CUCINIELLO, Domenico
Nacque a Resina (l'odierna Ercolano in provincia di Napoli) l'11 settembre del 1780. Fratello dell'architetto Ciro e zio del drammaturgo Michele, alternò l'attività di architetto ed ingegnere a quella di litografo, raggiungendo in entrambi i campi fama immensa nella Napoli romantica. Prima testimonianza della sua attività di litografo-editore fu, nel 1821, la cartella didattica, composta da ventiquattro tavole, degli Elementi di paesaggio ricavati dalle opere di Cristoforo Kniep. Disegnati da C.zo de Angelis. Pubblicati e litografati da Domenico Cuciniello (Napoli 1823).
L'opera, basata prevalentemente, com'era in uso nelle accademie, su singoli elementi, come foglie o piante, era stata iniziata dal Kniep nel 1811 a Vienna, con il titolo Grundlinien der Landschaftzeichnung, affidata all'incisore L. F. Kaiser ed interrotta nel 1819 alla quindicesima tavola: fu merito del C. editore assicurarsene i diritti, aprendo così non solo nel Regno delle Due Sicilie, ma in tutta Italia, la via a una delle possibili applicazioni della nuova tecnica litografica: la didattica artistica.
Nel 1825, il C. unì la sua impresa, a quella dei disegnatore e litografo L. Bianchi, inaugurando così un costume tipico delle imprese litografiche napoletane, basate spesso sul meccanismo dell'associazione: basti pensare a Gatti e Dura e a Fergola e Cirelli, che accanto ai vari Wenzel, Richter, ecc. fecero della città di Napoli uno dei maggiori centri italiani di produzione litografica. Il primo esempio conosciuto di produzione della casa Cuciniello e Bianchi è costituito dal ritratto di Giovanni Pacini, disegnato da C. De Falco nel 1825. Nel 1826 la Cuciniello e Bianchi espose ben diciotto ritratti in litografia presso l'"Esposizione degli oggetti di Belle Arti dei dì 4 Ottobre 1826" (la cosiddetta Biennale borbonica): con ogni probabilità, ne facevano parte i due bei ritratti, opera del Dura, di Giuseppe Maria Galanti (in cui si toccano punte di virtuosismo litografico, imitando quasi la puntasecca) e della cantante Adelaide Tosi; ed inoltre i due ritratti disegnati da G. Forino, di Niccolò Iommelli e Carlo Paessler (tutti conservati, come quello di G. Pacini, presso la Fondazione Pagliara dell'Istituto universitario di magistero "Suor Orsola Benincasa" di Napoli).
Tra il 1826 ed il 1827, grazie alla presenza a Napoli del pittore svedese Hjalmar Mörner, il C. e il Bianchi si inserirono in una tendenza culturale pienamente romantica, quella dei soggetti di costume popolare, che trova nei "tipi" napoletani il tema ideale, da allora replicato innumerevoli volte.
Il primo soggetto, probabilmente del 1826, fu la Bottega di caffè al Molo; seguì una serie di tredici litografie colorate (Roma, Gabinetto naz. delle stampe, Sved. sec. XIX), con temi molto specifici, tra cui Cocozzaro (n. 8), Cambiamonete (n. 11), Giuocatore di morra (n. 5), Il segretario degli idioti (n. 12), Zoccolaio (n. 13, Calesso di Resina (n. 7). L'attenzione del Mörner sembra anche tesa all'individuazione dei gesti, secondo una tradizione settecentesca confluita nella cultura romantica. La fortuna di questa cartella fu tale, specialmente presso il pubblico straniero, da dare luogo l'anno successivo (1827) alla Nuova raccolta di scene popolari e costumi di Napoli dei signori Cuciniello e Bianchi, un album di trentadue tavole (Londra, British Library), con soggetti ancora in gran parte opera dei Mörner. Allo stesso artista si deve una incisione raffigurante un Brigante alla macchia, che dovette avere anch'essa fortuna se nello stesso 1827il C. e il Bianchi commissionarono lo stesso soggetto a Peter Van Hanselaere, disegnato da F. Wenzel.
Nel 1828, su disegni di G. Forino, C. e Bianchi pubblicarono una serie di ritratti dei regnanti delle Due Sicilie (la Fondazione Pagliara conserva quelli di Maria Isabella, del Duca di Calabria Ferdinando, del Principe di Capua Carlo); e nel 1829 una nuova Raccolta di costumi napoletani disegnati e colorati dal vero. L'esposizione, nel 1830, di un disegno del C., raffigurante Cristo deposto in braccio alla ss. Vergine (Esposizione degli oggetti di belle arti, 1830). confermò la sua attività di disegnatore, collaterale a quella di litografo.
L'opera che diede maggior fama alla casa litografica Cuciniello e Bianchi fu pubblicata tra il 1829 e il 1832, in tre volumi, con il titolo Viaggio pittorico nel Regno delle Due Sicilie, dedicato a Sua Maestà il Re Francesco Primo, pubblicato dai SS.ri Cuciniello e Bianchi (In Napoli presso gli Editori, vico S. Spirito di Palazzo n. 49).
La prima parte era dedicata a Napoli e divisa in due volumi riguardanti rispettivamente la città di Napoli e la sua provincia; la seconda la Sicilia. Seguendo la fortunata, secolare tradizione tracciata dal Saint-Non con il Voyage pittoresque ..., grande rilievo viene dato in quest'opera alle tavole, con vedute litografiche da R. Müller, F. Hörner, F. Wenzel, C. W. Goetzloff, L. jely, P. de Léopold, G. Forino e G. Dura. Le vedute, ben 178, furono dipinte dai paesaggisti della cosiddetta scuola di Posillipo, allora quasi agli esordi, in particolare da Giacinto Gigante, Achille Vianelli, Raffaele Carelli, e poi ancora da A. Marinoni, dal Belloni, da S. Fergola, da A. Falcon e da S. Cavallari. L'essersi rivolti a così giovani e poco conosciuti artisti è già segno della frequentazione dei miglior ambiente romantico napoletano: ma ciò che soprattutto dà un segno di novità all'opera è il testo, affidato a Raffaele Liberatore, letterato che, tentando di reagire al purismo di Basilio Puoti, descrive i luoghi con un atteggiamento di evocazione nostalgica che contribuisce a determinarne il mito romantico. Così pure le vedute, benché riferite a quelle del Saint-Non, sono già inclini ad un concetto del "pittoresco", che poi resterà tipico delle vedute meridionali. In questo, la qualità della traduzione litografica tocca vertici fino ad allora non riscontrabili, riuscendo a rendere, nell'immagine bianca e nera, tutte le possibili sfumature pittoriche degli acquerelli originali (Veduta di parte della spiaggia di Sorrento e della casa di Tasso, II, tav. 120, opera di G. Gigante e di F. Wenzel, ne costituisce un esempio ammirevole; per una recens. contemporanea, si veda Biblioteca ital., LXII [1831], pp. 312-317).
L'esperienza e la fortuna del Viaggio pittorico determinarono nel 1832 la pubblicazione delle Esquisses pittoresques et descriptives de la ville et des environs de Naples, publ. à Naples par MMrs Cuciniello et Bianchi. Si tratta di 44 tavole, molto spesso su disegni di G. Gigante, che al suo nome fa aggiungere come dato (significativo anche per l'editore): "dess. d'après nature", ed ancora di F. Wenzel di G. Forino, di A. Papandrea. Gigante spesso litografò le proprie opere e quelle degli altri. I testi furono ancora di Raffaele e di Elisa Liberatore.
Dopo questi episodi, il ruolo della casa litografica C. e Bianchi di propulsore della cultura figurativa romantica napoletana non conobbe più vertici così alti, ma comunque, con la pubblicazione di alcuni disegni di Carlo Martorana (Peschiera di Pollione a Sorrento, e Scoglio delle Sirene a Capri), o di una deliziosa serie di litografie acquerellate con Nature morte di fiori e frutta, proseguì in una dignitosa produzione destinata alla diffusione nel Regno ed all'estero, che comprendeva numerose litografie sull'osservatorio di Napoli (progettato da S. e L. Gasse), sulla villa Dupont (di L. Gasse), su una mascherata per Ferdinando II.
Esperto di meccanica dei fluidi, il C. studiò ritrovati temici e compi un viaggio in Francia e in Inghilterra (1839) per approfondire le conoscenze sulla costruzione di darsene e scali. Nel 1832 fece parte di una commissione di ingegneri dei Corpo di ponti e strade, presieduta dal direttore generale Carlo Afan de Rivera, incaricata di elaborare progetti per il porto militare. Di questi si inizio a realizzare nel 1836, sotto la direzione del C., quello per la costruzione del molo S. Vincenzo, a protezione del nuovo porto militare; ciò permise la creazione dei bacino Beverello destinato alle navi da guerra (Di Stefano, 1972, p. 706). Nella direzione di quest'opera per pochi mesi venne affiancato da Stefano Gasse che però morì presto; venne anche chiamato a progettare il nuovo porto militare di Livorno, ma i lavori di costruzione vennero affidati ad altri. Sembra anche che gli fosse affidata la costruzione di un ergastolo a Nisida sulle rovine del castello Piccolomini (D'Ayala, 1845, p. 264).
Il C. va anche ricordato per alcune architetture effimere.
Nel 1826 progettò un apparato funebre per la morte di Giovanni Danero, capitano generale e comandante della reale marina, trasformando la chiesa di S. Maria degli Angeli a Pizzofalcone in un antico sotterraneo egizio dotato di "quel carattere severo che sembrano domandare le macchine temporarie destinate a cerimonie funebri". Ma poiché la severità dello stile non si addiceva "al carattere pffi gentile che parea chiedersi dal monumento sepolcrale", il C. impiegò decorazioni, statue e bassorilievi di ispirazione ellenistica (Giornale delle Due Sicilie, suppl. al 7 febbr.1826, n. 31, cit. in Mancini, 1972, p. 760). Il C. allestì inoltre vari "sbarcatoi", apparati temporanei per festeggiare lo sbarco di personaggi illustri: non ci sono pervenuti grafici, ma solo descrizioni da cui risulta come l'opera del C., se pure seguace in complesso di schemi classici, si avvalga altresì di alcuni motivi esotici di carattere romantico. In occasione della visita a Napoli dei sovrani del Piemonte (1830), venne allestito nel teatro di corte un padiglione dove si poteva ammirare lo sbarco delle "LL.MM. sarde in unione delle LL.MM. il nostro re e la nostra regina al sontuoso temporaneo edifizio già formato dal cav. Cuciniello al Palagio Sanitario" (Giornale delle Due Sicilie., 30 luglio 1830, n. 172, Cit. in Mancini, 1972, p. 754). Lo sbarcatoio era costituito nella parte anteriore da una terrazza coperta ai lati da tappeti verdi con due sfingi ed una fontana centrale; da una doppia scalinata si accedeva ad un edificio che presentava un timpano classico, colonne doriche e capitelli in finto marmo. All'interno la sala a tre navate era divisa da due serie di otto colonne; l'ambiente era coperto da una volta cassettonata a stucco mentre i laterali da soffitto piano. Due statue raffiguravano.i sovrani ed un bassorilievo il genio borbonico con stemmi di Napoli e Sicilia.
Il C. morì a Napoli il 19 ott. 1840.
Fonti e Bibl.: M. Ruggiero, Di alcune opere di litografia napol., in Il Progresso delle scienze, delle lett. e delle arti a Napoli, I, 2, 1832, pp. 322-31; Annali civili del Regno delle Due Sicilie, IX (1835), p. 76; M. D'Ayala, Dell'architetto militare napol. D. C...., in Il Saggiatore. Giornale romano di storia, belle arti e letteratura, II (1845), pp. 260-64; M. Piccolo, Cenni sul cimitero nuovo di Napoli con raccolta delle sue migliori iscrizioni, Napoli 1881, p. 57; L. Ozzola, La litografia ital. dal 1805 al 1870, Roma 1923, pp. 121 s.; G. Ceci, Bibliogr. per la storia d. arti figurative nell'Italia merid., II, Napoli 1937, pp. 421, 460, 490; S. Ortolani-B. Molajoli-R. Pane, Mostra di stampe e disegni napol. d. Ottocento, Napoli 1941, pp. n. num.; A. Petrucci, L'incisione ital., L'Ottocento, Roma 1943, p. 20; C. Lorenzetti-R. Causa, Mostra di stampe e "guazzi" napol. dell'800, Napoli 1953, pp. n. num.; E. Cione, Napoli romantica, 1830-1848, Napoli 1957, pp. 141, 303, 332; A. Venditti, Archit. neocl. a Napoli, Napoli 1961, ad Ind.; P. Toschi, Stampe popolari italiane dal XV al XX sec., Milano 1964, ad Ind.; F. Mancini, Feste ed apparati civili e relig. in Napoli dal viceregno alla capitale, Napoli 1968, pp. 80 s., 100, 158 s., 169, 178; S. Ortolani, G. Gigante e la pittura di paesaggio a Napoli e in Italia dal '600 all'800, Napoli 1970, pp. 29, 70, 203; M. Winquist, Litografie napol. di Hialmar Mörner, in Napoli nobilissima, n. s., IX (1970). pp. 160-73; R. Di Stefano, Storia architettura e urbanistica, in Storia di Napoli, IX, Napoli 1972, p. 706; F. Mancini, Feste, apparati e spettacoli teatrali, ibid., pp. 754, 760; K. F. Beall, Kaufrufe und Strassenhändler. Cries and itinerant trades, Hamburg 1975, pp. 320, 440; A. Negro Spina. L'incisione napol. d. Ottocento. Napoli 1976, pp. 72, 19 s., 43, 84, 51, 40, 93-99, 100, 103; M. Rotili, Sorrento nell'incisione dell'Ottocento, Napoli 1977, tavv. VI, VII, X; S. Pinto, La promozione d. arti negli Stati italiani dall'etá d. riforme all'Unità, in Storia dell'arte ital., VI, 2, Torino 1982, p. 945; F. Mazzocca, L'illustrazione romantica, ibid., IX, 2, Torino 1981, pp. 375, 385, 396.