D'ANGELO (De Angelis), Domenico
Probabile figlio di Francesco, scultore-argentiere abbastanza noto, si formò certamente a Napoli, cominciando a lavorare nella bottega paterna; se ne hanno notizie dal 1701 al 1737.
Il D. fu un maestro assai stimato ai suoi tempi, come testimoniano gli incarichi di grande prestigio che ottenne, in primo luogo, dalla cappella del Tesoro di S. Gennaro, illustre monumento di arte sacra napoletana dove hanno lasciato testimonianza della loro opera i più importanti artisti dell'epoca: dal primo Seicento a tutto il secolo successivo, infatti, la cappella verrà abbellita con dipinti del Ribera, Domenichino, Lanfranco con statue del Finelli, Fanzago, Vaccaro, e di tanti altri artefici.
La prima notizia circa l'attività del D. risale al 1701, anno in cui viene richiesta la consulenza artistica del maestro relativamente alla stima di due puttini reggimensola eseguiti dall'argentiere Antonio Perrella a sostegno della "giunta" dell'altare maggiore, in vista della collocazione del grande paliotto argenteo che era stato da poco completato (Catello, 1980, p. 431). L'altare maggiore della cappella, seguendo il gusto sontuoso della decorazione barocca napoletana, veniva abbellito con giare d'argento colme di fiori, a volte anch'essi in metallo prezioso, e puttini. Ad ornamento del primo gradino dell'altare, infatti, furono lavorati dal D. gli otto Puttini con cornucopie citati nei documenti (Strazzullo, 1978, p. 56).
Il D. nei suoi precedenti lavori doveva aver pienamente soddisfatto il gusto e le aspettative dei nobili che formavano la Deputazione del Tesoro se, nel 1707, ricevette la commissione di una statua d'argento raffigurante l'Immacolata. Che i deputati attribuissero grande importanza a questa immagine della Vergine è testimoniato - tra l'altro - dalle raccomandazioni di rivolgersi, per il modello in cera, al Solimena oppure a Giacomo Colombo (il D. resterà sempre soltanto un argentiere, non occupandosi in genere dell'esecuzione del modello scultoreo). Probabilmente, però, l'incarico gli venne revocato, in quanto i documenti riportano per tutto l'anno successivo ulteriori discussioni tra i deputati riguardo l'esecuzione della statua (Strazzullo, 1978, pp. 21, 56).
Il D. realizzò anche oggetti di carattere prevalentemente decorativo, come l'"opera di rame indorato a più fogliami e fasce lavorate" per le colonne dell'altare maggiore della chiesa di S. Maria della Sapienza. Un cenno in più merita il sontuoso Baldacchino d'argento destinato ai "Santi Luoghi di Gerusalemme", costato l'incredibile cifra di 1.213 ducati. Recentemente, sulla base di una precisa indicazione documentaria, è stato possibile individuare l'oggetto tra gli ori e gli argenti donati dai Borboni al S. Sepolcro di Gerusalemme (Catello, 1982, p. 56).
Tra le rare opere del D. ancora esistenti è il busto di S. Emidio, conservato nella cappella del Tesoro (Catello, 1980, p. 221).
Eseguito nel 1735, reca il bollo dell'argentiere D D A e quello consolare di Antonio Guariniello. Il disegno e il modello in cera furono realizzati da Gaetano Fumo. Appena ultimato, il busto argenteo di S. Emidio fu portato in solenne processione per le strade della città e in quell'occasione il santo venne confermato patrono di Napoli e suo speciale protettore contro i terremoti.
Il Galante (1872) cita come opera del D. la statua di S. Gaetano in bronzo, del 1737, tuttora collocata nell'omonima piazzetta; si tratterebbe, per quanto è dato di sapere, dell'ultima prova che il D. dette della sua abilità nel lavorare i metalli.
Bibl.: G. A.Galante, Guida sacra della città di Napoli, Napoli 1872, p. 190; E. Catello-C. Catello, Argenti napol. dal XVI al XIX sec., Napoli 1973, pp. 132, 195, 272; Id.-Id., La cappella del Tesoro di S. Gennaro, Napoli 1977, pp. 85 s.; F. Strazzullo, La real cappella del Tesoro di S. Gennaro, Napoli 1978, pp. 21, 24, 56, 103, 135; E. Catello-C. Catello, in Civiltà del '700 a Napoli (catal.), II, Firenze 1980, pp. 221, 431; E. Catello, L'arte argentaria napol. nel XVIII sec., in Settecento napoletano, Napoli 1982, pp. 51, 53, 56.