doga
Il termine, col senso proprio di " striscia di legno " che compone il corpo di vasi rotondi come il tino, la botte, il barile, lo staio e simili, compare solo in Pg XII 105 le scalee che si fero ad etade / ch'era sicuro il quaderno e la doga, in un verso assai oscuro in cui sono contenute allusioni a fatti della cronaca nera contemporanea al poeta, posti in evidenza mediante gli oggetti che furono instrumenta sceleris. Il passo risultava difficile anche ai commentatori antichi che ci hanno lasciata ampia esegesi in proposito. Nel Buti leggiamo: " Al tempo dell'autore, occorse, secondo che abbo sentito dire, che fu commessa falsità in due cose; cioè in un libro o di mercanzia o di notaria, tramutato e cambiato carte del quaderno; et a lo staio, o vero quarta, fu cavata, o vero sciemata la doga del legname, perché tenesse meno ". Mentre per il primo fatto siamo informati dal Compagni (Cron. I 19), per il secondo, che sdegnò particolarmente D. (cfr. Pd XVI 105 quei ch'arrossan per lo staio) abbiamo una lucida testimonianza nell'Anonimo Fiorentino: " Era usanza di mensurare il sale e altre cose con stara fatte a doghe di legname come bigonciuoli. Un cittadino della famiglia dei Chiaramontesi fu camerlingo a dare il sale; appresso, questi, quando il ricevea dal Comune, il riceveva collo staio diritto; quando il dava al popolo, ne trasse una doga picciola dello staio, onde grossamente ne venia a guadagnare ". Uguale versione del peculato leggiamo nell'Ottimo: " Essendo un ser Durante de' Chermontesi Doganieri e Camarlingo della Camera del sale del Comune di Firenze; trasse il detto ser Durante una doga dello staio, applicando a sé tutto il sale, ovvero pecunia che di detto avanzamento perveniva ". Una singolare esegesi del termine troviamo nel Daniello che contamina i due distinti episodi del quaderno e della doga:
" Fu falsificato il libro de' conti del pubblico, e trattone fuori una doga, conciosia che i libri in que' tempi non si facevano di carta ma di tavole ".
Il Pézard (p. 1495-1496) propone a Pd XV 101 (non gonne contigiate) la lettura " non dove contigiate ", in cui dove sarebbe forma dialettale " plutôt lucquoise que fiorentine " per doghe.
Bibl. - A. Vital, Per le scalee che si fero ad etade, in Raccolta di studi dedicati a F. Flamini, Pisa 1918, 393-401.