BASILE, Domenico
Nacque e visse probabilmente a Napoli nella prima metà del sec. XVII. È noto per aver pubblicato una versione in dialetto napoletano del Pastor fido di Battista Guarini: Il "Pastor fido" in lingua napoletana (Napoli 1628, rist. 1785).
Modesto poeta, il B. non ha mai interessato i memorialisti e i biografi, e non abbiamo quindi notizie sulla sua vita. Anche il Mazzuchelli, che registra un "Basile Domenico Antonio di Taranto, carmelitano, maestro di sacra teologia, morto in sua patria a' 30 agosto 1670", al quale attribuisce anche "la traduzione del Pastor fido del Guarini in dialetto napoletano", è tratto evidentemente in inganno dall'omonimia tra il poeta partenopeo e il frate pugliese autore di Collectanea compositionum ad festivitatem S. Mariae Magdalenae de Pazzis: ché, osserva giustamente il Martorana, se fossero stati la stessa persona, l'autore del "Pastor fido" in lingua napoletana "nello stampare la sua opera ci avrebbe aggiunto il secondo nome di Antonio, usatissimo in que' tempi" (Notizie, p. 23).
A parte la data della prima edizione dell'operetta, l'unico elemento sicuro della sua vita è che fosse figlio di un certo Mattia, il quale premise all'edizione del Pastor fido ilmadrigale: "Canta, Basile figlio, / Che singhe beneditto a braccia stese: / Canta, ca sulo sì, no nc'è Cortese". Versi più volte ricordati e riprodotti dal Galiani, dal Martorana, dal Croce, ecc., come testimonianza sulla decadenza della letteratura dialettale napoletana - dopo la scomparsa di G. C. Cortese. Ricordiamo ancora che nella prima edizione del suo lavoro il B. annunciava pronte per la stampa le seguenti altre opere: Lo dottore a lo sproposeto, Lo spitale de li pazze, La casa de l'ignoranza, La defenzione de li poete napoletane contro Traiano Boccalini e Giulio Cesare Caporale 'nnanze ad Apollo: ma nessuna di queste ha mai visto la luce, o almeno non se ne ha notizia.
Benché ignorata dai contemporanei e severamente giudicata dai posteri ("Il travestimento del Pastor fido è poco felice e pecca sovente d'oscurità. Vi s'incontra ricchezza di frasi e vocaboli nostri, ma sconciamente impiegati", scrisse il Galiani in Del dialetto napoletano p. 230), l'opera del B. resta tuttavia il primo tentativo appena notevole di traduzioni di classici della letteratura italiana prima, e poi anche latina e greca, in dialetto napoletano. È infatti la sua opera che inaugura, per così dire, il nuovo genere letterario, che avrebbe poi trovato imprevedibile fortuna a Napoli sulla fine del sec. XVII e agli inizi del seguente, con Gabriele Fasano, traduttore in dialetto della Gerusalemme liberata, con Nicola Stigliola, traduttore dell'Eneide, con Francesco Oliva, traduttore dell'Aminta, con Niccolò Capasso, traduttore dei primi sei canti e parte del settimo dell'Iliade, e con altri.
Senza dubbio il B. non ha spiccate qualità di poeta né di traduttore. A parte certe contorsioni assurde dello stile e certe oscurità di lingua, la sua versione è troppo aderente al testo del Guarini (che segue verso per verso, fiducioso nella utilità della sua fatica) per poter raggiungere risultati notevoli. Essa avrebbe potuto trovare una sua giustificazione solo se fosse stata adattata alle particolari esigenze del dialetto, così da assorbirne l'immancabile colorito locale e sfruttarne pienamente tutte le possibilità espressive. Problema che lo stesso B., del resto, avvertì e cercò di risolvere spostando la scena a "Porchiano, luoco de Napole 'mmiezo a lo Pascone, justo comme Arcadia e li luoche suoje", dov'era in origine. Ma purtroppo l'esiguità delle forze non ha consentito al traduttore di andare oltre, e i personaggi restano figure ibride, che hanno perduto la cristallina purezza che avevano nell'originale, senza per questo assumere un volto nuovo, in armonia col costume napoletano che si è tentato di far loro indossare.
Bibl.: A parte G. M. Mazzuchelli (Gli Scrittri d'Italia, II, 1, Brescia 1758, p. 518), che incorse nell'errore di cui si è detto, il primo che abbia fermato l'attenzione sul B. fu F. Galiani nel trattato Del dialetto napoletano [Napoli 1789], a cura di F. Nicolini, Napoli 1923, pp. 170 s., 229 ss. e passim. Cfr. inoltre: P. Martorana, Notizie biogr. e bibliogr. degli scrittori del dialetto napoletano, Napoli 1874. pp. 23 s.; C. Minieri Riccio, Notizie biogr. e bibliogr. degli scrittori napoletani fioriti nel sec. XVII, Napoli 1877, p. 11; B. Croce, Saggi sulla letter. ital. del Seicento, II, Bari 1948, p. 41; E. Malato, La poesia dialettale napoletana. Testi e note, Napoli 1959, I, pp. 203 ss., 560 ss. e passim.