CARNEVALE (Carnevali, Carnovale), Domenico
Nato a Sassuolo (Modena) nel 1524, morì a Modena il 18 nov. 1579, come si deduce dai registri comunali dei defunti. Fu sepolto in duomo. Dalle fonti più antiche (Vedriani), risulta pittore famoso, noto per un gran numero di opere a olio e a fresco (queste ultime, a meno di un secolo dalla sua morte, già in gran parte perdute per la rovina degli edifici per i quali erano state eseguite). Negli anni tra il 1566 e il '72 è documentata la sua presenza a Roma, dove è chiamato tra l'altro a restaurare la volta della cappella Sistina e subentra a Girolamo da Fano.
Qui fissa l'intonaco, stucca le crepe e interviene con veri e propri rifacimenti nell'episodio del Sacrificio di Noè, in cui ridipingequasi completamente le figure della giovane donna a sinistra in primo piano e del giovane nudo accanto a lei. Nella Separazione delle acque, ridipinge la mano sinistra di Dio, senza seguire il gesto originale di Michelangelo, come deduce il Tolnay per confronto con una incisione di Agostino Ghisi (v. anche E. Camesasca in La Cappella Sistina, Milano 1965, pp. 187, 192, 239).
Prima e dopo il soggiorno romano lavorò a lungo a Modena. Di questa sua attività restano un certo numero di documenti, ma solamente tre opere: un Battesimo di Cristo, da identificarsi con un quadro eseguito per la Confraternita della Morte e collocato poi nella chiesa di S. Biagio dove tuttora si trova; una Caduta di s. Paolo, dichiaratamente manieristica nella composizione e nei violenti contrasti luministici, dipinta per i padri benedettini del monastero di S. Pietro (il disegno preparatorio dell'opera è conservato presso la Galleria Estense; la Predica di Cristo alle turbe, nella stessa chiesa, erroneamente attribuita al C., è invece documentata sicuramente come opera del Romanino);la Circoncisione, firmata e datata 1576 - eseguita con ogni probabilità per la distrutta chiesa di S. Erasmo, ed acquistata dal duca Francesco IV per la quadreria principesca -, opera tarda, in cui è più pesante l'eredità del manierismo emiliano e romano.
L'attività modenese del C. è inoltre ricostruibile attraverso documenti e opere citate dalle fonti come perdute. Le commissioni di due grandi cicli decorativi testimoniano la fama raggiunta in città dall'artista dopo il viaggio a Roma. I confratelli della Buona Morte gli ordinano, per il loro oratorio, dodici quadri con la Vita del Battista, per i quali esistono, nell'archivio della Confraternita, documenti di pagamento che vanno dal gennaio 1574 all'ottobre 1577. Nello stesso oratorio lavora con altri artisti alla decorazione del soffitto, dipingendo il quadro al centro della volta e alcune delle sei lunette entro cornici in stucco. Un incendio pochi anni dopo distrusse quasi interamente le opere all'infuori di tre tele: un S. Giovanni che battezza Cristo, l'Eterno Padre e il Santo Spirito in gloria, e un S. Giovanni che predica alle turbe, che passarono in un primo tempo alla Confraternita di S. Michele, poi vennero disperse, forse vendute con gli altri beni, a partire dal 1775. Del secondo grande ciclo decorativo commissionato all'artista, ci dà notizia un documento dell'Arch. di Stato di Modena (Cart. dei Pittori)dell'11 luglio 1577, da cui risulta che il C. fu incaricato di dipingere a fresco il soffitto e le pareti della cappella del castello estense, svolgendo il tema della Resurrezione in varie scene (Ultima Cena, Orazione nell'orto, Flagellazione, Crocifissione, Resurrezione, Incredulità di s. Tommaso, Ascensione al cielo, Discesa dello Spirito Santo).Non è possibile sapere se l'impegnativo lavoro sia stato portato a compimento nei due anni seguenti, fino alla morte dell'artista, né è possibile accertare se i due quadri Cristo nell'orto, già nella chiesa di S. Michele, e Flagellazione di Cristo, dei confratelli della Neve, già perduti nel sec. XVIII, facessero parte dello stesso ciclo.
Tra le opere a fresco, oggi non più esistenti, si ricorda la decorazione della facciata, della galleria e di altre stanze del palazzo di Sassuolo (l'intero ciclo fu distrutto in seguito alla ricostruzione del palazzo, voluta da Francesco I d'Este). Nella città di Modena il pittore aveva eseguito affreschi nella casa Cavalerino (distrutta per far posto al coro della chiesa dei gesuiti) e decorato molti altri edifici della città, tra cui la casa Borghi poi Rangone, la facciata di una casa in Canal Grande, una Madonna con Bambino e i ss. Geminiano e Sebastiano nella cappelletta sul Canale delle Navi.
Altre opere citate nelle fonti, ma perdute, sono una Vergine con Bambino e i ss. Cosma e Damiano, Apollonia e Lucia, firmata e datata 1564, una Epifania della chiesa interna delle monache di S. Eufemia, un Autoritratto, una Purificazione di Maria della Confraternita degli ospitalieri di S. Pietro Martire.
Dalle sole tele giunte fino a noi non è agevole ricostruire la personalità pittorica del C., formatosi nell'ambiente tardomanierista modenese, in quegli anni influenzato dall'opera di Niccolò dell'Abate, ma altresì dalla tradizione parmense correggesca e ferrarese dossesca. Il C. inclina soprattutto all'inquieta spezzatura luministica di Lelio Orsi, mantenendo sempre un fondo di arcaismo e durezza, che innesta su una certa pompa tardomanieristica romana. Nella grande macchina compositiva della Caduta di s. Paolo è evidente l'affinità con i Taraschi, al lavoro, pochi anni prima, nella stessa chiesa di S. Pietro.
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite…, a cura di G. Milanesi, VI, Firenze 1881, p. 483; Modena, propr. conte Forni, ms.: F. Forciroli, Monumenti ined. di illustri modenesi [Modena 1586], pp. 132 s.; L. Vedriani, Racc. dei pittori, scultori, architetti modenesi più celebri, Modena 1662, pp. 99-102; G. F. Pagani, Le pitture e le sculture di Modena, Modena 1770, pp. 45, 58, 90; G. Tiraboschi, Notizie dei pittori… modenesi, Modena 1786, pp. 138-40; M. Valdrighi, Della vita e delle opere di A. Begarelli modenese, Modena 1824, pp. 46-48; L. Lanzi, Storia pittor. della Italia (1808), II, a cura di M. Capucci, Firenze 1970, p. 210; A. Venturi, La Galleria Estense in Modena, Modena 1833, pp. 274, 429; C. Malmusi, Notizie stor. e art. della chiesa e monastero di S. Pietro in Modena, in Annuario stor. modenese, I (1851), p. 104; F. Castellani-Tarabini, Cenni stor. intorno alle pitture della Galleria Estense, Modena 1854, pp. 111, 143; G. Campori, Gli art. ital. negli Stati estensi, Modena 1855, p. 410; A. Venturi, L'oratorio dell'Ospedale della Morte, in Atti e mem. della Deputaz. di storia patria per le prov. mod. e parm., s. 3, III(1855), pp. 22, 26, 29-31; A. Bertolotti, Gli artisti moden., parm.… in Roma, Modena 1882, p. 27; A. Venturi, Storia dell'arte ital., IX, 6, Milano 1933, p. 620; C.Tolnay, La volta della Sistina, in Boll. d'arte, XXIX (1935), p. 406; A. Bertini, Michelangelo fino alla Sistina, Torino 1942, p. 110; D. Redig de Campos-B. Biagetti, Il Giudizio Univ. di Michelangelo, Roma 1944, pp. 143, 146, 150; R. Pallucchini, I dipinti della Gall. Estense di Modena, Modena 1945, pp. 21, 62, 67; G. Forghieri, La pittura a Modena dal XIV al XVIII sec., Modena 1953, pp. 29 s.; A. Ghidiglia Quintavalle, S. Pietro in Modena, Modena 1965, p. 27; C. De Tolnay, Michelangelo, The Sixtine ceiling, Princeton 1969, pp. 30, 137, 193; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlaxikon, VI, p. 20.