CARDELLI, Domenico
Nacque a Roma il 1º marzo 1767 nella parrocchia di S. Lorenzo in Lucina da Lorenzo, "intagliatore di marmi", e da Annunziata Borghese romana. Fratello maggiore dello scultore Pietro, iniziò da giovane lo studio delle lettere; ma ben presto dimostrò attitudine per il disegno e diventò allievo del pittore G. Cades. Studiò giovanissimo archeologia sotto la guida di Ennio Quirino Visconti, di Giorgio Zoega e del cardinale Stefano Borgia, del quale frequentò assiduamente il museo. Nel 1783 vinse il primo premio nel concorso dell'Accademia di S. Luca per la terza classe di pittura, che consisteva in una copia della statua dell'Antinoo del Campidoglio. Nel 1785 fece un busto ritratto della Baronessa Schütter (firmato e datato; Roma, Gall. naz. d'arte antica; replica a Varsavia, palazzo Lazienki.
L'anno successivo, sempre su commissione della baronessa Schütter, che era stata amante del sovrano, eseguì il busto di Stanislao Augusto re di Polonia, da un quadro di F. Lampi, che la baronessa aveva portato a Roma dalla Polonia. Alla sua morte la baronessa lasciò al sovrano tutte le sue cose, e così il busto, insieme con il rame trattone da R. Morghen, ritornò in Polonia (Varsavia, palazzo Łazienki: Mańkowski, tav. 26). Per quest'opera e per un altro busto del nipote del re il C. ottenne nel 1787 il titolo di scultore della corte di Polonia.
Egli eseguì allora altre opere per diversi committenti polacchi: Giorgio Zoega (1799) ricorda un monumento funebre per una contessa Grabowska: "Consiste in un vaso triangolare a forma di candelabro destinato a reggere il busto della nobildonna, e decorato con un bassorilievo raffigurante il dolore chino sul sarcofago collocato in un boschetto di cipressi. Accanto siede il genio della morte appoggiato, secondo la solita simbologia, a una fiaccola rovesciata". Un busto in marmo della sorella di Stanislao Augusto, Contessa Konstancia Tyszkiewicz, nata Poniatowsid, firmato "D. C.", fu eseguito dal C. a Roma intorno al 1792: si trova nella cappella della Trinità della cattedrale di Cracovia (Katalog zabytków sztuki w Polsce [Catalogo delle opere d'arte in Polonia], IV, Miasto Kraków [Città di Cracovia], I, Wawel, Warszawa 1965, p. 103 fig. 706). Secondo Mańkowski (p. 80) il C. eseguì anche un busto in marmo della Contessa Marcella Worcell che prima della ultima guerra era a Leopoli nell'istituto Ossoliński.
Nel 1789 vinse, con Michele Vanlint, il primo premio del concorso per la prima classe di scultura all'Accademia di S. Luca con Il Convito fatto da Baldassar re di Babilonia. Nello stesso anno 1789 eseguì il monumento per il capitano di marina John Smith, conservato in Inghilterra nella chiesa di St. Mary Aldermanbury. Il 5 ott. 1793 è già ricordato da Giorgio Zoega su Minerva: "Canova è attualmente senza emulo in Roma. All'infuori di lui non vi conosco nessuno che seriamente si applichi a creare qualcosa di buono nell'arte plastica, tranne l'inglese Flaxmann e il giovane romano Cardelli". Datato e firmato - "D. Cardelli Roma Fecit anno 1793" - è un Busto di uomo in vendita all'Hôtel Drouot il 24-25 marzo 1954, n. 197, ricordato da G. Hubert (1964). Nel 1794 il C. realizzò il monumento funebre di Chiara Maria Spinucci contessa di Lusazia, sposa del principe Francesco Saverio Augusto di Sassonia per il duomo di Fermo (ill. 31 in Römisches Jahrbuch, XII [1969], p. 30). L'opera venne incisa nel 1795 dall'incisore veneto Giovanni Folo. Nel 1796 l'artista eseguì il busto come Diana della Contessa Sophie Magdalene Knuth, nata Moltke, il cui gesso, probabilmente originale, è nel Museo Thorvaldsen a Copenaghen, e il marmo in collezione privata danese (un altro ritratto in terracotta di Giovane donna non identificato è anch'esso conservato nel Museo Thorvaldsen). Nello stesso anno, scolpì il busto della scrittrice Frederikke Brun e, sempre per la Brun, un busto del Cardinale Borgia.
Nel 1797 si recò a Napoli per porre in opera il Monumento Riario-Sforza.
"La parte principale è un bassorilievo composto di quattro figure, di grandezza quasi naturale. Le due città ricordate prima (Imola e Forlì), secondo un'antica consuetudine, vengono raffigurate come fanciulle sul cui capo è posta una corona turrita; esse assumono un atteggiamento addolorato per la perdita dei loro padroni e sono poste l'una di fronte all'altra, mentre un genio seminudo senza ali, allungando le braccia sulle loro ginocchia, allude alla loro unione sotto un unico signore. Le distinguono i loro stemmi, ciascuna mostrando quello della propria città. Accanto, seduta per terra, una figura femminile seminuda che poggia il braccio sinistro su una ruota recante la scritta "Via Emilia, richiama la provincia nella quale sono situate queste due città" (Zoega).
Durante il viaggio a Napoli, iniziato alla fine di luglio del 1797, il C. si ammalò gravemente; morì nel mese di agosto dello stesso anno, probabilmente fuori Roma, visto che non risulta nel Libro dei morti della parrocchia di S. Lorenzo in Lucina, dove peraltro i fatti della famiglia Cardelli, che abitava al n. 347 della strada Paolina (poi via del Babuino n. 45) sono regolarmente registrati (Roma, Archivio storico del Vicariato).
Molte altre opere, ricordate dalle fonti, sono per lo più perdute o non rintracciate. Giorgio Zoega ricorda in ordine: un gruppo a grandezza naturale di Medea e Giasone: "Giasone... è nudo e porta in testa un elmo, lei è vestita alla greca". Una statua di Mercurio sempre a grandezza naturale: "Il dio appare seduto su una pietra sulla quale è gettata la clamide; egli è nudo fuorché per un lembo di tale clamide che gli copre la coscia destra. Porta un cappello in testa e nella mano sinistra, appoggiata alla gamba, la lira, composta, questa, secondo l'antica usanza da un guscio di tartaruga e da due corna di capra. Il dio tiene inoltre nella mano destra lo scettro, e si guarda intorno per cogliere l'impressione che il nuovo strumento ha prodotto sugli ascoltatori. La morte impedì all'artista di tradurre la statua in marmo come meritava. Egli stesso tuttavia sconfessò l'opera"; un gruppo di Amore e Psiche in gesso, di cui rimaneva ancora nell'Ottocento la Psiche nello studio del Tenerani, e che era destinato a Pietroburgo per un certo signor de Fage, eseguito in marmo dal cognato del C., Pietro Marchetti: "Raffigura Amore e Psiche in grandezza naturale, ambedue nudi. Il primo è sdraiato sulla schiena e sorride nel sonno, mentre Psiche, seduta accanto alla sua testa con la lampada nella mano alzata, si china su di lui con l'evidente desiderio di baciare le labbra del bel fanciullo. Se l'artista, nel tradurre il gruppo in marmo, avesse ovviato a una certa magrezza del corpo d'Amore e avesse dato alle teste una maggiore nobiltà, egli avrebbe senza dubbio creato il più bello dei tanti gruppi d'Amore e Psiche eseguiti da qualche anno a questa parte a Roma"; un altro gruppo con Venere e Amore la metà circa della grandezza naturale: "Quasi nuda, con una freccia nella mano destra, Venere sta seduta e abbraccia Cupido con il braccio sinistro, che si appoggia alla gamba di lui".
Un'altra opera citata dalla critica è un bassorilievo con Castore e Polluce eseguito per lord Bristol e probabilmente ancora nella villa Torlonia a Castelgandolfo. Infine, il C. è probabilmente l'autore del modello del busto più recente del diplomatico danese Edmund Bourke, eseguito in marmo nel 1800 da Thorvaldsen e, secondo la convincente attribuzione di E. Kai Sass, (I, p. 57), del ritratto in marmo del Duca Raffaele Riario-Sforza, conservato nel Museo Filangieri a Napoli.
Il C., per l'ambiente culturale in cui si è formato, per i rapporti con i diversi committenti per lo più stranieri, per la stretta affinità con i teorici più intransigenti del primo neoclassicismo come G. Zoega e, indirettamente, C. Fernow, per i documentati legami con il giovane Thorvaldsen, per l'altissima qualità delle scarse opere pervenuteci, si presenta come l'indiscutibile e consapevole capostipite del purismo in scultura e quindi come il più notevole rivale del Canova già alla fine del Settecento.
Fonti e Bibl.: G. Zoega, Lettera da Roma datata 8 sett. 1797, in Minerva, maggio 1799, pp. 145-150; P. Zani, Encicl. metodica... delle Belle Arti, I, 5, Parma 1820, p. 304; G. De Minicis, Monum. della contessa di Lusazia, in L'Album, XXVII (1860), pp. 193-196, 211-214; O. Raggi, Della vita e delle opere di P. Tenerani..., Firenze 1880, pp. 42 s.; V. P. Christensen, Billedhuggeren D. C., in Nordisk Tidskrift (Stockholm), 1916, pp. 124-140; T. Mańkowski, Rzeûby zbioru Stanisława Augusta (La collezione di sculture di S. A.), in Rozprawy wydziału filologicznego Polskiej Akademii Umiejętnoṡci, Kraków 1948, pp. 79 s.; V. Golzio, Le terrecotte della R. Accad. di S. Luca, Roma 1933, p. 29; J. B. Hartmann, Canova e Thorvaldsen, Roma 1956, pp. 74-76; H. Olsen, Italian Paintings and Sculpture in Denmark, Copenhagen 1961, p. 107; E. Kai Sass, Thorvaldsens Portraetbuster, I-III, København 1963-1965, ad Indices; G. Hubert, Les sculpteurs ital. en France... 1790-1830, Paris 1964, p. 123 nota; Id., La sculpture dans l'Italie napoléonienne, Paris 1964, p. 184; J. B. Hartmann, Bertel Thorvaldsen scultore danese romano d'adozione, Città di Castello 1971, pp. 13 s.