BETTINI, Domenico
Nacque a Firenze il 21 luglio 1644 da Bartolomeo; a dodici anni entrò nella bottega del pittore fiorentino Iacopo Vignali, dove rimase per circa otto anni: di questo periodo della sua formazione sono un esempio alcune lunette affrescate nel primo chiostro di S. Maria del Carmine, di cui due (Elia nutrito da un angelo e Elia facostruire un tempio sul luogo del sacrificio d'Abramo)sono firmate e datate 166… (1660?); altre quattro dello stesso chiostro (Elia risuscita il figliodella vedova di Sidone; Elia copre Eliseo col suo mantello; Elia risana l'acqua di una fonte; I bambini salvati dagli orsi)glivengono attribuite dal Richa. Nel 1661 il B. firma e data un Angelo custode ritrovato (cfr.: Dal Poggetto, 1963) nella chiesa dei SS. Simone e Giuda a Corniola (Empoli).
In questa tela, così palesemente giovanile nelle incertezze e squilibri della composizione, si scopre facilmente l'alunnato presso il Vignali, ed echi della cultura fiorentina dell'epoca: del Volterrano nella luminosa Immacolata, del Dolci "nei colori metallizzati… nei panneggi a larghe campiture"; ma, soprattutto, un precoce impulso verso la tematica fondamentale del B. adulto (autore di nature morte di fiori, frutta e animali) nell'irto cespo di cardo sulla sinistra.
A vent'anni l'artista, da poco sposato, parte per Roma, dove si pone alla scuola di Mario Nuzzi (Mario dei Fiori) per qualche anno; si reca poi, come quasi tutti i pittori di allora, nell'Italia settentrionale per studio, e lavora per il duca di Parma. I biografi dei primo Settecento (Baldinucci, Sagrestani) si dilungano a parlare di un suo viaggio a Tunisi e a Costantinopoli, e in seguito di avventure amorose occorsegli a Ferrara e a Parma; ma riguardo alla sua attività (esclusivamente in nature morte, se si eccettuano le opere giovanili già citate e una Cleopatra su rame che nel 1698 era in casa Ranuzzi a Bologna; cfr. Campori, 1870) si limitano ad elencare i suoi conunittenti, fra cui il duca di Parma, il duca di Modena (dal 1670 in poi per diciotto anni), il marchese Muzio Spada di Faenza dal 1685 al 1701, e infine signori bolognesi: infatti nel 1703 il pittore si trasferisce da Modena a Bologna, dove muore il 3 0 il 4 nov. 1705.
Pochi sono i ragguagli precisi sulla sua attività: ché la natura morta veniva considerata pittura minore, e inoltre la destinazione privata dei quadri, la difficoltà di precisarne inequivocabilmente i soggetti negli inventari, il numero cospicuo delle opere, ostacolano la stesura di un catalogo attendibile. Infatti, fra i più che cento quadri per la corte estense citati in documenti d'archivio o nel Campori (1870), fra quelli noti a Bruflioi e Nagler che nei loro dizionari di monogrammisti citano l'artista, fra i due della galleria di Modena che furono esposti alla grande mostra del 1922 e oggi sono assegnati dalla critica uno a Manaricco e uno al Fieravino (cfr. R. Pallucchini, I dipinti della Gall. Estense,Roma 1945, nn. 250. 536),insomma, fra queste e altre citazioni non vi era alcuna opera certa, come ha rilevato il Delogu (1962),chiamando l'artista "tutto da scoprire". E le scoperte non sono tardate: mentre in Valdelsa si ritrovava la tela giovanile già ricordata, alla mostra modenese "Artisti alla corte di Francesco I d'Este" (1963)A. Ghidiglia Quintavalle esponeva due tele di fiori (collez. Storti, Modena), di cui una è estesamente firmata e datata Modena 1690; ed entrambe hanno la caratteristica di cui l'Oriandi (1704) diceva iniziatore il B.: il fondo chiaro, paesistico, di vero cielo, attestato anche ("quadri di fiori… con poco di paese") nell'inventario di quadri dei marchese Cesare Ignazio d'Este (1685; v. Campori, 1870) e praticato dall'allievo del B., Felice Rubbiani, modenese, che poneva i suoi fiori su sfondi chiari, spesso con "lontananze" e architetture.
Un ritratto (autoritratto?) del B., inciso da Giacomo Giovannini e datato 1696, è stato esposto a Modena nel 1963 alla mostra già ricordata.
Fonti e Bibl.: P. A. Orlandi, Abcedario pittorico,Bologna 1704, pp. 132 s.; Firenze, Bibl. Naz., ms. Palat.565 (circa 1710-1738):F. S. Baldinucci, Vite dei pittori,I,cc. 20-21;Ibid., ms. Palat.451(primo quarto sec. XVIII): G. C. Sagrestani, Vite dei pittori,c. 21;G. Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine,X,Firenze 1762, pp. 88 s.; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese,VI, Modena 1786, p. 525;L. Lanzi, Storia pittorica della Italia,Bassano 1809, IV, p. 55; V. p. 207; S. Ticozzi, Diz. dei pittori,I, Milano 1830, p. 148;F. Brulliot, Dictionn. des monogrammes…, I,Munich 1832, n. 850;F. Castellani Tarabini, Cenni storici e descrittivi intorno alle pitture della R. Galleria Estense,Modena 1854, pp. 70 ss., nn. 242, 249;G. Campori, Gli artisti italiani e stranieri negli stati estensi,Modena 1855, pp. 72s.; G. K. Nagler, Die Monogrammisten,I,München 1858, p. 765;G. Campori. Raccolta di cataloghi,Modena 1870, pp. 319 s., 328, 417;A. Venturi, La Galleria esteme in Modena,Modena 1882, p. 281; Mostra della pittura italiana dei Sei e del Settecento in Palazzo Pitti MCMXXII(catal.), Roma-Milano-Firenze 1922, p. 37;G. J. Hoogewerff. Nature morte italiane del Seicento e del Settecento,II, in Dedalo, IV (1923-24), p. 711; U.Ojetti-L. Dami-N. Tarchiani, La Pittura italiana del Seicento e del Settecento alla mostra di Palazzo Pitti,Milano-Roma 1924, p. 51;M. Nugent. Alla mostra della pittura italiana del '600 e '700,II, San Casciano 1930, pp. 261 (ill.), 262; A. Orvieto, Ilnuovo Baldinucci,in Il Marzocco,XXXVI (1931), p. 1;W. e E.Paatz, Die Kirchen von Florenz,III, Frankfurt a. M. 1952, pp. 217 s., 235;Ch. Sterling, La nature morte…. Paris 1952, p. 59; G. Delogu, Natura morta italiana,Bergamo 1962, p. 95;A. Ghidiglia Quintavalle, Artisti alla corte di Francesco I d'Este (catal.), Modena 1963, pp. 17, 41 ss., nn. 36 A, 36 B, 36. tavv. 37, 47-48; P.Dal Poggetto, Arte in Valdelsa dal sec. XII al sec. XVIII (catal. della mostra, Certaldo), Firenze 1963, p. 116, n. 112, tav. XC; R. Roli, in La natura morta italiana (catal. della mostra. Napoli-Zurigo-Rotterdam), Milano 1964, p. 82;U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexicon,III,p. 544.