ADORNO, Domenico
Nato intorno al 1440 da Gregorio di Battista e da una Giustiniani, appartenente alla discendenza di Giacomo, ricoprì in Genova numerose cariche politiche pubbliche: anziano (1495, 1501, 1503, 1501), governatore della Maona di Scio (1499 e 1500) clavigero del S. Catino (1501), padre del Comune (1502), dell'Officio di Moneta (1504).
Eletto papa Giulio II, fu nella solenne ambasceria nominata il 20 nov. 1503, che col cancelliere B. Senarega doveva recarsi a Roma per congratularsi col nuovo papa savonese e chiedergli la conferma di antichi privilegi.
L'ambasceria, che ritardò la partenza forse per contese finanziarie col Comune, entrò in Roma solennemente il 25 febbr. 1504. Ammessa alla presenza del papa il 28 febbr., il 17 marzo ne ricevette la Rosa d'Oro e ritornò in Genova probabilmente il 21 maggio.
Nella situazione politica interna, che preludeva alla rivoluzione popolare di Paolo da Novi (1506-07), l'A. ebbe una posizione di rilievo. Il 27 giugno 1506 fu eletto tra i Dodici capitani del popolo a sostenere le ragioni popolari davanti al Clèves, luogotenente francese, e agli Anziani contro i nobili rappresentati da quattro deputati.
Aumentato in Genova il fermento, anche per l'urto tra gli Adorno e O. Fregoso, che patrocinava una spedizione contro Monaco, in casa dell'A. si raccolsero armi e materiali, mentre il luogotenente francese bandiva dalla città i capiparte della fazione Adorno (Girolamo Della Torre, Cristoforo Bertolotti, Ambrogio Connio). Inseritosi nella situazione il duca di Savoia Carlo III, preoccupato dell'impresa di Monaco, contro di lui i Genovesi chiesero l'appoggio del papa con una ambasceria, della quale fece parte anche l'A., deliberata nel novembre 1506, partita il 25 febbr. 1507. Caduto Paolo da Novi, l'A. fu tra coloro che vennero esclusi dalla grazia e banditi (maggio 1507); invano intercedette per lui lo stesso pontefice, per mezzo di Giovan Giordano Orsini.
Sposò una Giustiniani, dalla quale ebbe un figlio, Gabriele.
Il De Rossi (p. 43) asserisce che era ricordato assieme con il fratello Gregorio in un monumento marmoreo nella chiesa di S. Francesco D'Albaro in Genova portante la data del 1519.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Genova, Instruct. et relat.,filza 3-2707/c (1 febbr. 1504); ms. Franzone,I, p. 1232 (istruz. 16 febbr. 1507); Memoriale delle cosse accadute in la sublevacione degli populi de Genes,a cura di L. G. Pelissier, in Atti d. Soc. ligure di storia patria,XXIV (1894), pag. 536;M. Sanuto, I diari,V, Venezia 1881, pp. 935, 940, 1031; Bartholomaei Senaregae De rebus Genuensibus Commentaria,in Rer. Italic. Script.,2 ediz., XXIV, 8, a cura di E. Pandiani, pp. 96, 112; J. Burckardi Liber notarum, ibid.,2 ediz., XXXII, 1, a cura di E. Carusi, vol. II, pp. 434, 435; P. Litta, Fam. cel. ital., Adorno,tav. I; B. De Rossi, Istoria genealogica e cronologica delle due nobilissime case Adorna e Botta,Firenze 1719, pp. 43, 165;E. Pandiani, Un anno di storia genovese,in Atti d. Soc. ligure di storia patria,XXXVII (1905), pp. 177, 314, 360, 374, 408, 416, 530, 561; V. Vitale, Diplomatici e consoli della Repubblica di Genova, ibid.,LXIII (1934), p. 4.