora.
Le parole terminanti in -iere mutano in -iera: consigliera; portiera; infermiera.
Le parole terminanti in -tore mutano in -trice: ambasciatrice; amministratrice; ispettrice; redattrice; senatrice; direttrice.
Le parole terminanti in -e/-a non mutano, ma chiedono l’anteposizione dell’articolo femmi-nile: la custode; la giudice; la parlamentare; la presidente.
Lo stesso vale per i composti con il prefisso capo-: la capofamiglia; la caposervizio.
Le forme in -essa e altre forme di uso comune vengono conservate: dottoressa; professoressa.
Tweet e sentimenti sociali
Blogmeter, società italiana specializzata in analisi del web, ha svolto un’interessante ricerca sui messaggi scambiati dagli italiani via twitter tra aprile e giugno 2012. Grazie a un sofisticato software di analisi semantica, lo studio ha consentito di analizzare e visualizzare in forma grafica i moods, ossia i sentimenti (positivi o negativi), contenuti nei messaggi. I grafici evidenziano, tra l’altro, come tali stati d’animo mutino nel tempo, raggiungendo picchi significativi in particolari occasioni, come l’attentato di Brindisi, il terremoto in Emilia o le partite della nazionale di calcio durante i Campionati europei, e come diano luogo di volta in volta a dinamiche specifiche; per es., nel caso dell’attentato di Brindisi prevale dapprima la tristezza e solo in seguito la paura, mentre nel caso del terremoto avviene il contrario.