CHIARA, Domenico
Nacque a Saluggia, presso Novara, il 26 genn. 1838, da modesti agricoltori. Per l'aiuto materiale di G. Paechiè poté intraprendere gli studi secondari e poi quelli superiori presso l'università di Torino, ove si laureò in medicina e chirurgia nel 1861. Subito iniziò la carriera accademica, che doveva essere assai rapida: nell'anno accad. 1861-62 fu assistente nella clinica ostetrica di Torino diretta da S. Giordano. Nel 1862 vinse per concorso una borsa di studio all'estero, della quale usufruì a Parigi, ove dimorò per circa diciotto mesi frequentando i corsi di J.-A. Depaul, di A.-J. Jobert e soprattutto di C. P. Pajot. Tornato a Torino, fu nominato, nel 1864, assistente nelle cliniche universitarie dell'ospedale di S. Giovanni Battista. Nel 1865 partecipò al concorso per la cattedra di ostetricia bandito dall'università di Pisa.
Il lavoro presentato in tale occasione, Unità di legge dei fenomeni meccanici del parto (Pisa 1865), rappresenta il manifesto del pensiero del C. in ostetricia. Egli mirò a una sintesi delle leggi preposte ai meccanismi del parto, che nella prima metà del secolo si era ritenuto di potere enunciare. Ispirato dalle lezioni del Pajot, sostenne che nei "parti naturali e spontanei non vi ha che un solo meccanismo", che egli divide, per convenienza, in cinque tempi: flessione, riduzione, impicciolimento; impegno, discesa, progressione; rotazione interna della parte che si presenta; deflessione, estensione o disimpegno di questa parte; rotazione interna della parte che deve ancora uscire, esterna della parte uscita e disimpegno della parte ultima, o di tutto il feto. La dissertazione del 1865 contiene lo studio analitico dei movimenti passivi del feto per ogni presentazione e posizione.
L'esito del concorso pisano lo vide primo per esame e secondo per titoli. Nel maggio del 1866 il C. si arruolò nell'esercito come medico volontario e prestò soccorso ai feriti sui campi di Brescia, di Volta, di Guidizzolo, e poi agli ammalati di Udine. Sempre nel 1866, mentre era ancora in servizio militare, veniva nominato professore straordinario di ostetricia e direttore della clinica dell'università di Parma.
Il C. fu profondamente turbato dalle condizioni in cui versava la clinica della quale aveva assunto la direzione: carenza di mezzi, pessimo stato dei locali, inosservanza delle più elementari norme igieniche. Nella sua prolusione al corso del 1866, Dello stato puerperale, egli denunciò la drammatica situazione, nella quale vedeva la sorgente di pericolose infezioni. La paventata minaccia divenne tristemente reale l'anno seguente, quando un'epidemia di febbre puerperale si manifestò tra le ricoverate nella clinica di Parma: in tale occasione il C. rese pubblica la disastrosa situazione, sia inviando alcune lettere al presidente degli ospizi civili di Parma, sia richiamando sul problema l'attenzione della stampa. In sostanza egli riteneva che fosse indispensabile procedere a una completa ristrutturazione dell'ospizio, secondo i nuovi canoni dell'igiene, e a una riforma radicale dell'educazione del personale infermieristico e ostetrico; la chiusura temporanea della clinica, comunque imposta dalle circostanze, avrebbe avuto il significato di un semplice palliativo, se tali esigenze fondamentali fossero state disattese. Malgrado la cura e le attenzioni del C., che indirizzò lettere sull'argomento anche a F. Gueneau, lo stato della clinica rimase invariato; nel 1869, in occasione di una nuova grave epidemia di febbre puerperale, egli richiamò ancora l'attenzione delle autorità sulla necessità di prendere, opportuni provvedimenti e propose la fusione della clinica universitaria con l'ospizio di maternità.
Divenuto ordinario di clinica ostetrica e ginecologica dell'università di Parma nel 1869, il C. rimase in questa sede per altri tre anni. Patriota e sensibile ai problemi sociali manifestò, negli anni parmensi, un vivo interesse anche alla divulgazione scientifica: lo scritto di igiene popolare, Vita e luce (edito a Firenze nel 1867 nella collana della "Scienza del popolo") rivela infatti fin dal titolo l'influenza che sul suo indirizzo culturale, di chiaro materialismo positivista, esercitò J. Moleschott.
Nel 1872 il C. vinse, per esami e per titoli, il posto di professore-direttore della R. Scuola di maternità di Milano; la cattedra parmense fu occupata dal suo discepolo G. Calderini. Il periodo milanese (1872-1882) del C. coincise con quello della sua maggiore attività scientifica. Per il suo interessamento furono compiuti, nell'istituto ostetrico milanese, miglioramenti igienico-sanitari, un ampliamento del sistema idraulico e l'introduzione del calorifero. L'anfiteatro, da lui tanto auspicato e che sarebbe servito ai corsi di lezioni teoriche e cliniche che la scuola ostetrica impartiva ai medici laureati, non venne realizzato.
Nel 1878 il C. pubblicò a Milano il volume, con testo italiano e inglese, corredato da sei tavole litografiche di A. Trezzini, La evoluzione spontanea sorpresa in atto mediante la congelazione, che è considerato un classico della patologia gravidica e un "prezioso documento della maturità ormai raggiunta dell'ostetricia meccanica" (Belloni).
Il lavoro era il risultato dell'osservazione condotta sul cadavere di una partoriente, cui la levatrice, rompendo le membrane, aveva provocato la procidenza del braccio sinistro e del cordone: accolta nell'ospizio provinciale il 17 ott. 1877, essa vi era morta pochi minuti dopo il ricovero. Al C. si era così presentata l'opportunità di studiare l'evoluzione spontanea nella presentazione di spalla. La necroscopia, il congelamento del pezzo, lo studio successivo delle superfici di sezione gli avevano consentito di sorprendere in atto l'evoluzione spontanea, con la dimostrazione che essa "avesse oramai compiuto il terzo tempo... [e perciò] il grand'asse del feto si fosse messo sull'asse dell'utero e dello stretto superiore, confusione di essi necessaria per l'impegno e la progressione del feto lungo il canale utero-pelvico".
Collaboratore de L'Osservatore,Gazzetta delle cliniche di Torino, il C. fu tra i fondatori della Società italiana di ostetricia, ginecologia e pediatria e, nel 1879, degli Annali di ostetricia,ginecologia e pediatria, dovuti in gran parte all'iniziativa di L. Mangiagalli, suo assistente a Milano. Degli Annali il C. fu il direttore responsabile fino al 1888: per mezzo loro da un lato egli volle rivendicare il livello internazionale dell'ostetricia italiana, dall'altro tese a combattere l'eccessivo accentramento amministrativo, che a suo parere costituiva una delle cause della inferiorità della ginecologia e pediatria nazionali (Annali, II [1880], pp. I-VIII). Dall'ottobre del 1878 applicò l'amputazione utero-ovarica come complemento del taglio cesareo classico (secondo il metodo, dunque, inaugurato nel maggio del 1875 da E. Porro), divulgandola e difendendola dalle accuse di parte cattolica secondo cui con questa operazione si troncava la vita riproduttiva nella donna e si ledeva la santità del matrimonio; egli asserì invece che l'intervento permetteva di salvare "un contingente di vite che altrimenti andrebbero perdute "(ibid., I [1879], p. 21). Il C., che negli anni Ottanta fu considerato tra i più valenti ostetrici italiani, sosteneva principalmente la necessità di limitare il parto prematuro artificiale dal novero degli atti operativi; di attuare il parto forzato, nella donna morta, in sostituzione al taglio cesareo; di attuare quest'ultimo, invece, nella donna agonizzante; infine di estendere al massimo la profilassi antisettica.
Tra le opere più sistematiche del C. sono due lavori pubblicati nella "Collezione italiana di letture sulla medicina", diretta da G. Bizzozero: Le indicazioni della embriotomia (I [1881], 4, pp. 117-143) e La tecnica della embriotomia (II [1882], 5, pp. 163-200). Il 1º nov. 1882 il C. lasciò definitivamente Milano per assumere la direzione dell'istituto ostetrico ginecologico dell'istituto superiore di perfezionamento di Firenze. L'insegnamento, in cui manifestò capacità didattiche molto apprezzate, la vasta attività organizzativa dispiegata per la clinica fiorentina, la pratica privata, infine il dolore per la malattia prima e la morte poi della madre diminuirono la sua produzione scientifica. Egli tuttavia insegnò fino al 1890, quando per motivi di salute dovette chiedere d'essere collocato in aspettativa. Due anni più tardi sembrò potere riprendere l'insegnamento, ma dopo sei mesi, a causa dei suoi profondi disturbi mentali, il ministro della Pubblica Istruzione, a seguito del parere della facoltà medica di Firenze, lo collocò a riposo (1º dic. 1893).
Il C. fu ricoverato nella casa di salute della Cristina in Torino, ove morì l'8 dic. 1905. Fu sepolto nel cimitero di Saluggia.
Oltre alle opere già menzionate, meritano d'essere ricordati i seguenti lavori del C.: Considerazioni pratiche sui vizi del catino..., Torino 1864; Commenti clinici e lezioni clinico-cattedratiche dette nell'istituto ostetrico di Parma, Parma 1867; Questioni d'igiene nosocomiale..., ibid. 1867; Ospizio provinciale degli esposti e delle partorienti in Milano..., Milano 1878; Compendio e quadri sinottici di ostetricia..., ibid. 1878; La ovaro-isterotomia cesarea, in Ann. di ostetr., ginecol. e ped., I (1879), pp. 1-21; Casuistica ostetrica,ibid., pp. 289-316; La quinta ovaro-isterotomia cesarea(metodo Porro),ibid., pp. 573-594; Miscellanea di ginecologia: tre casi clinici,ibid., II (1880), pp. 15-26, 65-76; Qua e là per il registro clinico dell'anno 1878,ibid., pp. 333-366, 456-505; Un vecchio istrumento della pratica-ostetrica,ibid., pp. 577-596; Una ultima parola sulla profilassi listeriana nella clinica ostetrica milanese,ibid., III (1881), pp. 144-153; L'anno solare 1881 alla clinica ostetrica di Milano,ibid., IV (1882), pp. 30-33; Breve relazione intorno all'anno clinico 1881 nel compartimento ostetrico,ibid., pp. 307-319; Giudizio ostetrico-legale e procedimento penale per infanticidio (con E. Valsuani), ibid., pp. 562-568; L'antipirina in ostetricia e l'amministrazione ipodermica del ferro nella cura dell'anemia,ibid., VII (1885), pp. 1-9; Casistica contributo alla tecnica della ovario-isterectomia comune e di quella cesarea,ibid., pp. 161-169, 290-298; La profilassi o antisepsi indiretta nel R. Istituto ostetrico-ginecologico di Firenze,ibid., pp. 422-429; Un errore diagnostico e sue conseguenze ibid., pp. 453-457; La menopausa artificiale o chirurgica..., ibid., pp. 513-542; Il bagno della superficie d'inserzione della placenta nella infezione puerperale d'origine endo-uterina..., ibid., XV (1893), pp. 549-556.
Fonti e Bibl.: Necrol. in Il Policlinico, sez. pratica, XII (1905), p. 1628; in Annali di ostetricia e ginecologia, XXVIII (1906), pp. 144-148; C. Decio, La maternità e la scuola ostetrica milanese nel sec. XIX,ibid., pp. 277-321, 657-718;P. Negri, Comm. del prof. D. C., in Atti d. Soc. ital. di ostetr. e ginecol., XII (1906), pp. LXXIX-XCVIII; E. Pestalozza, D. C., in Annali del R. Istituto di studi super. pratici e di perfezionam. (Firenze), 1907, pp. 87 ss.; Carteggio Tenca-Maffei, a cura di L. Jannuzzi, Milano 1973, II, pp. 248, 352 s.; III. pp. 149, 152, 155;B. Grassi, I progressi della biologia e delle sue applicaz. pratiche conseguiti in Italia nell'ultimo cinquantennio, in Cinquanta anni di storia ital., Milano 1911, pp. 254 s.; G. Gelli, D. C., in Lo Sperimentale, LXXVIII (1924), pp. 289-293;A. Castiglioni, Storia della medicina, Milano 1927, pp. 725, 836 s.; G. Gelli, Patrioti ital. dell'Ottocento da non dimenticare, Firenze 1941, pp. 38-41; A. Pazzini, Storia della medicina, II, Milano 1947, pp. 516 s.; M. G. Nardi, Il pensiero ostetrico-ginecologico nei secoli, Milano 1954, pp. 237, 306 s., 328, 332; L.Belloni, La scuola ostetrica milanese dai Moscati al Porro, Milano 1960, pp. 59-62; M. F. Visconti, Su due lettere del prof. D. C. ..., in Parma medica, XI (1963), 10, pp. 28-41; Id., Carteggio del professore D. C. ..., in Quad. diclin. ost. e gin., XIX (1964), pp. 32-44; Id., Rapporti fra istituti universitari ed ospedalieri..., ibid., XX (1965), pp. 807-817;I. Fischer, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte [1880-1930], I, p.241.