DOCIMASIA (gr. δοκιμασία)
Esame dei requisiti richiesti nel cittadino per l'esercizio dei pubblici diritti. In Atene si ricorreva alla δοκιμασία per accertare se i giovinetti presentati avevano o no raggiunto il 18° anno e se erano di condizione libera e di nascita legittima (δοκιμασία εἰς ἄνδρας). Vi erano anche: la δοκιμασία, esame cui erano sottoposti tutti coloro che stavano per occupare una carica pubblica (dalle fonti non appare chiaro se con la δοκιμασίς, oltre all'accertamento dei requisiti richiesti dalla legge, si volesse anche la dimostrazione che l'aspirante alla magistratura avesse avuto sentimenti politici consoni alle direttive dello stato); la δοκ. τῶν ιππέων, esame che la βουλή faceva ai cavalieri per giudicare se avevano la capacità fisica e il diritto di servire in quel corpo (essa poteva esentare da tale servizio coloro che, pur essendo fisicamente capaci, giuravano di non possedere la sostanza adeguata); la δοκ. τῶν ῥητόρων, esame a cui veniva sottoposto ogni cittadino, che, espostosi a parlare in pubblico, fosse stato accusato da un altro cittadino di avere commessa una delle colpe (maltrattamenti dei genitori, viltà in guerra, ecc.) che importavano ipso iure la perdita dei diritti (ατιμία); la δοκ. τοῦ ποιητοῦ πολίτου, esame cui veniva sottoposto chiunque fosse stato creato cittadino per mezzo di un decreto. Dalle fonti però non risulta chiaramente su quali requisiti essa vertesse. Vi sono poi alcune altre forme di docimasia per beneficenze statali, quali quella τῶν ἀδυνάτων, che è l'esame fatto dalla βουλή ai minorati fisicamente tanto da non potere affatto lavorare (v. beneficenza), e quella τῶν ὀρϕανῶν, la cui funzione non è ancora ben determinata.
Bibl.: E. Caillemer, in Daremberg e Saglio, Dictionn. des antiq., III, p. 324 seg. s. v. δοκιμασία; J. H. Lipsius, Das attische Recht, Lipsia 1905, X, p. 269 seg.; U. E. Paoli, Studi di diritto attico, Firenze 1930, pp. 233 seg., 278 seg.; E. Koch, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., V, col. 1268 segg., s. v. σοκιμασία.
Medicina legale. - Si dà questo nome ai saggi necroscopici, diretti a dimostrare se un feto sia nato vivU o morto. Questi saggi hanno fondamentale importanza nei casi di sospettato infanticidio. Gli esperimenti diretti all'accertamento della vita del neonato si fondano sui mutamenti che si verificano nell'organismo del feto per effetto dell'autonomia vitale che acquista il neonato distaccandosi dalla madre. Questi esperimenti o docimasie sono molteplici e svariati, ma i principali sono i seguenti:
1. La docimasia idrostatica polmonare (detta anche docimasia galenica) la quale si fonda sul riscontro dell'avvenuta respirazione polmonare. Il polmone del feto subisce profonde modificazioni, col primo vagito e colla prima respirazione. Galeno aveva già rilevato come la substantia pulmonum ex rubra, gravi ac densa in albam, levem et raram transfertur. Il polmone, dapprima compatto e rosso cupo, col respiro s'espande per aerificazione dei proprî alveoli e, facendosi più chiaro e carnicino, diminuisce il proprio peso specifico. Dapprima infatti posto nell'acqua affonda, dopo la respirazione galleggia.
Molte obiezioni sono state sollevate contro il valore probativo della docimasia idrostatica. Principale la possibilità del ritorno del polmone allo stato anectasico (atelettasia secondaria) ossia del ritorno allo stato fetale. Altre obiezioni valide sono: la possibilità d'un certo periodo di vita extra uterina senza respirazione (periodo apnoico); la possibilità di galleggiamento per aerificazione del polmone per mezzo della respirazione artificiale; la possibilità di galleggiamento per gas di putrefazione o anche per aspirazione di materiali di bassa densità, ecc. Tuttavia se la prova docimastica sia ben vagliata essa rimane sempre esperimento di fondamentale importanza.
2. Docimasie emato-polmonari. - La respirazione non può dirsi completa e fisiologicamente efficace se l'aria inspirata nelle cellette polmonari non arrivi in rapporto col sangue circolante attorno alle cellette stesse per l'ematosi. Si sono quindi escogitate parecchie docimasie basate sulla dimostrazione dell'avvenuta irrorazione sanguigna dei polmoni. Talune di queste prove si basano sull'aumento assoluto oppure relativo del peso dei polmoni rispetto ad altri visceri per effetto del maggior afflusso di sangue; altre si basano sulla dimostrazione dell'aumentata quantità d'emoglobina. La dimostrazione dell'abbondanza di sangue nei vasellini polmonari vale a integrare il risultato bruto della semplice docimasia idrostatica potendosi così differenziare il galleggiamento dovuto ad avvenuta vera respirazione dal galleggiamento che avviene per putrefazione o per respirazione artificiale.
3. Docimasia istologica. - La respirazione non solo induce nel polmone modificazioni nella densità, aspetto ecc., ma anche nell'intima e microscopica sua struttura. Gli alveoli si vedono uniformemente dilatati; gli epitelî sottilmente appiattiti, le reti capillari abbondantemente irrorate di sangue, i connettivi con le loro reti fibrillari distese, ecc. costituiscono una travatura espansa e ben demarcata in coerenza con l'avvenuta distensione del viscere.
4. Docimasia auricolare. - Coi primi vagiti non solo l'aria entra nei polmoni, ma penetra pure, attraverso alla tuba d'Eustachio, nella cassa del timpano. Quindi il trovare aria al posto del preesistente tenue zaffo di tessuto mucoso si può ritenere indizio d'avvenuta respirazione. I processi cadaverici e putrefattivi possono però influire spesso sui risultati di questa prova.
5. Docimasia gastro-intestinale. - Il feto, venendo alla luce, non solo respira, ma fa anche dei movimenti di deglutizione coi quali introduce aria nel tubo gastro-enterico; aria che, insieme coi batterî, dallo stomaco, a poco a poco, penetra per tutto l'intestino da cui, nel frattempo, wene emesso il cosiddetto meconio (v.). Pertanto, il trovare aria nel tubo gastroenterico costituisce prova d'avvenuta vita extrauterina. Occorre però tener presente che una certa quantità d'aria può essere introdotta nello stomaeo poco prima o durante la nascita, specialmente nei parti lunghi e difficili.
6. Docimasia renale. - Indubbiamente durante, o subito dopo, la nascita, si verifica una fase di forte squilibrio nel ricambio del feto, il che spiega il non raro fenomeno dell'infarcimento d'urati nei canaletti del rene durante la formazione dell'urina. Tali infarti uratici sono talora ben visibili nel rene del neonato in forma di sottili striature giallastre sulla superficie di taglio lungo le piramidi malpighiane del rene. Questo reperto non è però costante e può essere influenzato dalla putrefazione.
Di altre prove s'avvale pure la medicina legale per accertare la durata della vita extrauterina, prove specialmente tratte dall'obliterazione dei vasi proprî della vita intrauterina.
Bibl.: A. Tardieu, Étude médico-légal sur l'infanticide, Parigi 1868; A. Severi, I criteri di vita giuridica del neonato nelle questioni penali e civili, Genova 1894; P. Brouardel, L'infanticide, Parigi 1897.