ACCLAVIO, Domenico
Nato a Taranto nel 1762, studiò diritto a Napoli, dove si stabilì. Dopo la rivoluzione del 1799 venne inviato come visitatore economico nelle province e risulta che si attenne a moderazione. Con decreto del 13 nov. 1808 venne nominato membro del Tribunale di appello di Altamura, presso il quale raggiunse, nel 1810, il grado di procuratore generale. Durante questo periodo, in applicazione delle leggi eversive della feudalità del 1806, l'A. emanò una serie di rescritti cui molto deve la sua fama di giurista (la raccolta manoscritta è presso la Biblioteca civica di Taranto).
Nel 1811venne nominato intendente della provincia di Lecce, dove, nel proteggere il ceto piccolo-borghese ed artigiano, che nel Salento era più sviluppato, suscitò l'opposizione dei ceti possidenti, di cui si fece eco il generale F. Pignatelli Strongoli inviato nel 1812 in missione nel Leccese. Nel 1818 l'A. stese un rapporto, rimasto poi celebre, al ministro di Grazia e Giustizia e Culti sugli effetti negativi prodotti nell'opinione pubblica del Salento dal concordato con la S. Sede concluso in quell'anno. Successivamente, forse anche per effetto di tale rapporto, venne restituito alla magistratura e destinato nel 1819 alla Gran Corte civile di Trani. Il 10 dic. 1820, chiamato a succedere a Giuseppe Zurlo quale ministro dell'Interno, si rifiutò di abbandonare la sua carica: questo atteggiamento lo espose a critiche aspre, tra le quali quelle di Carlo Troya, in un articolo apparso nella Minerva Napolitana nel febbraio del 1821.
In precedenza, era stato nominato presidente della giunta preparatoria per le elezioni in Terra di Bari e, il 16 nov. 1821, incluso, per la provincia di Lecce, fra i proposti alla carica di consigliere di Stato. Passò quindi vicepresidente dell'Alta Corte di giustizia in Napoli per ritirarsi più tardi a vita privata. Morì a Portici il 1luglio 1828.
Fonti e Bibl.: Atti delle Assemblee costituzionali italiane, Atti del Parlamento delle Due Sicilie,I, p. 100; II, pp. 156, 439; IV, p. 1 V, 2, p. 416; P. Colletta, Storia del Reame di Napoli,a cura di N. Cortese, III, Napoli 1957, pp. 225, 275; A. Criscuolo, Don D. A.,in Rass. pugliese,VI (1889), pp. 22-23 (nota ripresa con lo stesso titolo in Rass. stor. salentina,IV, 1907, pp. 123-125); V. Fontanarosa, Il Parlamento nazionale napoletano per gli anni 1820 e 1821,Roma 1900, pp. 17; C. De Nicola, Diario napoletano (1798-1825),II, Napoli 1906, p. 435; G. De Napoli. Ricordando la Corte d'appello di Altamura nel primo centenario dell'abolizione,Roma 1919, pp. 22-23, 45-47; N. Cortese, Memorie di un generale della Repubblica e dell'Impero, Francesco Pignatelli principe di Strongoli,I, Bari 1927, p. XXVIII; W. Maturi, Il concordato del 1818 tra la S. Sede e le Due Sicilie,Firenze 1929, pp. 123-126, 162 (riporta per intero il Rapporto dell'Intendente di Terra d'Otranto,in precedenza sunteggiato da V. Zara, La Carboneria in Terra d'Otranto, 1820-1830,Torino 1913, pp. 21-22, e ricordato come anonimo da G. Bianco, La rivol. sicil. del 1820,Firenze 1905, pp. 10-11).