BARLACHIA (Barlacchia, Barlacchi), Domenico
Visse nella prima metà del sec. XVI a Firenze ove svolse l'attività di pubblico banditore, ma soprattutto quella più spigliata e non meno impegnativa di arguto e vivace animatore di allegre brigate (Barlacchio nel significato di "sciocco" fa pensare a un soprannome scherzosamente affibbiatogli dai Fiorentini).
Amabile conversatore e ancor più ricercato commensale, fu tra i primi soci di una singolare accademia, chiamata compagnia della "Cazzuola" (per uno scherzo perpetrato ai danni di un socio, al quale si presentò una cazzuola di calce facendola passare per ricotta), di cui facevano parte letterati come Iacopo da Bientina e Battista dell'Ottonaio e dove il B. poté maturare le sue prime esperienze di attore nella recita delle commedie che vennero rappresentate dall'accademia: Calandria del Bibbiena, Suppositi e Cassaria dell'Ariosto, Clizia e Mandragola dei Machiavelli, La Fortuna del Bientina, L'ingratitudine dell'Ottonaio.
Fosse fama di attore o piuttosto certa scaltrezza innata che sfruttava a meraviglia in un momento politico assai delicato, fatto sta che intorno al 1529 il B. doveva aver saputo conquistarsi un posto di rilievo nell'ambito della vita cittadina, se Filippo Strozzi, un suo abituale anfìtrione, poteva indirizzargli quattro sonetti ove scherzosamente rinfacciava l'alterigia dell'umile personaggio: "Che vorresti, Bariacchi, il baldacchino?". E Donato Giannotti ne Il Vecchio Amoroso non esitava a considerare il B. come "zucchero alle vivande".
Ma il nome del B. entra nella storia del teatro per un motivo ben più importante: nel 1548, in occasione dei festeggiamenti in onore di Enrico II, che si svolsero a Lione, insieme a una compagnia di Fiorentini mise in scena la Calandra del Bibbiena, inaugurando così la gloriosa tradizione dei comici italiani in Francia.
Lo spettacolo ebbe tale successo da dover essere replicato, per generale richiesta, e anche alla seconda rappresentazione intervenne il re, non annunciato, che alla fine della recita "fece donare alli strioni cinquecento scudi d'oro, et la regina trecento, di modo che il Barlacchi et li altri strioni... se ne tornarono con una borsa piena di scudi per ciascuno" (cfr. La magnifica et triumphale entrata ... ).
A testimonianza della vena ironica e talvolta felicemente umoristica del B. resta una raccolta di motti e scherzi che si legge in Novelle, facetie, motti et burle di diversi autori, riformate e corrette,Verona s. d. [ma 15511, pp. 90-101.
Un problema rimasto insoluto è quello che lega il nome del B. a quello del MachiaveW, che sembra annoverasse il banditore fra i suoi ospiti più assidui: si tratta della nota controversia a proposito dell'anomina Commedia in versi,che il Machiavelli siglò con la frase "Ego Barlachia recensui", e della quale è stata attribuita la paternità allo Strozzi.
Si ignora l'anno in cui avvenne la morte del Barlachia.
Fonti e Bibl.: La magnifica et triumphale entrata del Christianiss. Re di Francia Henrico secondo...,Lyone 1549; Il Consiglio villanesco, mascherata sopra tutte le arti composta dal Desioso deìla Congrega degl'Insipidi di Siena, Siena 1583; D. Giannotti, Il vecchio amoroso,in Opere politiche e letterarie,a cura di F. L. Polidori, Firenze 1850, DI). 234 s.; G. Vasari, Le vite..., a cura di G. Milanesi, VI, Firenze 1881, p. 613; P. Ferrieri, Studi di storia e critica letteraria, Milano 1892, pp. 224-228; L. Rasi, I comici, italiani, I, Firenze 1897, pp. 247-276; A. Solerti, La rappresentazione della Calandria a Lione nel 1548, in Raccolta di studi critici dedicata ad A.D'Ancona, Firenze 1901, pp. 698 s.; A. Salza, D. B. araldo, attore e scapigliato fiorentino del sec. XVI, in Rass. bibliogr. d. letter. ital., IX (1901), pp. 2733; F. Pintor, "Ego Barlachia recensui", in Giorn. stor. d. letter. ital., XXXIX (1902), pp. 103-106; Un istrione fiorentino del Cinquecento, in Il Marzocco, 18 febbr. 1923; Encicl. dello spettacolo, I, con. 1515 s.