DE BIASIO, Domenico
Figlio di Pietro e di Elisabetta Darman, nacque a Rocca Pietore (Belluno) il 6 apr. 1821. Studiò all'Accademia di belle arti di Venezia e, tra gli altri, ebbe per professore il celebre pittore friulano M. Grigoletti, che dal 1849 ricopriva la cattedra di "Elementi di figura".
Il D. fu un attento cultore del disegno e un sensibile interprete della tavolozza informata da timbri sovente sgargianti, ma sapientemente fusi. Ammirò e studiò con particolare predilezione la pittura veneta cinquecentesca traendo profitto dalla notevole lezione grigolettiana, destinata ad influenzare non poco la sua produzione pittorica.
La piccola tela con la Vergine e il Bambino del santuario di S. Maria delle Grazie (comune di Rocca Pietore), dipinta attorno al 1857, abbastanza chiaramente svela i legami con l'arte dei Grigoletti; la gamma cromatica risaltante, la vocazione per una grafica vigilatissima, la fine e discreta caratterizzazione fisionomica di Maria fanno inoltre intravvedere un legame con la cultura purista, sebbene intesa in un'accezione più libera e personale.
Sullo stesso piano si pone anche l'armoniosa piccola pala con la Madonna e l'Infante assisi in una radura boscosa (Belluno, palazzo episcopale). Il nitore compositivo e la cromia informata da toni accesi e sfumati svelano qui talune suggestioni di taglio pseudogiorgionesco, rivissute però secondo una personalissima sensibilità. Immagini e soluzioni pittoriche di una certa raffinatezza ricorrono, inoltre, nella SacraConversazione eseguita per un altare minore della chiesa parrocchiale di Rocca Pietore. Il D. lavorò anche per la chiesa arcidiaconale di Agordo ed eseguì svariati dipinti per soddisfare le commissioni private della sua terra natale (ad esempio le tele di palazzo Crotta de Manzoni in Agordo).
Nel settore del ritratto, forse, diede il meglio di sé specialmente per la discreta ma intensa partecipazione psicologica con il soggetto: peculiarità che ancora una volta fa capo agli insegnamenti grigolettiani.
Il suo Autoritratto (Rocca Pietore, casa parrocchiale), collocabile presumibilmente nella piena maturità del D., non sfugge senz'altro a tali caratteristiche e anzi ne costituisce un esempio significativo. Forse da una disincantata attenzione ritrattistica nasce anche la senile e solenne immagine del Filosofoantico, oggi nella sala consiliare del municipio di Agordo.
Si cimentò, inoltre, in opere di carattere storico (ad esempio Raffaello e la Fornarina, già nella collezione agordina di casa Pezzè) in cui l'adesione ai canoni del purismo appare con maggior evidenza.
Il D. si spense in Venezia il 15 ag. 1874.
Fonti e Bibl.: Atti dell'I. R. Accademia di Belle Arti di Venezia, 1852, p. 93; P. Mugna, Dell'Agordino, cenni stor., star., nat., Venezia 1858, p. 40; O. Brentani, Guida alpina di Belluno, Feltre, Primiero, Agordo, Zoldo, Bassano 1887, p. 273; F. Pellegrini, Catal. dei pittori bellunesi dal sec. XIV inpoi, Belluno 1892, p. 14; V. Doglioni, Mostra dell'arte bellunese dell'Ottocento, Belluno 1949, pp. 74 s.; F. Tamis, Le parrocchie dell'Agordino, Agordo 1949-50, pp. 63, 89; Id., Ilpal. Crotta, Feltre 1965, p. 12; A. da Borso, Pittori bellunesi, in Arch. stor. di Belluno, Feltre e Cadore, XXXIX (1968), p. 56; A. Alpago Novello, Ville della provincia di Belluno, Milano 1968, p. 122; F. Tarnis-B. Pellegrinon, Artisti agordini, Belluno 1973, pp. 48 s.