FERRARI, Domenico Antonio
Nacque a Napoli probabilmente nel 1685; si sa molto poco della giovinezza e dei suoi studi nella città d'origine. Pare che avesse esercitato l'attività forense con una certa fortuna.
Decisivo Per le sue vicende fu l'incontro avvenuto a Napoli con Thomas Hobart. La frequentazione del colto gentiluomo inglese lo portò a riflettere su varie questioni spirituali e lo orientò verso la religione anglicana. Il distacco dalla fede cattolica era sicuramente già avvenuto allorché nel febbraio 1709 giunse a Ginevra, dove si fece conoscere dalla Chambre des prosélytes, davanti alla quale dichiarò la sua intenzione di recarsi in Inghilterra e ivi abiurare la fede cattolica. Nella stessa occasione esprimeva il desiderio di raggiungere l'Inghilterra. Grazie all'aiuto dello Hobart, che procurò anche mezzi finanziari e lettere di presentazione autorevoli, giunse in Inghilterra nel maggio o nel giugno 1709. Nel suo accurato studio Vinay riproduce il testo dell'abiura pronunciato dal F. il 10 giugno 1709 nella cappella di Fulham palace, residenza del vescovo di Londra H. Compton (p. 600).
In qualità di precettore e bibliotecario, con uno stipendio annuo di 100 sterline, il F. visse prevalentemente a Holkham (dove si trovava come istitutore anche Hobart), nella bella dimora di sir Thomas Coke, in un ambiente liberale caratterizzato da forti legami con l'Italia.
Nel 1710 troviamo il F. nei ruoli dell'università di Cambridge, al St. John's College, quale dottore in legge. Nell'estate di quello stesso anno giunsero a Cambridge gli eruditi e bibliofili Zacharias Conrad von Uffenbach e suo fratello Johann Friedrich ed il F. fece visitare ai due ospiti tedeschi biblioteche e colleges. Di questo breve tour, durato un paio di settimane, si conoscono varie circostanze grazie a una relazione di Z. C. Uffenbach (Vinay, p. 604).
Fu in amichevole relazione con Thomas Baker, autore di una storia del St. John's College di Cambridge, che si occupò anche del riformatore del Cinquecento P. Bizzarri, esiliato in Inghilterra ed integrato nel St. John's College col riconoscimento degli studi compiuti in patria, tutte situazioni analoghe a quelle del Ferrari. Infatti Baker, in un carteggio a questo proposito con lo storico J. Strype, parlava di un gentiluomo italiano, il F. appunto, interessato alle vicende della Chiesa italiana in Inghilterra ed altrove. La storia del College scritta da Baker fu poi conservata nel British Museum ed il F. ne fece una copia di suo pugno, che, confrontata con l'originale, servì per la stampa, avvenuta solo nella seconda metà del sec. XIX.
Più di un cenno merita la biblioteca dei F., nella quale figurano opere di P. P. Vergerio, B. Ochino, M. Serveto, G. Bruno. Di particolare interesse è un manoscritto donato nel 1716 da John Campbell al F., IlGiornale del Concilio di Trento, di F. Musotti, segretario del card. G. Seripando, comprendente un carteggio del card. Borromeo con i suoi legati. Infatti si sa che il F. possedeva molto materiale sul concilio di Trento destinato ad uno studio di cui però non abbiamo notizia. Tra i volumi donati alla Biblioteca del St. John's College di Cambridge il più prezioso è una copia del Beneficio di Cristo, nell'edizione veneta del 1543, l'opera di ispirazione calvinista assai diffusa tra i riformatori dei Cinquecento e tanto presa di mira dall'Inquisizione da diventare rarissima.
Il F. aveva anche notevoli conoscenze di filologia classica tanto che un'edizione del Lessico d'Esichio d'Alessandria con suoi emendamenti filologici fu notata da Ch. Babington nel XIX secolo.
Il F. morì di calcolosi il 21maggio 1744 nella casa londinese dei Coke a Great Russell street, nei pressi dell'attuale sede del British Museum.
Fonti e Bibl.: V. Vinay, D. A. F., bibliofilo napoletano in Inghilterra nella prima metà del XVIII sec., in Studi di letter. storia e filos. in on. di B. Revel, Firenze 1965, pp. 597-615. Alle puntuali notizie bibliografiche sul Beneficio di Cristo, riportate da Vinay (p. 614, n. 1), si può aggiungere l'articolo di T. Bozza, Come ho scoperto il manoscritto del Beneficio di Cristo, in Il Bibliotecario, III (1985), pp. 31 ss.