DOLCINO
. Fra. Capo della setta degli Apostolici (v.) dopo la morte sul rogo del Segarelli (1300). Nacque ad Ossola (Novara) nella seconda metà del sec. XIII. Alla testa di parecchie migliaia di seguaci, egli resistette con le armi alle persecuzioni dei vescovi di Novara e di Vercelli, finché la crociata bandita contro di lui nel 1306 da Clemente V lo costrinse a rifugiarsi con i suoi fedeli tra i monti vicini. Nonostante alcuni successi iniziali, l'esercito apostolico venne infine sbaragliato e distrutto e fra D., preso e giudicato, perì sul rogo il 1° giugno 1307. È ricordato da Dante (Inf., XXVIII, 55-60).
Le sue concezioni cì sono note attraverso le lettere che egli indirizzava ai suoi fedeli e alla vera Chiesa di Cristo, preannunciando i futuri destini della cristianità. Due delle tre lettere di cui conosciamo l'esistenza sono conservate quasi per intero. Nella prima (agosto del 1300), scritta dopo la morte del Segarelli, fra Dolcino enumera le rivelazioni ricevute e deplora le persecuzioni dei chierici. Non senza influsso della tradizione gioachimita, egli distingue quattro fasi nella vita della cristianità: prima, l'epoca del Padre e dell'Antico Testamento, in cui il matrimonio è un'opera buona; seconda, l'epoca della salvezza operata da Cristo e proseguita dai suoi seguaci, in cui la verginità ebbe maggior valore che il matrimonio; terza, l'epoca della degenerazione, al tempo di papa Silvestro e dell'imperatore Costantino. All'intiepidirsi della fede e della carità avevano reagito San Benedetto, San Francesco e San Domenico, ma per poco tempo, onde Dio aveva, nella quarta epoca, inviato il Segarelli a rinnovare la vita apostolica della Chiesa. Quest'ultima epoca si sarebbe chiusa con la fine del mondo. La seconda parte della lettera presenta, pur sotto il velo delle profezie, un contenuto singolarmente politico. Fra Dolcino annunzia che, entro il triennio, Federico d'Aragona, re di Sicilia, sarà eletto imperatore e creerà nuovi re e combatterà contro Bonifazio VIII che sarà da lui sterminato. Allora sarà la pace in seno alla cristianità, su cui regnerà un papa non eletto dai cardinali, ma inviato da Dio, il quale con l'aiuto degli ordini apostolici farà trionfare lo spirito di Dio, finché non sarà venuto l'Anticristo. Trascorsi i tre anni senza che tali profezie si fossero realizzate, fra Dolcino riprende, in un'altra lettera del dicembre del 1303, le sue predizioni, affermandone il prossimo adempimento.
Fonti: Historia fr. Dulcini haer. e additamentum, ecc., in Muratori, R. I. SS., IX, 423 segg., Bernardo Gui, Practica inquis. haer. pravit., ed. Donay, Parigi 1886, p. 340 segg.; Tolomeo da Lucca, Vita Clem. V, in Baluze, Vita pap. aven., Parigi 1693, I, 27, 605.
Bibl.: F. C. Schlosser, Abälard und Dulcin, Gotha 1807; C. Baggiolini, Dolcino e i Patareni, Novara 1838; I. Krone, Fra Dolcino und die Patarener, Lipsia 1844; L. Mariotti, A historical memoir of fra Dolcino and his times ecc., Londra 1853; F. Tocco, Gli Apostolici e fra D., in Arch. Stor. Ital., XIX (1896), p. 241 segg.; O. Begani, Fra D. nella storia e nella tradiz., Milano 1901; G. Volpe, Movimenti religiosi e sette ereticali nel Medioevo, Firenze 1923; A. Aspesi, L'Angelo di Tiatira, Torino 1931.