BOTTONE (Bottoni), Domenico
Nacque a Lentini il 6 ott. 1641 dal medico Niccolò e da Camilla Catanzaro e Caruso. Nella famiglia paterna vi erano stati alcuni consiglieri del vicariato di Sicilia e un cardinale. A sei anni di età fu condotto al collegio messinese dei gesuiti, dove compì studi letterari e filosofici. Passò poi alla università di quella città, seguendo i corsi di medicina, nei quali ebbe tra i docenti Pietro Castelli, botanico e farmacologo illustre. Il Mongitore dice che egli si laureò in medicina nel 1658, ma questa data, se esatta, deporrebbe a favore di una sua eccezionale precocità. Certo è che dopo la laurea egli acquistò rapidamente notorietà. L'università di Messina lo nominò suo medico; fu probabilmente in tale periodo che il B. conobbe il Malpighi, giunto a Messina come professore di medicina teorica, col quale lo troviamo successivamente in contatto, e G. A. Borelli, tornato a Messina da Firenze nel 1667 e rimastovi fino all'anno 1672.
I notevoli successi da lui conseguiti curando alcuni personaggi della nobiltà locale gli procurarono la nomina a medico dell'arcivescovo di Messina, Simone Carafa, e poi a protomedico del viceré marchese di Villafranca. Il B. mantenne tale carica anche sotto i due successori del Villafranca, col secondo dei quali, conte di Santo Stefano, allacciò durevoli rapporti di amicizia. Per assumere il nuovo incarico, si era trasferito a Palermo, ove fu medico nell'ospedale dei Pellegrini.Uno dei suoi estimatori, il cardinale Lodovico Fernández Portocarrero, richiamò su lui l'attenzione di Carlo II.
Il B. fu pertanto nominato protomedico a Napoli, carica che esercitò sotto falso nome per evitare le difficoltà create dallo statuto che voleva riservata tale carica ai medici locali; gli fu attribuito lo stipendio ragguardevole di 1.000 onze annue. Tenne anche, per un quadriennio, la cattedra di filosofia dello Studio.
Negli anni messinesi si era sposato con Filippa Raimonda, dalla quale ebbe a Messina, nel 1669, il figlio Mario Saverio. Questi sarà poi una notevole figura di letterato poliglotta, membro dell'Arcadia, segretario, a Roma, di Cristina di Svezia e funzionario della Vicaria di Napoli sotto il protettore del padre, Francesco Benavides conte di Santo Stefano.
Alla fine di questi anni napoletani si colloca l'opera di B. più caratteristica e più nota nell'epoca, la Pyrologia topographica, dedicata al Benavides, uscita a Napoli nel 1692.
In essa si studiano analiticamente le manifestazioni del fuoco, con i caratteri che esso vi assume. Va notato che, pur nella vaghezza dello stesso termine "fuoco" applicato a una classe di fenomeni assai eterogenea, la generalità del criterio classificatorio, includente fenomeni organici e inorganici, prelude alla più moderna concezione del calorico e a una considerazione unificante dei fenomeni termici. La Pyrologia fu letta e apprezzata in Italia e all'estero, e la si trova citata ben addentro il Settecento. Gli Acta Eruditorum ne dettero un resoconto (II [1683], sez. 4, p. 189), e così fece B. Bacchini nel suo Diario de' letterati, Modena 1692, p. 304.
Non molto tempo dopo, probabilmente nello stesso 1692, in conseguenza anche di una recrudescenza della gotta di cui soffriva, il B. tornò a Messina. Fu così sul posto durante il terremoto del 1693, che colpì specialmente Catania, Lentini e tutta la valle di Noto. La Royal Society richiese una descrizione del sisma al Malpighi il quale, trovandosi a Bologna, ed essendo in cattive condizioni di salute, trasmise l'incarico al Bottone. Questi scrisse così la Idea historico-physica de magno Trinacriae terraemotu, relazione che fu apprezzata dalla società londinese, che ne consigliò la stampa. Non è chiaro se il B. seguì il consiglio: l'Ortolani asserisce che l'Idea fu effettivamente pubblicata prima a Messina e poi a Napoli, senza precisare in quali date; per il Mira, invece, essa rimase manoscritta. I rapporti del B. con la Royal Society ebbero un complemento nel 1697, allorché egli fu nominato socio corrispondente, primo tra i Siciliani.
Tornato a Messina, egli era stato nominato medico del Reale albergo, con uno stipendio annuo di 600 onze. L'albergo era una sorta di centro di raccolta per i marinai delle navi straniere giunte nel porto, e come tale, pur non essendo propriamente luogo di quarantena, era interessato ai problemi del contagio trasmesso dai traffici marittimi. Dell'esperienza compiuta in esso il B. si varrà nella sua opera più tarda, le Preserve salutevoli. Pare che, contemporaneamente al servizio nell'albergo, egli tenesse corsi molto frequentati di filosofia e medicina. Se la notizia è esatta, si doveva trattare di seminari privati, dato che la locale università era stata chiusa a seguito della rivolta antispagnola degli anni 1671-1678. La pratica clinica gli venne inoltre suggerendo spunti, per altri scritti. Nel 1712 pubblicò a Messina una dissertazione sulla febbre reumatica sofferta da un suo paziente; seguirono poi, nel 1714, le Exercitationes de arthritide e, nel 1717, le Animavversioni apologetiche, sulla liceità teologica e l'utilità clinica del salasso. Nel 1720-21, a Marsiglia e in Provenza, si verificò una pestilenza e la notizia del morbo, di cui aveva avuto esperienza negli anni napoletani, spinse il B. a esporre alcune idee sulla sua natura e sugli opportuni metodi preventivi e curativi. Le Preserve salutevoli contro il contagioso malore apparvero a Messina nel 1721.
Nella prima parte il B. si sofferma sulla presumibile natura e sui meccanismi fisiologici che determinano la peste. Egli si riallaccia fedelmente alla teoria corpuscolare del contagio che G. A. Borelli aveva proposto nel suo Delle cagioni de le febbri maligne della Sicilia (Cosenza 1649). Dal suolo, sotto l'azione del Sole e degli agenti atmosferici, possono sollevarsi "semi o germi pestiferi" che, trasportati nell'aria, diffondono il contagio. La peste umana non colpisce gli animali, ma può essere trasmessa da essi. Trattando la sintomatologia del morbo, egli nota che i sintomi non sono sempre perspicui, né sempre compaiono. L'uso della quarantena non gli appare molto fondato: se il contagio esiste tra gli occupanti di una nave, esso si manifesta in pochi giorni; se esso è presente nelle merci, può restarvi latente per anni.
L'ultima parte del libro concerne l'igiene privata e pubblica quale efficace mezzo preventivo. Si tratta così della scelta dei cibi e del modo di cucinarli; della pulizia degli edifici, di vie, fogne, corsi d'acqua e stagni. La trattazione è continuamente avvalorata da esempi. Interessante, anch'essa di netta origine borelliana, la critica delle vecchie concezioni epidemiologiche, di cui si indicano esempi in Marsilio Ficino, Girolamo Fracastoro, Ambrogio Pareo e altri.
La data della morte del B. non è nota. L'anno di pubblicazione delle Preserve, il 1721, rappresenta il termine a quo, dato che in tale anno egli viveva ancora, come dimostra la lettera inviatagli da don Giulio Navarro per ringraziarlo a nome del viceré dell'invio di una copia del libro, premessa all'opera e datata 27 giugno 1721.
Opere: Pyrologia topographica; id est dissertatio de igne iuxta loca cum eorum descriptione, Neapoli 1692; Idea historico-physica de magno Trinacriae terraemotu (manoscr.), 1693; Febris reumaticae malignae quam emin. Dominus Raymundus Perellus melitensis insulae Princeps S. H. O. Magnus Magister,non sine ingenti vitac discrimine,subiit anno 1708,historia medica, Messanae 1712; De arthritide,sic dicta,physico-medicae exercitationes, Messanae 1714; Animavversioni apologetiche,ove con principii filosofici si discorre che il sangue non sia anima,e che l'uso del salasso sia necessario alla salute dei corpi umani, Messina 1717; Preserve salutevoli contro il contagioso malore, Messina 1721.
Bibl.: A. Mongitore, Bibliotheca sicula, I, Panormi 1797, p. 165; II, ibid. 1714, App., p. 39; Necrologio, in Giorn. de' lett. d'Italia, XXXVII (1726), pp. 453 s.; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, p. 1905; G. E. Ortolani, Biografia degli uomini illustri della Sicilia, III, Napoli 1821, p. 29; G. Mira, Bibliografia siciliana, I, Palermo 1875, p. 124; A. G. Gubernale, Diz. biografico di tutti gli uomini illustri della provincia di Siracusa, Floridia 1909, p. 61; L. Piazza, D. B. e le sue "Preserve salutevoli contro il contagioso malore", in Rivista sanitaria siciliana, XXVI (1938), pp. 1060-68.