BOLLANI (Bolani, Bollano, Bolano), Domenico
Nacque a Venezia, intorno al 1445, da Candiano e da Lucrezia Marcello. Dopo i primi studi compiuti sotto la direzione del padre, si iscrisse all'università di Padova, dove conseguì il titolo di doctor artium et philosophiae.
Tornato a Venezia, intorno al 1470 circa, compose un trattato De Conceptionebeatae Virginis Mariae, che dedicava al doge, Niccolò Marcello (eletto nel 1473). Con tale opera (l'unica del B. che ci sia pervenuta) egli si schierava, nella vivace disputa teologica, dalla parte dei francescani, richiamandosi in particolare a Scoto, che definiva "theologiae princeps atque monarcha" (e di lì a pochi anni l'indirizzo francescano avrebbe avuto una autorevole conferma nella costituzione Cum praeexcelsa emanata da Sisto IV il 29 aprile del 1476, per raccomandare il culto dell'Immacolata).
L'opera conobbe numerose edizioni nel periodo dal 1475 c. al 1490 c., quasi sempre in unione con i Sermones de Adventu di fra' Roberto Caracciolo (per le datazioni e le attribuzioni ai diversi tipografi, vedi Gesamtkatalogder Wiegendrucke, IV, nn. 4616-4617; VI, nn. 6045, 6047-6050), e appariva ancora a Strasburgo, nel 1504, per i tipi di J. Grüninger.
Alla morte del doge Marcello, nel 1474, il B. ne recitò l'elogio funebre nella chiesa dei SS. Giovanni e Paolo. Lo stesso compito gli toccò due anni più tardi, alla morte di Pietro Mocenigo (1476).
Nel 1475 sposò Elena di Michele Boldù, da cui ebbe due figli: Pietro e Marcantonio.
Nel 1477 gli fu affidata un'ambasceria a Genova. L'anno seguente era castellano a Belluno. Nel 1479 era alla testa di una legazione inviata in Spagna.
Le sue missioni più importanti furono le due che compì in Ungheria. Con la prima, durata dal 1481 al 1482, il B. ebbe il compito di comporre alcuni conflitti confinari nel tormentato settore della Dalmazia. Dopo un lungo intervallo (alla fine del 1485 o nel 1486 il B. è frattanto ricordato come rappresentante legale della Repubblica per questioni fiscali a Patmos), nel 1489-90, allorché, scoppiata la guerra tra l'imperatore Federico III e il re d'ungheria Mattia Corvino, Venezia volle assumere il ruolo di mediatrice, il B. fu inviato alla corte magiara, mentre Antonio Boldù era inviato a quella imperiale. Secondo l'istruzione della Signoria (7 aprile: edita in Magyardiplomacziai emlékek, pp. 32 ss.), il B. doveva richiamarsi alla vecchia amicizia tra la Repubblica e l'Ungheria ed esprimere la soddisfazione di Venezia per il matrimonio di Giovanni Corvino con Bianca Maria Sforza (che sarebbe invece in seguito fallito) e la sua disponibilità ad un ruolo di mediazione con l'Impero. Il B. fu accolto con ogni onore, ma la sua missione venne ad essere sostanzialmente svuotata dal sopravvenuto intervento di un mediatore più qualificato, il re dei Romani Massimiliano, figlio di Federico III. Il B., al quale, in considerazione della mutata situazione, era stato raccomandato un atteggiamento di estrema riservatezza nell'opera già offerta di mediazione, non sembra essersi comportato con la necessaria abilità dal momento che il re d'Ungheria ebbe a lamentarsi dell'insolenza della Repubblica e del suo ambasciatore. Inoltre il 24 nov. 1489 il Consiglio dei Dieci gli comunicava una severa ammonizione, per aver infranto la discrezione che gli era stata imposta e ancora per aver accettato del denaro dalla regina Beatrice. Nonostante l'atteggiamento poco amichevole nei confronti di Venezia, Mattia Corvino congedò il B. con tutti gli onori, armandolo cavaliere nel corso di una splendida cerimonia in Vienna, il 4 apr. 1490. Nel 1491 il B. era savio di Terraferma.
Nel 1492 usciva a Venezia, per i tipi di Giovanni e Gregorio de' Gregori, l'editio princeps delle Familiares del Petrarca: l'editore, Sebastiano Manilio, l'aveva condotta su un codice della biblioteca del B., e, nella lettera dedicatoria con cui lo ringraziava di tale favore, lo ritrae assorbito nell'esercizio delle magistrature da una parte, e nella composizione di una Venetarum rerum historia dall'altra. Nel secolo seguente L. Marucini cita in effetti nel suo Bassano (Venetia 1577) due volte "le Historie del Clarissimo Messere Dominico Bollani" (a proposito dell'origine troiana di Bassano); ma non abbiamo altre tracce di quest'opera.
Nel 1492 il B. venne nominato avogador di Comun. L'anno successivo però, secondo il racconto del Bembo, egli fu accusato dinanzi al Senato dal collega Antonio Boldù di aver accettato somme di danaro "dalli rei e litigatori". Sottrattosi con la fuga a un mandato di comparizione, fu condannato all'esilio in Creta e minacciato della pena capitale e della confisca dei beni nel caso che avesse perseverato nella latitanza. Ma poco tempo dopo doveva essere riabilitato, se è da identificare con il Domenico Bollani che compare quale duca di Candia dal 1494 al 1496 (la Commissione da parte del doge Agostino Barbarigo si trova nel cod. Marc. lat., X, 163 [3366]: vedi I. Valentinelli, Biblioth. ms. ad S. MarciVenetiarum, III, Venetiis 1870, p. 183). Non abbiamo ulteriori notizie sul B., che secondo il Degli Agostini sarebbe morto nel 1496. Qualche confusione ha creato talvolta nella letteratura storica l'omonimia con Domenico Bollani figlio di Francesco, che compare spesso nelle fonti relative a questo periodo, e fu luogotenente in Friuli, rettore a Cremona e savio del Consiglio (M. Sanuto, Diarii, II-VIII, Venezia 1879-82, ad Indices).
Fonti e Bibl.: Venezia, Bibl. Naz. Marciana, cod. Ital., cl. VII, 8304 (XV): G. A. Capellari Vivaro, Il Campidoglio veneto, I, c. 166; Arch. di Stato di Venezia, M. Barbaro, Arbori de' patritiiveneti, II, p. 35; Magyardiplomacziai emlékek. Mátyáskirály korából, IV, in Mon. Hungariaehistorica, Acta extera, VII, a cura di I. Nagy-A. Nyáry, Budapest 1878, pp. 32-36, 50 ss., 65 s., 70-75, 79, 111 s., 142 s., 160 s.; Documents inéditspour servirà l'histoire de ladomination vénitienneen Crètede 1380 à 1485, a cura di H. Noiret, Paris 1892, pp. 553, 557; Acta vitam Beatricis reginae Hungariae illustrantia, in Mon.Hungariae histor., Diplomataria, XXXIX, a cura di A. Berzeviczy, Budapest 1914, pp. 143 s.; P. Bembo, Della Istoria Viniziana, I, Vinegia 1790, pp. 32, 54; M. Sanuto, Vite de' duchi di Venezia, in L. A. Muratori, Rer. Ital. Script., XXII, Mediolani 1733, col. 1203; Antonius de Bonfinis, Rerum Hungaricarumdecades, dec. IV, lib. VIII, a cura di I. Fógel - B. Iványi - L. Juhász, IV, 1, Budapest 1941, p. 161; Joh. a Trittenhem, Catalogus scriptorum ecclesiasticorum, Coloniae 1531, f. 161; G. Degli Agostini, Notizie istorico-critiche intorno la vita e le operedegli scrittoriviniziani, I, Venezia 1752, pp. 521-32; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, pp. 1447 s.; W. Fraknói, Mathias CorvinusKönig vonUngarn (1458-1490), Freiburg i. B. 1891, pp. 259, 269; L. von Pastor, Storia dei Papi, III, Roma 1959, p. 22 nota 2; Dict. d'Hist. et de Géogr. Eccl., IX, col. 635.