BERTI, Domenico
Nacque a Cumiana (Torino) il 17 dic. 1820 da Francesco e da Margherita Fontana e, dopo aver studiato nel collegio di Carmagnola, s'iscrisse all'università di Torino, maturando le prime esperienze culturali e politiche negli anni in cui ferveva in Piemonte il dibattito sulle riforme. Allievo in Carmagnola dei rosminiano G. A. Rayneri e in Torino di F. Aporti, divenne collaboratore delle riviste di L. Valerio (Letture popolari e Letture di famiglia), avvicinandosi gradatamente agli esponenti del moderatismo e del neoguelfismo subalpino. Assiduo frequentatore del salotto di P. Ornato e di altri circoli della capitale, strinse rapporti con C. Alfieri, C. Boncompagni, L. Cibrario, E. Ricotti.
Laureatosi in filosofia e filologia, il B. impegnò tutte le sue energie nella battaglia per il rinnovamento dei programmi e delle strutture scolastiche: ne era punto centrale un nuovo indirizzo nella formazione dei maestri elementari, necessaria premessa alla creazione di una scuola destinata all'educazione delle masse.
Istituita, nel 1844,presso l'università di Torino, la prima Scuola di metodo diretta dall'Aporti, il B. fu tra i primi allievi, conseguendovi il diploma nel 1846.Nel settembre dello stesso anno gli era affidato l'insegnamento di metodo nella scuola provinciale di Novara, e contemporaneamente diveniva ripetitore di filosofia nel Collegio delle provincie. Nel luglio 1847 fu assegnato alla scuola di metodo di Casale, mentre nell'ottobre ottenne l'incarico di metodo applicato all'istruzione elementare nell'università di Torino, che tenne per due anni: frutto delle sue lezioni fu l'opera Del metodo applicato all'insegnamento elementare, Torino 1849,in cui tesi fondamentale è che la mente dell'alunno deve essere guidata alla conquista di un proprio sapere, fondamento della coscienza nazionale.
Presente nella lotta politica, il B. partecipò ai dibattiti che precedettero la concessione dello Statuto, scontrandosi spesso con gli oratori del Circolo popolare di Torino; rimase tuttavia legato al gruppo democratico guidato da L. Valerio, tanto da respingere l'offerta fattagli dal conte di Cavour, tramite il Castelli, di far parte della redazione del Risorgimento. Anzi fuprima tra gli estensori del programma, e poi redattore della Concordia, il giornale fondato dal Valerio ai primi del '48. Costituitosi il primo ministero costituzionale, presieduto da C. Balbo, il B. fu chiamato a far parte della commissione ministeriale incaricata della riorganizzazione dei collegi nazionali dopo la rimozione dei gesuiti. Allontanatosi successivamente dal Valerio per l'indirizzo sempre più democratico assunto dalla Concordia, fondò e diresse la giobertiana Democrazia italiana, che ebbe vita brevissima. Poi fallito, dopo Novara, l'esperirnento cattolico-moderato, coinvolto dalla crisi del neoguelfismo, il B. si accostò decisamente ai gruppi liberali moderati, collaborando all'Opinione e al Risorgimento, per la difesa della legalità statutaria contro gli "eccessi" dei democratici.
Nell'ottobre 1849 passava intanto alla cattedra di filosofia morale dell'università di Torino, iniziando una serie di ricerche sui pensatori italiani dei secoli XVI e XVII, nel vasto disegno mai realizzato di tracciare una storia del pensiero filosofico in Italia da s. Tommaso ai tempi moderni: frutto di questi studi, che non casualmente toccano l'importante problema - da lui drammaticamente sentito - della libertà di coscienza, saranno le biografie scritte su Giordano Bruno (Torino 1858) e Intorno a Giovanni Pico della Mirandola. Cenni e documenti inediti (Torino 1859). Continuava, comunque, ad interessarsi ai problemi scolastici ed educativi, pubblicando Delle scuole primarie in Piemonte (Torino 1852) e (nel Manuale del cittadino, Torino 1852) Alcune notizie intorno alla pubblica istruzione negli Stati Sardi, ripubblicato in estratto nel 1853 col titolo Istruzione pubblica; collaborando dal 1850 al 1852 al Giornale della società d'istruzione e d'educazione e quindi, dal 1853 al 1855, all'Istitutore; fondando, insieme con T. Mamiani, C. Alfieri, e P. S. Mancini, la Libreria metodica per l'istruzione ed educazione gratuita del popolo; aderendo a varie associazioni, come l'Istituto paterno e l'Istituto materno per l'istruzione secondaria.
Eletto frattanto alla Camera il 15 dic. 1850 nel collegio di Savigliano, il B. appoggiò il "connubio" cavouriano per favorire il raggruppamento delle forze moderate; ma la sua collaborazione non fu priva di critiche ad alcune riforme scolastiche del secondo ministero Cavour.
Infatti, riprendendo le idee già espresse su La Croce di Savoia (21 ag. 1851), ove aveva polemizzato con B. Spaventa sulla libertà d'insegnamento, sostenendo che lo Stato non poteva arrogarsi il monopolio dell'istruzione, come aveva fatto la Chiesa, ma doveva consentire le maggiori libertà alla scuola privata e confessionale, a fianco di quella pubblica, in nome dei principio costituzionale della tutela delle minoranze e del diritto che hanno i genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni, indirizzò due lettere aperte al presidente della Camera Boncompagni (Della libertà dell'insegnamento e dell'ordinamento dell'amministrazione superiore degli studi, Firenze 1856), contro i decreti e regolamenti emanati dal ministro Lanza, che imponevano l'obbligo dell'esame di Stato a tutti gli insegnanti ecclesiastici e istituivano più efficaci strumenti di controllo sugli istituti d'istruzione.
Forse per questi contrasti si allontanò dal Cavour nel 1856 aderendo a una forniazione di centro destra. costituita dall'Alfieri e appoggiata dal giornale L'indipendente, che avrebbe dovuto trasformarsi in una sorta di "terzo partito". Decisamente avversata dai cavouriani, la formazione fu sconfitta alle elezioni per la VI legislatura e il B. non venne rieletto. Rientrò alla Camera nella VII legislatura (2 apr.-17 dic. 1860); nella seduta del 28 maggio si astenne dal voto sulla cessione di Nizza e Savoia.
Nominato referendario del Consiglio di Stato, il B. rinunziò il 18 nov. 1861 alla cattedra, conservando la qualifica di professore onorario di filosofia dell'università di Torino. Fu, quindi, segretario generale del ministero dell'Agricoltura e Commercio nel primo gabinetto Rattazzi (3 marzo-8 dic. 1862). Contrario alla convenzione di settembre e al trasferimento della capitale da Torino a Firenze, aderì poi alla Permanente che, attraverso il gioco parlamentare e la propaganda del giornale Le Alpi (1865-66), doveva costituire un centro di pressione della rappresentanza piemontese contro qualsiasi governo che non si fosse adoperato per fare Roma capitale.
Nel 1865 il B. entrò, come ministro della Pubblica Istruzione, nel terzo ministero La Marmora (31 dic. 1865-20 giugno 1866; tenne anche l'interim: dell'Agricoltura, Industria e Commercio), conservando lo stesso portafoglio nel secondo ministero Ricasoli (20 giugno 1866-17 febbr. 1867).
Nello svolgimento di questo incarico, provvide alla compilazione di utili relazioni sull'andamento dei vari settori della Pubblica Istruzione, avviò iniziative nella lotta contro l'analfabetismo degli adulti e istituì le prime biblioteche magistrali ad uso degli insegnanti.
Ridiventato semplice deputato, il B. iniziò la collaborazione alla Nuova Antologia, in cui pubblicò a puntate, dal febbraio al dicembre 1867, la Vita di Giordano Bruno (poi in volume, Torino 1868).
Occupata Roma dalle truppe italiane, il B. appoggiò la legge delle Guarentigie (Garanzie dell'indipendenza del Sommo Pontefice e della libertà della Chiesa cattolica: discorso, Firenze 1871), sostenendo poi, con un importante discorso alla Camera (9 e 10 maggio 1873), la legge per la soppressione delle corporazioni religiose in Roma.
Nell'ottobre del 1872 era stato nominato, frattanto, ordinario di storia della filosofia e preside della facoltà di lettere dell'università di Roma (terrà quest'ultima carica fino al 1875). Incaricato di organizzare la commemorazione del quarto centenario della nascita di Copernico (1873), tenne un ciclo di lezioni e raccolse appunti e vario materiale e documenti inediti che costituiscono l'ossatura del suo Copernico e le vicende del sistema copernicano in Italia nella seconda metà del sec. XVI e nella prima del XVII, con doc. inediti intorno a G. Bruno e G. Galilei (Roma 1876) e la premessa dei successivi studi: Storia dei manoscritti galileiani della Bibl. Naz. di Firenze ed indicazione di parecchi libri e codici postillati da Galileo, in Atti della R. Acc. dei Lincei, serie 2, III (1875-76), pp. 96-105; La critica moderna e il processo contro G. Galilei, in Nuova Antologia, gennaio 1877, pp. 5-34; Di C. Cremonini e della sua controversia con l'Inquisizione di Padova e di Roma, in Atti della R. Acc. dei Lincei, Mem., serie 3, II (1877-78), pp. 273-399; Il processo orig. di G. Galilei (Roma-Voghera 1878); Antecedenti al processo galileiano e alla condanna della dottr. copernicana (Roma, 1882).
Allo stesso filone di ricerche appartengono anche gli studi nati dalle indagini sui rapporti tra Bruno e Campanella, che porteranno il B. a interessarsi vieppiù del secondo e insieme a rimaneggiare ampiamente la sua prima edizione della biografia del Bruno: Di G. Valdés e di taluni suoi discepoli secondo nuovi documenti tolti dall'Archivio Veneto, in Atti della R. Accad. dei Lincei, Mem., s. 3, II (1877-78), pp. 61-81; T. Campanella avanti il carcere, in Nuova Antologia, 15 luglio 1878, pp. 201-227; T. Campanella nel carcere, ibid., 15 agosto 1878, pp. 605-616; T. Campanella dopo il carcere, ibid., 1° ottobre 1878, pp. 391-415; Lett. ined. di T. Campanella e catalogo dei suoi scritti, in Atti della R. Acc. dei Lincei, Mem., s. 3, II (1877-78), pp. 439-519; Nuovi doc. su T. Campanella tratti dal carteggio di G. Fabri (Roma 1881); G. Bruno da Nola, sua vita e sua dottrina (Torino-Roma 1889).
Divenuto uno dei leaders della corrente progressista della deputazione piemontese, il B., dopo aver visto fallire un ultimo tentativo di ringiovanire la destra con nuovi elementi, si schierò apertamente con la sinistra pronunciando il 5 luglio 1880 un energico discorso a favore dell'abolizione della tassa sul macinato. Perciò, caduto l'ultimo gabinetto Cairoli, fu scelto dal Depretis, che voleva conquistare l'appoggio della deputazione pieinontese, quale irunistro di Agricoltura e Commercio nel suo quarto gabinetto (29 maggio 1881-25 maggio 1883) e confermato in tale ufficio anche nel quinto (25 maggio 1883-30 marzo 1884).
Compito politico dei B. era quello di avviare un programma di legislazione sociale, elaborando dal nulla un sistema normativo che potesse assicurare un minimo di garanzie giuridiche ai lavoratori, pur conservando la struttura autoritaria dei rapporti contrattualistici. Furono presentati alla Camera quattro importanti progetti di legge: per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, per l'assicurazione contro la vecchiaia, per la regolamentazione dogli scioperi, e per il riconoscimento giuridico delle società di mutuo soccorso e operaie. Ma nonostante tali provvedimenti riguardassero una parte esigua del mondo dei lavoro, e avessero un contenuto più filantropico che realmente democratico, l'opposizione conservatrice e reazionaria provocò una crisi di governo (30 marzo 1884) e consigliò il Depretis a sostituire il B. con B. Grimaldi. A far fallire questo programma riformista contribuirono anche le associazioni di punta dei movimento operaio, preoccupate dal carattere settoriale e non eversivo del piano governativo.
I progetti e le idee del B. sono raccolti in alcuni opuscoli: Le casse di risparmio e la cassa nazionale di pensioni per la vecchiaia, Roma 1882; Disposizioni sul lavoro dei fanciulli. Relazione e Progetto di legge presentati dal ministro di Agricoltura, Industria e Commercio nella tornata del 31 genn. 1884, Roma 1884; Le classi lavoratrici e il parlamento, Roma 1885.
Eletto vicepresidente della Camera (1° dic. 1884), si disinteressò gradatamente dalla politica attiva. Il 7 apr. 1889 fu nominato primo segretario dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro e cancelliere dell'Ordine della Corona d'Italia, e il 18 genn. 1895 senatore del Regno. Morì a Roma il 22 aprile 1897.
Un posto di rilievo meritano i suoi scritti storico-risorgimentali, incentrati sul tema della dilacerazione tra mondo vecchio e mondo nuovo e nati dall'interesse per la figura del "novatore". Dopo la pubblicazione di Lett. ined. del conte Camillo di Cavour, in Rivista contemporanea, XXVIII(1862), pp. 3 ss., indirizzate quasi tutte al Rattazzi, compose una breve monografia su Cesare Alfieri (Roma 1877); seguirono Di V. Gioberti riformatore politico e ministro, con sue lettere inedite a P. Riberi e a G. Baracco (Firenze 1881) e una serie di conferenze pubblicate postume su Carlo Alberto avanti il Regno, in Nuova Antologia, 16 marzo 1900, pp. 195 ss. La più nota e valida fra le opere dei B. è, comunque, Il conte di Cavour avanti il 1848 (Roma 1886) che, più volte ristampato, pur non esente da critiche (cfr. Romeo), ebbe il merito indiscusso di aprire la via agli studi scientifici sul Cavour.
Ancora nel 1888 il B. pubblicava frammenti del Diario inedito con note autobiografiche del conte di Cavour (Roma); qualche anno dopo ripubblicava alcuni saggi di storia risorgimentale nei due volumi di Scritti vari,Torino 1892.
Bibl.: Manca una biografia critica del Berti. Possono essere utili intanto: F. Daneo, Il commendatore D. B., Mondovì 1866; V. De Castro, D. B.; profilo, Milano 1876; F. Armissoglio, D. B. Commemorazione, Torino 1897; T. Frisetti, D. B. Commemorazione, Torino 1897, P. Orano, D. B., Roma 1897; C. Cantoni, D. B. Commemorazione, Torino 1898; A. Poletti, D. B., Faenza 1914; C. Lostia di Santa Sofia, La mente e l'opera educativa di D. B., Palermo 1920; A. Moscati, I ministri del Regno d'Italia, II, Salerno 1957, pp. 198-226. Sulle riforme scolastiche in Piemonte prima del 1849, cfr. la bibl. raccolta da G. Talamo, La scuola dalla legge Casati alla inchiesta del 1864, Milano 1960, p. 414; in particolare sulle idee e sull'attività del B.: D. Berti, Luigi Ornato, o ricordi di conversazioni giovanili, in Nuova Antologia, novembre 1868, pp. 431-446; C. Rodella, Storia del lavoro pedagogico in Piemonte fino all'anno 1860, Torino 1869; L. Capello, Le prime scuole di metodo del Piemonte, in Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino, classe di scienze morali, stor. e filologiche, LIII (1918), pp. 390-408; P. Gobetti, D. B. pedagogista, in La nostra scuola, LIII (1921), fasc. 1-2; Id., D. B., in Risorgimento senza eroi, Torino 1926, pp. 147-154 e passim; G. Gentile, Appunti per la storia della cultura in Italia nella seconda metà dei sec. XIX, la cultura piemontese: D. B., in La Critica, XX(1922), 3, pp. 140-148; L. Borghi, Il pensiero pedagogico del Risorgimento, Firenze 1958, v. 582 e passim.
Sull'attività politica del B.: V. Bersezio, Il regno di Vittorio Emanuele II, VIII,Torino-Roma 1895, pp. 169-172 e passim; G. Carocci, A. Depretis e la Politica interna italiana dal 1876 al 1887, Torino 1956, pp. 239, 252, 308, 311, 351, 485, 494, 498-501, 546, 568, 578, 601; G. Manacorda, Il movimento operaio italiano attraverso i suoi congressi. Dalle origini alla formazione del Partito socialista (1853-1892); Roma 1963, pp. 176-178, 201 s., 204-207, 210 s., 221.
Per un giudizio critico sul B. storico del Cavour: R. Romeo, Dal Piemonte sabaudo all'Italia liberale, Torino 1963, pp. 173-175 e passim.
Per una bibliografia delle opere dei B.: S. Turbiglio, D. B., estr. dall'Annuario della R. Univ. di Roma,1897-98, pp. 8-12; U. Valente, Bibliografia di D. B.,in Rass. stor. del Risorg., XXVII(1940), pp. 517-519.