MASSARUCCI, Domenico Alceo
– Nacque a Terni il 3 nov. 1832 dal conte Giuseppe, gonfaloniere della città dal 1846 al 1849, e da Paolina Canale, di antica e illustre famiglia nobile.
Compì i primi studi nel collegio della Sapienza di Perugia e nel 1849 con il consenso del padre, che, in qualità di gonfaloniere aveva espresso pieno sostegno alla Repubblica Romana, partì come volontario nel battaglione della guardia civica ternana. Partecipò così alla difesa di Roma distinguendosi in alcune operazioni militari, finché il 30 giugno di quell’anno, dopo la caduta della Repubblica, fece ritorno a Terni in pessime condizioni di salute.
Con la restaurazione del governo pontificio il M., sebbene amnistiato, fu sottoposto a costante controllo da parte delle autorità. Avvicinatosi a G. Mazzini, dopo il 1852 contribuì a promuoverne le idee a Terni e in Umbria, dando vita a organizzazioni democratiche clandestine che però subirono i colpi della repressione poliziesca e, nel volgere di pochi anni, furono ridotte all’inattività.
Nel 1858 il M., entrato in contatto con il partito filopiemontese umbro, fu tra i fondatori del comitato ternano della Società nazionale, che l’anno seguente si adoperò per reclutare giovani pronti a combattere per la causa italiana. Collocato su posizioni democratiche più avanzate rispetto a quelle del comitato di Perugia, nel settembre 1860 il comitato ternano compì una serie di azioni di sabotaggio per preparare l’ingresso dell’esercito piemontese nello Stato pontificio. Il M., alla testa di 400 giovani concittadini, si pose poi agli ordini del generale L. Masi, che guidava i volontari toscani. Si costituì così quel corpo dei Cacciatori del Tevere che, mentre i Piemontesi entravano in Umbria e nelle Marche, occupò Orvieto e marciò nel Viterbese. Di qui furono però costretti a ritirarsi, in seguito agli ordini ricevuti dal comandante dell’esercito regolare piemontese F. Brignone, entrato a Terni il 21 sett. 1860.
Dal settembre 1860 fino alla sua soppressione il M. fu al comando, col grado di maggiore, del battaglione dei volontari della guardia nazionale di Terni. Nel novembre 1860, inoltre, fu eletto consigliere municipale e da allora fino agli anni Novanta ricoprì importanti cariche nell’amministrazione comunale e nella neocostituita Provincia unica dell’Umbria con capoluogo Perugia.
Da consigliere provinciale fu tra i principali promotori della prosecuzione della strada della Valnerina fino a Terni. La strada consentiva il collegamento dell’area dove erano presenti le ingenti forze idrauliche del Nera e del Velino con il luogo dove sarebbero sorti gli impianti industriali di Terni.
In linea con le sue posizioni politiche, nel 1865 il M. risultava iscritto alla loggia massonica di rito scozzese Tacito che, fondata nel 1862, si caratterizzò per le sue posizioni democratiche e fortemente anticlericali. L’anno seguente, in occasione della guerra contro l’Austria, fu chiamato a guidare il battaglione della guardia nazionale mobile impegnata a controllare il confine con lo Stato pontificio, mentre nel 1867 fece parte del comitato diretto dal generale N. Fabrizi che fu incaricato di formare un corpo di volontari per la spedizione di Mentana. Sempre nel 1867 il M. presentò per la prima volta la sua candidatura alle elezioni per la Camera dei deputati. Sconfitto da M. Montecchi, poi dimessosi nel 1868, e ancora da S. Jacini, che nel 1870 rinunciò a sua volta alla carica dopo la nomina a senatore, nelle suppletive del 1870 il M. riuscì finalmente a essere eletto, primo ternano a entrare nel Parlamento nazionale. Rieletto nel novembre 1870, fu poi confermato senza interruzione alla Camera fino alla XIV legislatura (1880-82).
Con gli altri democratici umbri presenti in Parlamento il M. condivise, non senza contraddizioni, le posizioni più moderate della Sinistra che sarebbe salita al potere nel 1876. La marcata laicità dello Stato, la proposta del decentramento amministrativo e dell’alleggerimento delle imposte, l’impegno per la diffusione e gratuità dell’istruzione pubblica, per la libertà di stampa e di associazione, il rafforzamento dell’esercito e l’allargamento del suffragio furono le proposte ricorrenti dei democratici umbri.
In Parlamento il M. si impegnò molto anche a tutela degli interessi locali e fra il 1875 e il 1880, con continue interpellanze e interrogazioni ai vari ministri della Guerra, denunciò i ritardi burocratici nella costruzione a Terni della R. Fabbrica d’armi (Sulle condizioni della Fabbrica d’armi di Terni. Interrogazione… al ministro della Guerra fatta alla Camera dei deputati nella tornata del 24 giugno 1878, Roma 1878). Lo stabilimento, infatti, entrò in funzione soltanto nel 1881. Altrettanta energia il M. profuse nel Consiglio comunale e in quello provinciale per creare le premesse dell’industrializzazione dell’Umbria e del Ternano.
Dopo la breve esperienza del giornale L’Avvenire d’Italia, da lui fondato e diretto a Roma fra il 1878 e il 1879, il M., ormai riconosciuto come il principale mediatore tra le esigenze della città e il governo nazionale, nel 1887 e nel 1888, chiamato ad assumere le funzioni di sindaco di Terni, ebbe modo di dare concreta attuazione ai progetti di ammodernamento della struttura urbana e di adeguamento alle esigenze poste dallo sviluppo industriale della città.
Questa stava cambiando volto per l’avvio dell’attività della Società degli alti forni, fonderie e acciaierie di Terni e, in breve tempo, vide la propria popolazione raddoppiare ed emergere gravi problemi igienico-sanitari. Il M. fece predisporre un ambizioso piano di risanamento urbano, per la cui attuazione chiese ingenti finanziamenti allo Stato e l’applicazione alla città umbra della legge 15 genn. 1885 per il risanamento di Napoli. Il M. predispose una sorta di piano regolatore per l’ampliamento della città e la definizione di una nuova cinta urbana. Avviò la costruzione di nuove strade interne ed esterne al centro storico, la loro pavimentazione, la sistemazione della rete fognaria. Ma il progetto si rivelò troppo ambizioso e oneroso e portò infine alla caduta della giunta da lui guidata.
Seguirono anni difficili per il Municipio ternano, durante i quali si alternarono giunte democratiche e commissariamenti. Il M., nel frattempo definitivamente spostatosi su posizioni monarchico liberali e divenuto presidente del Consorzio fra i comuni dell’Umbria per la costruzione della ferrovia Chiento-Nerina, nel luglio 1892, dopo che il suo gruppo ebbe vinto le elezioni comunali, accettò nuovamente la carica di sindaco. In tale veste tentò di ammodernare la macchina amministrativa municipale, iniziò il risanamento finanziario del Comune e cercò di affrontare la crisi economica che aveva investito la città in conseguenza delle difficoltà incontrate dalle industrie locali. Nel novembre 1894, venuta meno la maggioranza che lo sosteneva, fu però costretto alle dimissioni.
Nel frattempo, il 10 ott. 1892, la sua fedeltà alla monarchia sabauda era stata premiata con la nomina a senatore del Regno. Nel dicembre 1893, inoltre, era stato eletto presidente della Società centrale dei veterani delle patrie battaglie in Roma, e nel giugno 1894 era stato insignito con il titolo di commendatore nell’Ordine della Corona d’Italia.
Ritiratosi progressivamente dalla vita politica attiva, il M. morì a Roma il 19 genn. 1923.
Del M. si ricorda la raccolta di Lettere aperte ai miei concittadini, Terni 1889.
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