CHELINI, Domenico
Nacque da Francesco e da Giustina Casanetti a Gragnano di Lucca il 18 ottobre 1802, ultimo di una famiglia di contadini, proprietaria di un appezzamento di terreno con conduzione propria. Il padre, dopo la scuola primaria, volendo farne un sacerdote, lo inviò a Lucca a ricevere l'istruzione necessaria. Ivi il C. ebbe per maestro di latino un valente professore, il padre Puccinelli dei canonici lateranensi, dal quale si fece ben presto apprezzare, tanto che alla morte del padre, desiderando i fratelli il ritorno del giovanetto a Gragnano per il lavoro dei campi, il Puccinelli si oppose permettendogli di proseguire nella carriera religiosa. A Lucca il C. ebbe occasione di avvicinare studiosi di mineralogia e di scienze naturali, che lo iniziarono a tali discipline.
Inviato a Roma dal suo protettore, indossò l'abito scolopio il 10 novembre del 1919, assumendo il nome di Giovanni, e dal 1819 al 1826 studiò presso il collegio Nazareno dove ebbe la ventura di incontrare valorosi docenti, fra cui il matematico padre Gandolfi, insegnante presso l'Archiginnasio di Roma. Apprezzato e stimato dai superiori per serietà e onestà, nonché per la competenza raggiunta nelle scienze esatte, fu subito assunto, terminati gli studi, quale insegnante di matematica presso lo stesso istituto e, successivamente, mandato a Narni, per tenervi corsi di retorica nel locale seminario. Fu in questa sede che venne consacrato prete nel 1827. Nella quiete del seminario, dopo il lavoro quotidiano, egli si diede "con serenità di spirito" agli studi prediletti di matematica, raggiungendo fin d'allora risultati di una certa importanza.
Passò ancora un anno a Narni (1828-1829) e fu quindi a Città della Pieve professore di filosofia; di qua nel 1830 venne trasferito ad Alatri. Di salute cagionevole, dovette curare a Napoli una grave forma di esaurimento. Ritornato a Roma nel 1831, riottenne la cattedra al Nazareno, che conservò fino al 1851. A Roma il C. conobbe alcuni celebri visitatori, e con certuni si legò di grande amicizia, come con lo scienziato Jacobi, con Léjeune-Dirichlet, con Steiner, con Schäfli, Bochardt e altri.
Per i suoi notevoli studi di statica e di meccanica il suo nome cominciava già a circolare fra gli studiosi, per cui non destò meraviglia l'incarico ricevuto nel 1851 dal Senato accademico di Bologna per un corso di meccanica e idraulica da tenere presso quell'università. Il 24 maggio 1860 fu interdetto dall'università perché aveva rifiutato di prestare il giuramento di fedeltà, al nuovo governo; tuttavia poté rientrare il 5 novembre dello stesso anno all'ateneo di Bologna, quale docente questa volta di meccanica razionale. Dopo qualche anno, tuttavia, nell'ottobre del 1863, ebbe l'ingiunzione di un decreto in virtù del quale l'incarico sarebbe stato considerato valido in linea straordinaria per un solo anno ancora. Il ministero della Pubblica Istruzione richiese il giuramento al nuovo regno, cosa che il C. non volle accettare giustificandosi con il suo stato sacerdotale. Conseguentemente, alla fine del 1864 egli venne collocato a riposo. Quell'anno fu uno dei più dolorosi e malinconici della sua vita: dapprima egli tornò a Lucca dalla sua famiglia, in seguito, nel 1865, decise di recarsi a Roma per dedicarsi agli studi prediletti, finché nel 1867 ottenne l'insegnamento di meccanica razionale presso la Sapienza. Nel 1870, con la proclamazione di Roma capitale, venne nuovamente dimesso per non aver voluto giurare. Continuò allora l'insegnamento presso l'università vaticana e, quando questa fu chiusa (1876), impartì lezioni private. La sventura si accanì ancora contro di lui, giacché gli fu negata persino la pensione. Finalmente nel 1878 l'Ordine civile di Savoia gli decretò un piccolo assegno, ed egli tornò al Nazareno.
Morì a Roma il 16 nov. 1878.
Numerosi i riconoscimenti all'opera sua da parte di colleghi e accademie. Così la Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei lo ebbe fra i suoi soci fin dal 1847, ed egli fu accademico inoltre dell'Accademia di Bologna e della Società dei XL, fin dal 1863 e di numerose altre istituzioni italiane e straniere. Le sue pubblicazioni, apparse su riviste specializzate italiane o depositate fra gli Atti delle accademie cui appartenne, sono in numero di cinquantatré e abbracciano un periodo di attività di ben quarantaquattro anni, fino a pochi mesi prima della morte. Alcune memorie di scienziati illustri che sviluppano l'opera del C. vennero raccolte dopo la sua scomparsa nel volume Collectanea Mathematica in mem. Dominici Chelini, edito a Milano nel 1888 (contenente la bibliografia completa di tutti i suoi lavori), con un'introduzione del matematico E. Beltrami dal titolo Della vita e delle opere di D. Chelini. Ivi è qualificato come un "veterano della scienza italiana il cui nome correva già per le bocche degli stranieri fin da quando gli studi nostri giacevano depressi come le sorti nazionali".
I lavori, consistenti in note e memorie e volumi, si possono distinguere in vari gruppi. Al primo complesso appartengono: la memoria Sulla teoria delle quantità proporzionali, letta all'Accademia dei Lincei nel 1834, e pubblicata nel Giornale accademico, LXXIII (1837), pp. 166-190; sulla Formazione e dimostrazione della formula che dà i valori delle incognite nelle equazioni di 1º grado (ibid., LXXXV [1840], pp. 3-12); Sopra alcuni punti notabili nella teoria elementare dei tetraedri e delle coniche, in Mem. dell'Acc. delle scienze dell'Ist. di Bologna, IV (1874), pp. 223-253, con l'altra nota Intorni ai poligoni iscritti e circoscritti alle coniche (ibid., pp. 353-57); tutte questioni di geometria che però sono di importanza secondaria rispetto ai problemi meccanici affrontati e risolti dal Chelini. Nel secondo gruppo rientrano tutte le questioni di geometria analitica pura e applicata da lui studiate, come la Nota sulle proprietà di alcune espressioni algebriche relative alle superfici di secondo ordine e Sulla curvatura delle linee e delle superficie, in Raccolta scientifica di Palomba, I (1845), pp. 105-109, 129-136, 140-148, 156-160, e l'altra intitolata Di alcuni teoremi di Gauss relativi alle superfici curve, e le Osservazioni sopra una memoria di Liouville intorno alla teoria generale della superficie (in Annali di scienze fisiche e matematiche compilati da B. Tortolini, II [1851], pp. 291-300); e Sulla teoria dei sistemi semplici di coordinate e sulla discussione delle equazioni generali di secondo grado in coordinate triangolari e tetraedriche, in Mem. dell'Acc. delle scienze dell'Ist. di Bologna, III (1863), pp. 3-81; Della curvatura della superficie con metodo diretto (ibid., VIII [1868], pp. 27-76), e Sull'uso sistematico dei principi relativi al metodo delle coordinate rettilinee, in Raccolta scientifica di Palomba, V (1849), pp. 227-63, 333-74.
Va inoltre ricordato, nelle sue opere, il testo di analitica intitolato Saggio di geometria analitica trattata con nuovo metodo, pubbl. Roma 1838, nel quale vengono utilizzati il principio delle proiezioni e quello della composizione delle rette e delle aree col risultato di donare agilità e rapidità a tutta l'esposizione; un sistema che sarà ripreso in alcune memorie successive. Ma l'opera del C. lasciò un'impronta personale e veramente incisiva nelle memorie inerenti a questioni di meccanica razionale, in cui egli si era, come dire, specializzato. Il matematico Ruffini, in una conferenza del 17 nov. 1881, mise in evidenza le sue ricerche intorno alla "teoria degli assi di rotazione, nella quale egli diede una veste più adatta alle esigenze dell'insegnamento scolastico di quel genere di ricerche". Il C., avendo ripreso lo studio dell'ellissoide di rotazione del Poinsot, riuscì a stabilire le relazioni che esso presenta con le altre quadriche delle quali si era fatto uso e si faceva ancora uso nella teoria dei momenti d'inerzia. Egli escogitò allora un tipo di ellissoide (detto oggi del Chelini) relativo al momenti d'inerzia rispetto ai piani polari agli assi principali d'inerzia. Ora, ad es., un ellissoide di Culman può riguardarsi come una rappresentazione geometrica dei momenti d'inerzia di un particolare sistema di forze relative ai piani che passano per un punto dato. Se questa diviene illusoria, all'ellissoide può sostituirsi addirittura un'ellissi d'inerzia (detta di Poinsot) che è una rappresentazione geometrica dei momenti d'inerzia del sistema relativo ai piani che s'intersecano in una retta determinata. Ma c'è un ellissoide che da solo basta a rappresentare geometricamente tutti i momenti d'inerzia in ogni caso e questo è proprio l'ellissoide di Chelini. Una proprietà geometrica dell'ellissoide del C. condusse il matematico Ruffini a trovare l'equazione dell'ellissoide di Poinsot ove siano assegnati i sei integrali che s'incontrano in tutte le questioni relative ai momenti d'inerzia.
Nel volume Gli elementi di meccanica razionale, un grosso libro edito in Bologna nel 1860 si nota subito che l'autore riprende ed estende con successo i metodi già usati in geometria analitica. L'opera può considerarsi il suo capolavoro.
Bibl.: Necrologio, in Transunti della R. Accademia d. Lincei, s. 3, IV (1878-79), pp. 54-59; G. Foligni, Intorno alla vita del p. D. C., Roma 1879; A. Leonetti, Pubbliche testimonianze del p. D. C., Bologna 1880; Mem. sul p. D. C., Bologna 1882; E. Beltrami, Della vita e delle opere di D. C., in Collectanea Mathematica in mem. Dominici Chelini, Milano 1888, pp. 1-28; W. Rouse Ball, Breve compendio di storia d. matematiche, Bologna 1904, II, Le matematiche mod. sino ad oggi, p. 296; V.Giovannozzi, Il Calasanzio e l'opera sua, Firenze 1930, p. 81; Un secolo di progresso scient. ital., Roma 1939, I, pp. 127, 156, 212, 218, 220, 692; L.Simeoni, Storia della Università di Bologna, II, Bologna 1940, ad Ind.; Storia delle scienze, Torino 1962, I, p. 613; F. G.Tricomi, Matematici ital. nel primo centenario dello Stato unitario, in Mem. d. Acc. d. sc. di Torino, s. 4, I (1962), p. 34; J. C. Poggendorf, Biogr.-lit. Handwört. zur Gesch. d. exact. Wissensch., III, coll. 265b-266a; Enc. Catt., III, col. 1406.