Filologo italiano (Roma 1835 - Firenze 1927), prof. di letteratura greca all'univ. di Pisa (1859), poi (1872) di Firenze e, per breve tempo, di Roma; socio nazionale dei Lincei (1875); senatore dal 1891. Si dedicò specialmente a studî classici, ma anche bizantini, romanzi, germanici. Fu tra i massimi filologi italiani del suo tempo. Coltivò gli studî di mitologia comparata (Edipo e la mitologia comparata, 1867), e lo studio delle leggende e tradizioni popolari, anche orientali (Sindibād) e finniche (Il Kalevala e la poesia tradizionale dei Finni, 1891); ma l'opera maggiore fu il Virgilio nel Medioevo (1872), che è anche una storia della cultura occidentale da Augusto a Dante. Studiò i papiri di Ercolano, diede l'edizione di alcuni di essi (Index Stoicorum) e ne propugnò lo studio; si rivolse poi alle epigrafi greche dell'Italia merid. e di Creta; illustrò la grande iscrizione di Gortina (1893) e infine le laminette orfiche (1910).