DOMENICO da Ragusa (Domenico da Bologna, Domenico Galeotti Rolandi)
Nacque a Ragusa in Dalmazia, nella seconda metà del sec. XIV, da Galeotto di Rolando. Nulla sappiamo del periodo della sua formazione: certo studiò a Bologna, dove si laureò in medicina nel 1394 (Malagola, p. 498).
Incaricato di tenere il lettorato di astrologia nell'università per il 1395-96, nel 1397 passò a insegnare filosofia morale.
Della cultura filosofica di D. rimane la testimonianza dell'orazione che egli tenne nel 1417 in onore del podestà di Bologna Ludovico de Coreto (Arch. di Stato di Bologna: cfr. Kibre, 1971): in questa occasione D. volle sottolineare come le virtù più nobili fossero rappresentate dal fare buone leggi e dal seguire gli ideali della giustizia. A tale scopo si servi della Politica e dell'Etica di Aristotele, citò Virgilio, il De officiis di Cicerone, le lettere ad Lucilium di Seneca, tra i suoi contemporanei ricordò Petrarca e il medico Giovanni Mesue, a suo parere il più cristiano di tutti i medici.
Dal 1398-99 a D. fu affidato l'insegnamento di medicina di quello Studio bolognese che aveva già ospitato medici famosi come Taddeo Alderotti, Dino del Garbo e Mondino de' Liuzzi; tuttavia non sembra che egli possa essere inserito nella tradizione della scuola bolognese dell'Alderotti.
Le fonti usate da D. lo mostrano comunque pienamente inserito nel contesto scientifico bolognese che aveva ormai tralasciato lo studio dell'antologia salernitana, nota come Articella, per privilegiare autori come Haly Abbas, Rhazes, Isaac Israeli e Avicenna. D. si dichiarò alfievo di Pietro d'Abano (morto nel 1316 circa), e certo se non ebbe modo di incontrare direttamente l'autore del Conciliator, nelle sue opere (Firenze, Bibl. Riccardiana, ms. 165) è rimasta traccia di quel nuovo galenismo che si sviluppò, alla metà del sec. XIV, con le traduzioni dal greco di Pietro d'Abano e di Niccolò da Reggio: compilò infatti un Lexicon Graecum et Latinum contenente un elenco delle parti del corpo umano e delle malattie che potevano colpirle e un elenco di sostanze medicamentose di derivazione galenica ordinate alfabeticamente, dove inseri a suo piacimento tutte quelle aggiunte e correzioni che aveva ritenuto necessarie (Kibre, 1971). D. è autore anche di un trattato sulle febbri (Londra, British Library, ms. Harley 4087) e di uno Contra pestilenciam (Roma, Bibl. Casanatense, ms. 46, d, VI, 2); delle sue ricette parla Godefridus de Moscendis affiancandolo ad Arnaldo da Villanova e Pietro da Tussignano (Bibl. apost. Vaticana, ms. Pal. lat. 1177).
Verso il 1400 D. lasciò Bologna, forse per Siena; ancora nel 1410 gli Statuti (Malagola, p. 521) lo segnalano lontano da Bologna: "Magister Dominico de Ragosia (et alii) qui ab uno et citra non residerunt nec residentiam fecerunt in civitate et comitatu Bononie". A Bologna D. era nuovamente nel 1415, incaricato di insegnare medicina con uno stipendio di 300 lire che era indubbiamente uno dei salari più alti dell'epoca; tuttavia, trascorsi sei anni, lasciò nuovamente lo Studio bolognese per recarsi a Siena, dove dal dicembre 1424 al 3 apr. 1425 insegnò medicina pratica. Ma nel successivo anno accademico 1426-27 era già tornato alla sua cattedra bolognese di medicina pratica.
D. morì presumibilmente a Bologna nel 1427, quando sua moglie Caterina è ricordata dal Chartularium Studii Bononiensis come "uxor olim egregii artium et medicine doctoris Dominicis Galeotti de Raygoxa vidua Bononie morani trahens".
Secondo il Pasquali Alidosi D. fu sepolto in S. Francesco. Nei Rotuli dello Studio bolognese per l'anno 1438 compare il nome di un "Galeottus Dominici de Ragusa", probabilmente suo figlio.
Dell'attività didattica e scientifica di D. rimangono poche testimonianze di particolare interesse. A questo riguardo un codice conservato a New York mostra come egli si fosse messo in contatto con il pittore Gentile da Fabriano perché lo aiutasse nell'illustrare i diversi colori delle urine, in modo che gli studenti potessero più facilmente comprendere la relazione tra questi colori e le infermità; tuttavia l'accordo sfumò perché Gentile da Fabriano decise di allontanarsi per l'avvicinarsi di una pestilenza (Kibre, 1939).Le opere di D., o a lui attribuite, sono conservate nei seguenti manoscritti: New York, Academy of medicine, ms. 9 (166860); Roma, Bibl. Casanatense, ms. 46, d, VI, 2; Bibl. apost. Vaticana, ms. Pal. lat. 1177; Firenze, Bibl. Riccardiana, ms. 165; Londra, British Library, ms. Harley 4087.
Fonti e Bibl.: I rotuli dei lettori legisti e artisti dello Studio bolognese dal 1384 al 1799, a cura di U. Dallari, Bologna 1888, I, pp. 12, 13, 15, e passim; IV, pp. 19-24 e passim; C. Malagola, Statuti delle università dei Collegi dello Studio bolognese, Bologna 1888, pp. 496, 521; Chartularium Studii Bononiensis: Documenti per la storia dell'Università di Bologna, I, Bologna 1909, p. 313; G.N. Pasquali Alidosi, Li dottori bolognesi di teologia, filosofia, medicina e d'arti liberali dall'anno 1000 per tutto il marzo 1623, Bologna 1623, p. 47; G. Koerbler, Les médecins de Raguse pendant la Renaissance, in Vanus, XXXI (1927), pp. 444-446; A. Bacotich, Un manoscritto del 1421 del medico raguseo magister Dominici, in Arch. stor. per la Dalmazia, VIII (1930), pp. 207-208; P. Kibre, Hitherto unnoted medical writings by Dominicus of R. (1424-1425 A. D.), in Bull. of the history of medicine, VII (1939), pp. 990-995; M. D. Grmek, The life and works of D. of R., medieval doctor and writer, in Anali Historijskog Instituta u Dubrovniku, II (1953), pp. 217-233; P. Kibre, Dominicus de R. Bolognese doctor of arts and medicine, in Bulletin of the history of medicine, XLV (1971), pp. 383-386; S. Gliubich, Diz. biografico degli uomini ill. della Dalmazia, Vienna 1856, p. 138, s.v. Galeotti Rollandio, Domenico.