dolente
Attestato solo in poesia, l'aggettivo ha, nella Commedia, la prerogativa di sviluppare la propria efficacia qualificativa, pur nella varietà delle accezioni, in costante rapporto con l'ambiente infernale, nel senso che, se ogni adozione ha la sua particolare giustificazione, è poi attiva anche a vantaggio dell'atmosfera generale della cantica, cui richiama situazioni e personaggi; pertanto sono d., ossia " dolorosi ", i luoghi del mondo infernale (If III 1 Per me si va ne la città dolente, VI 46 sì dolente / loco, VII 17 la dolente ripa, VIII 120 le dolenti case, IX 32 la città dolente, XXVIII 40 la dolente strada, Pg VII 22 i cerchi del dolente regno), per significare che come ogni spirito ha la sua propria sofferenza, così la sua collocazione nel mondo ultraterreno rappresenta una collocazione nell'eterno che ha l'unica dimensione del dolore. E secondo una tale unità dell'ordine fisico e di quello metafisico, sono d., ossia " doloranti ", gli spiriti (If I 116 vedrai li antichi spiriti dolenti, XXI 135, XXXII 35, XXXIV 57), le loro membra (If XIII 129 poi sen portar quelle membra dolenti), note (V 25 Or incomincian le dolenti note), sospiri (IX 126 si fan sentir coi sospiri dolenti).
Estranee a questo rapporto ambientale sono le rimanenti attestazioni della Commedia, non meno espressive, come in Pg XII 37 O Nïobè, con che occhi dolenti / vedea io te segnata in su la strada, dove la fonte ovidiana (Met. VI 301-305) è totalmente rinnovata nella concisione drammatica degli occhi dolenti aperti sui figliuoli spenti; VI 2 colui che perde si riman dolente, in cui l'aggettivo sintetizza la complessa psicologia del perditore; XV 91 Ecco, dolenti, lo tuo padre e io / ti cercavamo, traduzione letterale della Vulgata (Luc. 2, 48); XVIII 120 lo 'mperio del buon Barbarossa, / di cui dolente ancor Milan ragiona, in cui l'allusione può rivolgersi tanto alla distruzione subita (come in Pd VI 75), quanto al Barbarossa che la ordinò; mentre in If XXVIII 9 si specifica sia il motivo del dolore che i responsabili di esso: la gente / che... fu del suo sangue dolente / per li Troiani e per la lunga guerra.
Nella Vita Nuova d. appare per la prima volta nel capoverso della ‛ cattivella canzone ' che reca l'annunzio della morte di Beatrice, Li occhi dolenti per pietà del core (XXXI 8 1, già citata al § 1) e quindi, in costante riferimento a quell'avvenimento, ritorna come attributo di Amore (XXXI 9 14) e delle altre figurazioni tradizionali, come in XXXII 6 13 in persona de l'anima dolente; XXXIII 5 3, XXXIV 9 8, XXXVI 4 6, XL 9 6, XLI 12 11. Alla medesima radice stilnovistica possono riferirsi le attestazioni di Rime LI 11 onde dolenti / son li miei spirti, LXVI 3, Rime dubbie XV 6 e XVII 9, nelle quali forse il convenzionalismo è più scoperto, e quelle, più convincenti, di Rime LXXXIV 10 ma gite a torno in abito dolente (il cui contesto ha espliciti legami con rime dolorose), di CIV 9 Ciascuna par dolente e sbigottita / come persona discacciata e stanca, e di Cv II Voi che 'ntendendo 14 (ripreso in IX 1).
Ha valore sostantivo, di " sciagurato ", in Fiore CXXXIX 13 ché noi sì l'abbiam morto quel dolente; CLX 6, CLXVIII 13, CLXXVII 2 e CXCIII 6; significa " disgraziato " in If XXVII 121 Oh me dolente! come mi riscossi; Fiore CXXVI 14 Dolente è que' che cade a mie sentenze!, CLXXXI 4, CLXXXVI 10, e CXCII 1; " dispiaciuto ", in CXXVII 7 chéd i' sarei doman troppo dolente; " rammaricato ", in CLXXXIX 11 ma molto ne fia nel su' cuor dolente; il rammarico è anche pentimento, per la coscienza della propria responsabilità, in If XXII 145 Barbariccia, con li altri suoi dolente; ed è addirittura contrizione, in Pg XV 81 le cinque piaghe / che si richiudon per esser dolente, e XXXI 68. Così la locuzione ‛ far d. ' vale " far pentire ", in Fiore VI 14 I' ti farò dolente!, XIV 14, CLII 12 e CCX 14. Da ricordare infine, nel significato di " che dà dolore ", la variante l'ombra più dolente di Pg XXVI 7; cfr. Petrocchi, ad l.