CESCONI, Domenico
Nato a Verona il 13 febbr. 1803 da Giacomo e da Domenica Vicentini, non seguì un corso di studi regolare, ma venne avviato dal padre, modesto libraio, nella sua attività, che il C. proseguì con intelligenza. Nel 1829 si ammogliò ed ebbe quattro figli. Di idee politiche liberali avanzate, quando il 18 febbr. 1848 ebbero luogo a Verona manifestazioni antiaustriache durante il passaggio dell'arciduca Ranieri, che aveva abbandonato Milano, il C. arringò la folla raccolta nella piazza delle Erbe inneggiando a Pio IX e all'Italia. Il giorno dopo, costituitasi la guardia nazionale, ebbe il comando di una delle quattro compagnie.
A partire dal '49 la sua libreria "ai Leoni" divenne un ritrovo per i patrioti veronesi e per i forestieri di passaggio, e fu frequentata da C. Montanari, dall'avv. G. Faccioli, da G. Caliari ed A. Aleardi, noti esponenti delle opinioni liberali e separatiste. Nel gennaio 1850, sotto il nome di dott. Bianchi, vi giunse L. Dottesio, che portava manifesti, programmi di associazione ai Documenti della Guerra Santa d'Italia della tipografia di Capolago e altre stampe clandestine. Il C., al sentimento patriottico accomunando l'utile d'un commercio clandestino rischioso e remunerativo, consentì a smerciare alcune partite di volumi e perfezionò l'accordo con un viaggio a Milano, dove incontrò A. De Luigi, capo del comitato democratico, e a Como, ove conobbe anche Giuseppina Perlasca vedova Bonizzoni, amica del Dottesio. Concordato il trasporto tramite il conduttore di posta Francesco Tartarotti, il primo invio ebbe buon esito: i libri vennero smerciati con successo (e in buona, parte preventivamente acquistati dal Faccioli), sicché seguirono una seconda e una terza spedizione ed il C. si recò almeno un'altra volta a Como.
Il successivo viaggio del Dottesio a Verona e a Venezia, alla fine d'agosto del 1850, ebbe lo scopo di organizzarvi comitati d'ispirazione mazziniana. Egli si fermò alla libreria del C., dove lasciò cataloghi e manifesti, ma ebbe pure contatti con L. Menegazzi e con l'Aleardi e il Faccioli per la formazione d'un nucleo rivoluzionario e antiaustriaco. Il Dottesio fu attivo anche a Treviso e a Vicenza, e contribuì i collegarne gli ambienti politici con quelli di Venezia Mantova e Milano. Molte stampe mazziniane si diffusero perciò a Verona, e il C. vi contribuì commissionando allo stampatore A. Bisesti una necrologia del Grioli e un opuscolo di Meditazioni per il clero;nello stesso tempo venivano diffuse le cartelle del prestito mazziniano. Nel '51 i comitati erano costituiti con precisi criteri politici e militari, e precise responsabilità degli aderenti. Fu pure di passaggio per Verona A. Scarsellini, che stimolò la propaganda rivoluzionaria fra i militari ungheresi della guarnigione.
Con l'arresto del Dottesio presso il confine svizzero (gennaio 1851) la polizia poté colpire e la sua azione e le persone con cui era entrato in contatto e delle quali aveva con sé i nominativi e gli indirizzi in un taccuino. Trasferito nel giugno da Como a Venezia, il processo portò a numerosi arresti, fra cui quello dei veronesi Montanari e Faccioli (18 luglio); l'inchiesta rivelò i loro rapporti, la propaganda fra i soldati e la raccolta di fondi e di armi per un'insurrezione. Fu arrestato anche il C., portato con tutti gli altri a Mantova alla fine del giugno 1852, dopo la condanna a morte del Dottesio: gli interrogatori confermarono a suo carico i sospetti di aver stampato e smerciato bollettini mazziniani e altri scritti proibiti, ma non altrettanto la sua complicità nell'organizzazione dei comitati. Dopo un iniziale diniego, incalzato dagli inquisitori, confessò pienamente come già il Faccioli, coinvolgendo il Montanari, il Caliari, l'Aleardi e il Tartarotti. Arrestati anche questi ultimi due, che si difesero con abilità, il C. fucondannato il 3 marzo 1853 alla pena di morte, commutatagli dal Radetzky "pel dimostrato sincero pentimento" a dodici anni in ferri.
Portato il 17 maggio nella fortezza di Josephstadt, vi restò fino all'amnistia del 2 dic. 1856. Ritornato a Verona, rimase sotto la sorveglianza della polizia austriaca; nel 1859, alla vigilia della seconda guerra d'indipendenza, fuarrestato con l'Aleardi e il Guerrieri, deportato ancora a Josephstadt e liberato soltanto dopo la pace di Villafranca.
Morì isolato e senza amici a Verona il 22 dic. 1863.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Mantova, Atti dell'I. R. Auditorato di guarnig. in Mantova,Processo dei Martiri di Belfiore, 1852-53, buste 1-4; L. Martini, Il Confortatorio di Mantova negli anni 1851-'52-'53-'55, a cura di A. Rezzagli, I, Mantova 1952, p. 353; R. Sonzogno, Mémoires polit., Paris 1875, p. 49; G. Segala, Verona e Mantova nelle cospiraz. lombarde, Verona 1887, passim; R. Caddeo, La Tipografia Elvetica di Capolago(1830-53), Milano 1931, passim;A. Luzio, Imartiri di Belfiore e il loro processo, Milano 1951, pp. 40, 135 s., 272; R.Fasanari, La propaganda mazziniana di L. Dottesio a Verona(1850-1851), in Atti dell'Accad. di agric., scienze e lettore di Verona, s. 6, VII (1955-56), pp. 7-11, 69, 71-94 dell'estratto; Id., Il Risorgimento a Verona, Verona 1958, pp. 250-253 e passim; Compromessi polit. del Mantovano(1848-1866), a cura di R. Giusti, Mantova 1966, p. 40; G. Fumagalli, Lexicon Tipograph. Italiae, Florence 1905, pp. 315 s.; Id., Giunte e correzioni..., Firenze 1939, p. 77; Diz. del Risorg. naz., II, s.v.