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BRUNI, Domenico

di Ada Zapperi - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 14 (1972)
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BRUNI, Domenico

Ada Zapperi

Nacque a Bologna il 28 sett. 1580 da un comico della famosa compagnia dei Gelosi del quale non si conosce il nome. Nel 1594, ancora in giovanissima età, entrò in arte nella stessa compagnia del padre, diretta da F. Andreini che lo istruì e gli fece recitare un prologo scritto appositamente per il suo debutto. Con i Gelosi il B. dovette trasferirsi a Parigi per recitare all'Hôtel de Bourgogne dal 1599 al 1604, anno della morte di Isabella Andreini e dello scioglimento della compagnia.

Passato alla nuova compagnia dei Fedeli, formata da G. B. Andreini, figlio di Francesco, la seguì a Mantova, dove verso il 1604 figurava scritturato dal duca Vincenzo I Gonzaga, con il ruolo di innamorato e il nome di Fulvio. Nel 1606 i Fedeli furono a Milano. Nel 1608 vennero celebrate le nozze di Francesco Gonzaga, figlio del duca Vincenzo, con Margherita di Savoia e tra i festeggiamenti ebbero grande risonanza due spettacoli famosi: l'Arianna e il Ballo delle ingrate di Monteverdi, ai quali parteciparono sicuramente i Fedeli recitando negli intermezzi, come voleva la tradizione. Sempre con i Fedeli il B. fu nel 1609 a Torino, nel 1610 a Venezia, nel 1611 a Mantova, Bologna e Ferrara, nel 1612 a Firenze e Milano. Tra il 1612 e il 1613 entrò nella compagnia dei Confidenti in cui restò probabilmente fino al 1620. In questi anni si lasciò coinvolgere dalla sua amante, Salomé Austoni, detta Valeria, nelle immancabili beghe con le altre attrici della compagnia, alle quali pose fine il protettore di essa, don Giovanni de' Medici, licenziando Valeria. In questa occasione il B. scrisse al Medici da Ferrara il 27 febbr. 1618 per dichiarare la sua innocenza e giurare obbedienza al capocomico Flaminio Scala. Con i Confidenti fu nel 1615 a Milano e Bologna, nel 1616 a Lucca e Firenze, nel 1617 a Bologna, nel 1618 a Ferrara, Mantova, Venezia, Genova, Lucca e Firenze, nel 1620 di nuovo a Venezia. Successivamente passò al servizio della principessa di Piemonte: nei Prologhi stampati a Torino nel 1621 egli si qualifica ancora come "comico Confidente", ma in quelli stampati a Parigi nel 1623 si dichiara "comico di Madama serenissima principessa di Piemonte". Non è certo che a Parigi, luogo di stampa di questa seconda raccolta di scritti, il B. abbia anche recitato, come vuole il Bartoli. Di lui non si ha più alcuna notizia, né si conosce la data in cui avvenne la sua morte.

Il B. appartenne a una generazione di comici sensibile al richiamo della tradizione letteraria e impegnata nello sforzo di nobilitare l'arte con una seria preparazione professionale. A testimonianza delle sue ambizioni letterarie restano vari scritti. I Prologhi (Torino 1621), dedicati a Emanuele Filiberto di Savoia, terzogenito del duca Carlo Emanuele I, sono tre: il primo in onore del principe sabaudo, assegnato a Celia (Maria Melloni), e gli altri due in onore della principessa di Piemonte e in lode delle bellezze di Torino assegnati a Lavinia (Maria Dorotea Antonazzoni). Più importante la seconda raccolta, intitolata Le fatiche comiche (Parigi 1623), che contiene anche una breve autobiografia, ricca di riferimenti ai comici del tempo, e due prologhi detti da Pantalone e Graziano; è divisa in due parti, la prima dedicata a Cesare di Borbone duca di Vendôme, la seconda a Tommaso di Savoia-Carignano. In un codice della Biblioteca teatrale del Burcardo in Roma si conserva infine, ancora manoscritta, una terza raccolta di scritti del B., i Dialoghiscenici di D. B. fatti da lui in diverse occasioni ad istanza delle sue compagne,Flaminia,Delia,Valeria,Lavinia e Celia. Sitratta di circa cinquanta dialoghi attinti alla tradizione verbale, assai utili per la conoscenza delle regole che presiedevano al canovaccio della commedia all'improvviso. Le situazioni e i temi sono quelli di sempre, volti a caratterizzare e fissare nello schema di una facile psicologia un mondo fatuo e magniloquente di passioni elementari.

Bibl.: F. Barroli, Notizie istoriche de' comici ital., I, Padova 1792, pp. 136 ss.; A. Bartoli, Scenari ined. della commedia dell'arte, Firenze 1880, p. CXXVII; A. Neri, Dietro le scene nel 1618, in L'Illustrazione ital., 27 luglio 1884, p. 59; Id., La Lavinia dei Confidenti, in Gazzetta letteraria, 11 maggio 1889; E. Bevilacqua, G. B. Andreini e la compagnia dei Fedeli, Torino 1894, passim; L. Rasi, I comiciital., I, Firenze 1897, pp. 518 ss.; M. Apollonio, Storia della commedia dell'arte, Roma 1930, pp. 240 s., 243 s.; I. Sanesi, La commedia, Milano 1935, II, p. 15; Enc. d. Spett., II, coll. 1204 s.

Vedi anche
letteratura In origine, l'arte di leggere e scrivere; poi, la conoscenza di ciò che è stato affidato alla scrittura, quindi in genere cultura, dottrina. Oggi s'intende comunemente per letteratura l'insieme delle opere affidate alla scrittura, che si propongano fini estetici, o, pur non proponendoseli, li raggiungano ... commèdia commèdia Secondo la definizione invalsa nel 16° sec., rappresentazione scenica, generalmente in versi, di una vicenda tratta dalla vita comune, che, attraverso un susseguirsi di casi divertenti, si risolve lietamente. Sopravvive oggi come forma d’arte drammatica pressoché unica, in cui però il lieto ... attore Interprete di un’azione drammatica rappresentata scenicamente. L’attore teatrale è interprete di un testo artisticamente compiuto, mentre l’attore cinematografico – in possesso di una tecnica particolare legata alle possibilità espressive del cinema e anche ai modi della ripresa cinematografica – collabora ... umorismo La facoltà, la capacità e il fatto stesso di percepire, esprimere e rappresentare gli aspetti più curiosi, incongruenti e comunque divertenti della realtà che possono suscitare il riso e il sorriso, con umana partecipazione, comprensione e simpatia (e non per solo divertimento e piacere intellettuale ...
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