BARBERIS, Domenico
Nato a Torino il 28 ag. 1799, e laureatovisi in giurisprudenza, entrò nel 1821 nella carriera statale, impiegandosi presso l'intendenza di Alessandria. Percorsi rapidamente vari gradi della carriera, nel 1833 era già sottocapo di divisione presso l'intendenza di Torino, dove strinse rapporti di amicizia con il Gioberti. Sebbene di sentimenti liberali, non risulta abbia preso parte ai moti del 1821- Appartenne alla massoneria, dalla quale si staccò nel 1831 per aderire alla Giovine Italia: con G. Scovazzi e V. Uberti, fece parte della giunta centrale mazziniana in Torino. Avendo il Mazzini stabilito che una insurrezione generale avesse luogo negli Stati sardi tra il maggio e il luglio 1833, il B., e con lui la maggior parte dei membri della giunta di Torino, ritenne tale data prematura, giudicando erroneo stringere eccessivamente i tempi; tale dissidio rimase soltanto teorico, poiché la scoperta dei complotto mazziniano ne rese impossibile l'attuazione. Il B. fu arrestato per le delazioni di G. Re e di P. Pianavia Vivaldi, ambedue in contatto con lui da tempo.
Il Re infatti aveva conosciuto il B. già nel 1831, a Genova, dove gli era stato presentato dal libraio A. Doria. Sia il Re sia il Pianavia confermarono che il B. era stato, insieme con P. Berghini e V. Ugoni, il capo e il coordinatore dei cospiratori mazziniani di Torino, che si riunivano spesso in casa sua.
Spiccato il mandato d'arresto il 19 giugno 1833, il B., previamente avvertito, riuscì a porsi in salvo. Accusato di alto tradimento, venne condannato a morte in contumacia dal Consiglio divisionario di Alessandria il 26 ott. 1833 insieme con G. Mazzini e P. Berghini. Rifugiatosi a Lione, il B. si impiegò presso una casa di commercio, mantenendo vivi i contatti con il Mazzini attraverso G. Lamberti.
In un primo momento parve che il B. pur continuando ad aderire agli ideali della 'diovine Italia, non volesse sentirsi legato all'associazione. In seguito però vi rientrò sotto, il falso nome di Della Porta, prendendovi il posto di P. Fontana Rava, con cui era in contatto e che era rientrato in Piemonte. Da Lione svolse una vastissima attività per diffondere le idee mazziniane: nel 1843 risulta capo della Giovine Italia in quella città. In questo periodo il B., pur dichiarandosi personalmente pronto a qualsiasi impresa insurrezionale, giudicava intempestivi i tentativi del Mazzini: gli sembrava infatti che solo un generale movimento rivoluzionario potesse determinare un reale rinnovamento in Italia. L'elezione al soglio pontfflcio, nel 1846, di Pio IX, che sollevò tante speranze, lo lasciò del tutto indifferente, e quando più tardi i principi italiani cominciarono a concedere le costituzioni il B. non nascose il proprio disappunto, ritenendo che ciò potesse affievolire la tensione rivoluzionaria.
Concessa da Carlo Alberto l'amnistia, il B. tornò in Italia, giungendo a Torino l'8 maggio 1848. Per intervento dell'amico Berghini presso il ministro Vincenzo Ricci, venne reintegrato nei ruoli dello Stato, e il Ricci gli offrì l'íncarico di vice intendente generale di polizia presso il ministero degli Interni: sebbene riluttante, egli finì con l'accettare. Pur non abbandonando i suoi ideali repubblicani e rivoluzionari il B. condivise, nel 1848, le speranze di quanti confidavano nel Piemonte monarchico: aveva mutato parere anche su Pio IX e auspicava che lo stesso Mazzini, abbandonata la pregiudiziale repubblicana e tolta quindi forza alle velleità indipendentistiche e repubblicane di Milano e di Venezia, facesse "per un momento convergere le sue opinioni a pro, della santa causa" (lettera al Berghini, in A. Neri, p. 945). Nell'ottobre 1848, mal sopportando l'ambiente in cui lavorava, il B. ottenne di lasciare la carica di sotto-intendente di polizia per quella di capo di segreteria. Promosso nel 1853 caposezione e nel 1860 capodivisione, venne collocato a riposo nel febbraio del 1863.
Morì a Torino il 16 dic. 1866.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Processi politici 1833, cartella VII; V. Gioberti, Ricordi biografici e carteggio, a cura di G. Massari, I, Torino i 860, p. 249; M. Lupo Gentile, Il díario Politico di D. B. e Francesco Cattaneo,in Riv. d'Italia, XIV,1 (1911), pp. 322-351; Scritti editi ed inediti di G. Mazzini,ediz. naz., XXIV, pp. 60, 98, 238, 276; XXVII, p. 173; Appendice agli scritti editi ed inediti di G. Mazzini. Protocollo della Giovine Italia,I-IV, cfr. Indice; V. Gioberti, Epistolario, ediz. naz., a cura di G. Gentile e G. Balsamo Crivelli, II, pp. 190-194, 304; A. Neri, Un condannato del 1833, in Riv. stor. d. Risorgimento ital., III (1898), pp. 895 -964; A. Luzio, Mazzini carbonaro,Torino 1920, p. 475; Id., Carlo Alberto e Mazzini,Torino 1923, p. 194; E. Passamonti, Nuova luce sui processi del 1833 in Piemonte,Firenze 1930, passim.