DOGANELLA
Località nel comune di Orbetello (Grosseto), sede di un vasto abitato etrusco segnalato da A. François nel 1824 e messo in luce nel 1842 durante i lavori di costruzione della strada da Magliano alle saline di Bocca d'Albegna. Dei resti antichi, inizialmente identificati con Vetulonia (Dennis, 18782), si persero in seguito le tracce. Una sfinge funeraria di tufo, attribuibile alla produzione vulcente della metà del VI sec. a.C., era l'unico documento pervenutoci dalla zona.
Sull'identificazione e sulla precisa localizzazione del sito si è a lungo dibattuto sulla base delle fonti antiche e degli scarsi dati disponibili, con soluzioni che individuavano l'abitato di Kalousion (Pol., II, 25, 1-3) o Clusium (Verg., Aen., X, 166-184) nel territorio della bassa valle dell'Albegna. Attualmente è stato riproposto il nome della Kalousion polibiana, presso cui si svolse nel 225 a.C. la battaglia fra Galli e Romani. Tale ipotesi è fondata, oltre che su dati topografici, sull'evidenza del permanere nel nome della radice di *Caletra, centro etrusco scomparso prima della nascita dell'abitato di D., che in età romana designava (ager caletranus) il territorio della valle dell'Albegna.
La riscoperta del centro antico risale al 1979; campagne di scavo sistematiche hanno consentito di mettere in luce un complesso di vani relativi a due isolati, organizzati ai lati di una strada selciata a ciottoli direttamente allettati sull'argilla. Altre strade simili sono state parzialmente individuate in seguito ad arature e sembrano indicare, almeno nell'ultima fase dell'abitato, un'organizzazione urbanistica per strigas su base ortogonale.
Le fasi a tutt'oggi individuate sono quattro, caratterizzate, tranne la prima, da particolarità nella tecnica degli zoccoli in muratura, che costituivano la base di alzati in mattoni crudi andati completamente distrutti: la I fase è databile verso la fine del VII-inizio VI sec. a.C.; la II è compresa tra il pieno VI sec. e l'inizio del V; la III va dal V sec. avanzato, all'inizio del IV; la IV, datata fra l'inizio del IV e l'inizio del III sec. a.C., corrisponde al periodo finale e maggiormente documentato dalle strutture conservate. Essa è sigillata da uno spesso e omogeneo strato di distruzione già testimoniato nel 1842 e databile all'inizio del III sec. a.C., da porre in relazione, come negli abitati di Saturnia e del Ghiaccioforte, alla caduta di Vulci a opera di Tiberio Coruncanio nel 280 a.C. e alla conseguente conquista dei centri minori del suo territorio.
Grazie alla fotografia aerea è oggi parzialmente identificabile il tracciato delle mura di cinta: lunghe c.a 7 km, sono risultate, sulla base di alcuni saggi di scavo, larghe m 1,20 e conservate esclusivamente nello zoccolo. L'alzato doveva essere di calcare friabile e, almeno in parte, di mattoni crudi, a causa della carenza di materiale lapideo nella zona. Come risulta anche dalla ricognizione sul terreno, l'area entro le mura non doveva essere completamente urbanizzata, ma comprendeva zone libere da costruzioni. Il rinvenimento di scorie di fusione metalliche e ceramiche e di una gran quantità di pesi da telaio fittili sembra attestare la presenza anche di attività industriali e artigianali. L'apparente spopolamento, più volte evidenziato, della campagna nella bassa valle dell'Albegna a partire dalla seconda metà del VI sec. a.C. e per tutta l'età classica è oggi spiegabile in larga misura con il rapido sviluppo del centro di D., a carattere essenzialmente agricolo e «coloniale».
Fra i materiali rinvenuti si segnala, assieme a numerosi frammenti di ceramica a figure rosse e a vernice nera attica di pieno V sec., una gran quantità di ceramica d'uso e a vernice nera di produzione locale, quest'ultima in forme assai antiche. Molto frequente, e comune a tutta la valle dell'Albegna durante il IV e agli inizi del III sec. a.C., è inoltre un tipo di vasellame in bucchero grigio chiaro che, in forme semplificate e appesantite, sembra direttamente derivato dalle produzioni etrusche di età tardoarcaica.
Bibl.: E. Repetti, in Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana, Supplemento, Firenze 1845, p. 133; A. François, Scoperta della necropoli di Roselle, Talamone e Cosa, in Bullettino dell'Istituto di Corrispondenza Archeologica, 1851, p. 6 s.; G. Dennis, The Cities and Cemeteries of Etruria, Londra 18782, p. 262 s.; D. Anziani, Cosa, Portus Cosanus, Portus Herculis, Succosa, Orbetello dans l'antiquité, in MEFRA, XXX, 1910, p. 373 ss.; A. Minto, Marsiliana d'Albegna, Firenze 1921, p. 6; L. Pareti, Maremma, I, 1924, p. 1 ss.; id., Per la storia degli Etruschi, I. Clusini Veteres e Clusini Novi, II. Mastama, Porsenna e Servio Tullio, in StEtr, V, 1931, p. 148 ss.; M. Santangelo, L'antiquarium di Orbetello, Roma 1954, p. 11 ss.; A. Hus, Recherches sur la statuaire en pierre étrusque archaïque, Parigi 1961, p. 53; P. Sommella, Antichi campi dì battaglia in Italia, Roma 1967, p. 12 ss.; M. Cristofani, Città e campagna nell'Etruria settentrionale, Arezzo 1976, p. 29; id., Problemi poleografici dell'agro cosano e caletrano in età arcaica, in La civiltà arcaica di Vulci e la sua espansione. Atti del X Convegno di Studi Etruschi ed Italici, Grosseto-Roselle-Vulci 1975, Firenze 1977, p. 235 ss.; A. Hus, La statuaire en pierre archaïque de Vulci (Travaux et découvertes de 1961 à 1975), ibid., p. 31 ss.; M. Michelucci, Loc. Doganella (Scavi e scoperte), in StEtr, XLVIII, 1980, p. 554; id., La valle dell'Albegna, in M. Cristofani (ed.), Gli Etruschi in Maremma, Milano 1981, p. 101 ss.; id., Doganella (Scavi e scoperte), in StEtr, LI, 1983, p. 448 ss.; AA.VV., Ricognizione archeologica nell'ager cosanus e nella Valle dell'Albegna. Rapporto preliminare 1982-83, in AMediev, X, 1983, p. 439 ss.; M. Michelucci, Caletra, Καλουσιον, Heba, in Studi di antichità in onore di G. Maetzke, ii, Roma 1984, p. 377 ss.; id., La bassa e media valle dell'Albegna. Heba, Doganella, Kalousion, in a. Carandini (ed.), La romanizzazione dell'Etruria. Il territorio di Vulci (cat.), Milano 1985, p. Ilo ss.; L. Walker, Un esperimento di ricognizione urbana, ibid., p. 114; G. Colonna, Urbanistica e architettura, in G. Pugliese Carratelli (ed.), Rasenna. Storia e civiltà degli Etruschi, Milano 1986, p. 462; M. Michelucci, Doganella (Scavi e scoperte), in StEtr, LV, 1987-88, pp. 480-481; L. Donati, Le tombe da Saturnia nel Museo Archeologico di Firenze, Firenze 1989, p. 205; M. Michelucci, Orbetello: Doganella (Notiziario), in Studi e Materiali. Scienza dell'Antichità in Toscana, VI, 1991, p. 349 ss.