ČERNJAKOV, Dmitrij Feliksovič
Regista di opera lirica russo, nato a Mosca l’11 maggio 1970. Gestualità di oggi, gente di oggi, problemi del vivere di sempre: è quanto caratterizza tutto il teatro di Č., dove difficilmente manca un colpo di scena finale che nel siglare la vicenda le fornisce il senso più intimo e la fissa nella memoria. Alle prove, il suo perfezionismo è la regola, al pari di una padronanza tecnica e della minuziosissima cura prestata anche all’ultimo insignificante dettaglio, già sempre studiato e preparato, in uno storyboard sul quale lavora.
Dopo aver studiato per otto anni il violino si diplomò all’Accademia russa d’arte teatrale nel 1993. All’inizio della carriera ha curato lui stesso la realizzazione delle scene e dei costumi dei suoi spettacoli e talvolta anche per altri registi. La sua prima affermazione è stata nel 1998 a Novosibirsk (teatro reso dal radicale restauro il più moderno della Russia e dove è tornato poi per Aida nel 2004 e Macbeth nel 2008) con la prima dell’opera di Vladimir Kobekin Il giovane David, che gli ha valso incarichi a Mosca (The rake’s progress di Igor′ Stravinskij nel 2003) e San Pietroburgo (La leggenda della città invisibile di Kitež di Nikolaj Rimskij-Korsakov nel 2001, Una vita per lo zar di Michail Glinka nel 2004, Tristan und Isolde di Richard Wagner nel 2005). Dopo il Boris Godunov di Modest Musorgskij diretto da Daniel Barenboim a Berlino (dove è tornato per Il giocatore di Sergej Prokof′ev nel 2008, portato anche a Milano), ha avuto risonanza internazionale nel 2006 il suo nuovo allestimento di Eugenio Onegin di Pëtr Il′ič Čajkovskij al Bolshoi di Mosca, in sostituzione di un vecchissimo spettacolo di Boris Pokrovsky, che ha suscitato le proteste del soprano Galina Višnevskaja (una delle più famose interpreti di Tatjana degli anni Sessanta e Settanta) al punto di rifiutarsi di partecipare alle celebrazioni per il suo ottantesimo compleanno previste in quell’occasione. Lo spettacolo (che il teatro ha sostenuto tanto da programmarne una tournée a Parigi e alla Scala di Milano, con grande successo) metteva in scena – scena costituita da due sale da pranzo, di piccola borghesia di provincia l’una e altoborghese di città l’altra – il fulcro di alcuni tra i più bei capitoli del poema di Aleksandr Puškin e, soprattutto, di quanto sostanzia l’intera opera di Čajkovskij: la complementare solitudine esistenziale di due ‘diversi’, tali perché estranei alla società in cui sono costretti a vivere. E la solitudine è tanto più amara in quanto entrambi ne sono perfettamente consapevoli, nell’indifferenza generale di una folla mondana.
A Monaco di Baviera, dopo la Chovanščina di Musorgskij del 2007, ha allestito i Dialogues des carmélites di Francis Poulenc nel 2010: il convento è la sede di una confraternita religiosa dei nostri giorni, combattuta dall’autorità costituita, e alla fine Blanche non arriva per ultima a condividere il destino di morte delle consorelle desiderose di martirio, bensì all’opposto le tira fuori una dopo l’altra dalla baracca dove si sono asserragliate appiccandovi il fuoco. Nessun credo religioso e men che meno ideologico: niente vale una vita umana. Così il regista rilegge Poulenc in un’epoca che ha conosciuto la follia dell’11 settembre 2001, le bombe umane, i suicidi collettivi, costruendo un’agghiacciante sequenza da thriller. Da ricordare la ripresa del suo Macbeth a Parigi (2009), gli spettacoli per Mosca (Wozzeck di Alban Berg, 2009; Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart, 2010, ripreso al Festival d’Aix-en-Provence; Ruslan e Ludmilla di Glinka, 2011), Bruxelles (Il trovatore di Giuseppe Verdi, 2012), Zurigo (Jenufa di Leoš Janáček, 2012), ma in particolare La leggenda della città invisibile di Kitež ad Amsterdam nel 2012: la favola con i suoi incantesimi mistici sparisce in una contemporaneità in cui l’assalto dei Tartari rievoca l’episodio tremendo del teatro moscovita Dubrovka con il suo eccidio, ancora una volta parlando di cose che fanno parte del mondo contemporaneo. Tra le più recenti messe in scena si ricordano: nel 2013, La fidanzata dello zar di Rimskij-Korsakov a Berlino, Simon Boccanegra di Verdi a Monaco di Baviera, La traviata di Verdi a Milano; nel 2014, Il principe Igor di Aleksandr Borodin a New York e la ripresa della Fidanzata dello zar a Milano; nel 2015, Parsifal di Wagner a Berlino.