documentario
Uno strumento per conoscere la realtà
Il documentario è un film che illustra una situazione reale il cui svolgimento non viene alterato con la finzione. Poiché non è incentrato su una storia inventata e costruita, non vi recitano attori che interpretano una parte. Coglie invece la vita nel suo procedere o ne mostra aspetti di particolare interesse
Il cinema nacque dall'esigenza di documentare la realtà. I primi filmati cinematografici già possono essere considerati veri esempi di documentario: sono infatti conosciuti come film 'dal vero', in quanto focalizzano l'attenzione su episodi della vita quotidiana; si tratta di scene d'attualità, come gli operai all'uscita della fabbrica in La sortie des usines Lumière (1895, "L'uscita degli operai dalle Officine Lumière") di Louis e Auguste Lumière, oppure riprese della natura, come in Rough sea at Dover (1895, "Mare agitato a Dover") di Birt Acres.
Il primo a sottolineare le differenze tra cinema di finzione e documentario fu lo scozzese John Grierson, riconosciuto come il fondatore della scuola documentaristica britannica degli anni Trenta del Novecento. Anche se il documentario non ammette la componente della finzione, Grierson notò che esso offre comunque una realtà selezionata e manipolata: infatti il regista decide cosa riprendere e quando iniziare e terminare le riprese, e quindi privilegia una porzione della realtà rispetto a un'altra, operando una scelta. Fondamentali in tal senso sono Cineocchio (1924) di Dziga Vertov e Nanouk (1922) di Robert Flaherty, quest'ultimo sulla vita di un gruppo di Eschimesi della Baia di Hudson in Canada, presso i quali Flaherty stesso era vissuto a lungo. Questi film testimoniano due diversi modi di filmare la realtà, senza limitarsi a riprodurla, dal momento che entrambi prevedono interventi e scelte. Vertov intendeva ricostruire aspetti della società del suo tempo per comprenderla meglio. Per questo selezionava il materiale ripreso e lo ordinava secondo una precisa successione attraverso il montaggio. Flaherty, invece, attendeva un avvenimento preciso ‒ per esempio la caccia al tricheco, o la costruzione di un iglù ‒ e poi lo filmava, decidendo però cosa riprendere e cosa lasciare escluso.
Il documentario svolge un importante ruolo didattico: può illustrare gli spettacoli della natura, far conoscere usi e costumi di paesi lontani (basti pensare ai film etnografici di Jean Rouch girati in Africa), dare informazioni su scoperte scientifiche o sull'arte.
In base ai diversi temi affrontati, negli anni il documentario ha assunto caratteristiche e obiettivi differenti. Alla fine della Seconda guerra mondiale rappresentò un prezioso strumento per far conoscere gli orrori provocati dal conflitto: tra gli esempi più alti Notte e nebbia (1955) di Alain Resnais, toccante documento sulle atrocità dei campi di sterminio nazisti. In ambito del tutto diverso, dalla fine degli anni Quaranta si diffusero i documentari sulla natura diretti da James Algar e prodotti dalla Walt Disney. Il primo è L'isola delle foche (1948), in cui suggestive riprese fotografiche del Mare di Bering mostrano le abitudini riproduttive delle foche. Ne seguirono molti altri, tra cui Il paese degli orsi (1953), Il leone africano (1955), Il giaguaro della giungla (1960).
Negli anni Cinquanta e Sessanta si consolidò il documentario-inchiesta e si affermò quello politico per denunciare le ingiustizie in ogni parte del mondo e documentare le forme di protesta: per esempio le manifestazioni contro la guerra in Vietnam. Tra i grandi autori vanno ricordati Joris Ivens, Chris Marker, Robert Kramer.
A partire dagli anni Settanta si sono moltiplicate le tipologie di documentario, grazie anche al perfezionamento di tecniche sofisticate e attrezzature più leggere, con nuove tendenze legate alla personalità e alla formazione dei vari autori. E parallelamente allo sviluppo di una realtà sempre più complessa, nei cui confronti il documentario si conferma importante momento di analisi e riflessione.