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DE ROSSI, Domenico

di Helmut Hager - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 39 (1991)
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DE ROSSI, Domenico

Helmut Hager

Figlio dell'architetto Marc'Antonio e di Teodora Durante, nacque a Roma il 10 genn. 1659 (Arch. stor. del Vicariato, S. Spirito in Sassia, Liber Baptizatorum, 1643-1666). Si formò come architetto presso il fratellastro Matthia, più anziano di 22 anni, e ben noto come assistente e collaboratore del Bernini. Il Pascoli (I, 1730, p. 329) dice che "molto si esercitò sotto la sua direzione vivente lui"; e sembra che tutta la sua attività si esaurisse più o meno nella collaborazione ed esercitazione sotto la supervisione del fratello, finché la morte di Matthia lo mise improvvisamente, all'età di 36 anni, in una situazione di indipendenza professionale. Il Pascoli continua il suo racconto, menzionando che "molto s'esercitò da sé" dopo la morte del fratello. E di fatto solo da allora troviamo citato il D. nelle fonti.

In un resoconto che copre il periodo dal 5 marzo al 3 ag. 1695 viene registrato un pagamento di scudi 20,40 che egli ricevette, accanto a Carlo Fontana, per un modello di legno della croce di ferro che sormonta il campanile del palazzo Montecitorio (Del Piazzo, 1972, p. 82, n. 38).

Nel 1695 successe al fratello Matthia nella carica di sovrastante presso la Fabbrica di S. Pietro, e Carlo Fontana ebbe occasione di lamentarsi di lui per una "relatione" che egli aveva indirizzato alla commissione dei cardinali, mostrandosi preoccupato per il peso del coperchio di bronzo disegnato dal Fontana per il fonte battesimale. Attraverso un disegno, che ancora esiste, il Fontana illustrava la soluzione da lui elaborata per tenere il coperchio sospeso, in maniera che esso neppure arrivava a lambire l'orlo della preziosa tazza numidica (Braham-Hager, 1977, pp. 17, 43, 46 n. 44, 49 fig. 5). Di nuovo in collaborazione con Carlo Fontana e con Antonio Valeri, il D. partecipò all'elaborazione di una perizia, datata 6 giugno 1696, in cui si dimostrò che la nicchia progettata come fondo per il monumento sepolcrale di Alessandro VIII in S. Pietro non avrebbe messo in pericolo la struttura muraria (ibid., pp. 5 s.).

Nel 1696 ereditò dal fratello la carica di architetto del convento di S. Silvestro in Capite (Gaynor-Toesca, 1963, pp. 49 s.). Il compito di una certa importanza che ancora rimaneva per il D. era la facciata dell'atrio che, seguendo la fronte del monastero (ora demolito), formava il prospetto verso la piazza (per la situazione originaria v. la pianta del Nolli, ripr. in Matthiae, 1970, p. 98, e l'incisione del Vasi, 1758, tav. 153. cfr. Elling, 1975, fig. 64 b). Anche la facciata fu eseguita dal D. a partire dal 1702; egli ebbe come collaboratore Carlo Francesco Bizzacheri, che lo sostituì completamente nel 1704 (Gaynor-Toesca, pp. 66, nn. 34, 75).

La costruzione si protrasse per circa sei mesi. Il Valesio, nel suo diario, informa che si iniziarono gli scavi per le fondamenta il 15 genn. 1703 e che la facciata era terminata il 23 giugno. Non mancò di aggiungere un giudizio sfavorevole, dicendo che era "riuscita di mediocre soddisfazzione".

Il prospetto, che ricorda la struttura della porta Portese, eseguita dal padre del D., è scandito da due coppie di pilastri che racchiudono un doppio ordine di finestre e sono raccordati in alto da un cornicione. Il portone è coronato dal frontone, sormontato a sua volta da un rilievo raffigurante la testa del Battista, racchiuso dentro un medaglione. Al di sopra i pilastri proseguono idealmente nei piedistalli delle quattro statue poste a coronamento. Queste ultime non compaiono in un disegno (n. 844) conservato alla Albertina di Vienna (probabilmente una copia del progetto) né compaiono gli angeli che sorreggono il già ricordato medaglione con la testa del Battista e lo stemma di Clemente XI, tutti particolari riconoscibili invece sull'incisione del Vasi (lo stemma del papa fu rimosso e sostituito da un secondo rilievo colla testa del Battista, questa volta su un piatto).

La facciata di S. Silvestro in Capite, alla cui decorazione parteciparono scultori che, come Lorenzo Ottone e Michel Maille, erano contemporaneamente impiegati in piazza S.Pietro, s'inserisce nel programma del papa. Merita di essere ricordato che l'assai contrastante campanile medievale di S. Silvestro veniva rispettato "per insigne testimonianza della sua antichità" (Vasi, 1758).

Occupato nella collocazione delle statue sui corridoi della piazza Retta di S. Pietro, decretata il 20 luglio 1701 e in atto effettivamente nel 1703 (Haus, 1970, pp. 113 s.), il 23 agosto di quell'anno il D. fu colpito da una corda che si era strappata e gettato sul tetto (Pascoli, 1730, p. 329). Questo incidente risultò fatale. Il giorno 27 firmò il testamento con cui lasciava i disegni del suo studio al nipote Marco Antonio De Rossi (Roma, Archivio storico Capitolino, Not. D. A. Seri, Sez. LVI II, prot. 15) e il giorno dopo morì all'età di 44 anni. Il 29 veniva tumulato nella tomba di famiglia in S. Andrea delle Fratte (Pastor, 1933).

Gli sopravvissero la moglie Maria Felice Bartoli e tre figlie che, come racconta il Pascoli (1730, pp. 329 ss.), "furono assai civilmente maritate", con il capitale che lasciò, e che a sua volta aveva in parte ereditato dal fratello Matthia (Del Piazzo, 1972, p. 89, n. 59). Sempre a dire del Pascoli, la moglie si rimaritò con Giuseppe Melchiorri.

Per quanto riguarda la breve carriera di architetto del D., salvo la facciata di S. Silvestro in Capite, altre opere notevoli non sono giunte a nostra conoscenza. Sembra quindi che una buona parte della sua vita professionale sia stata dedicata a compiti del genere di quelli richiesti a lui nella Fabbrica di S. Pietro.

Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Archivio della R. Fabbrica di S. Pietro, Primo piano, Serie Armadi, vol. 384, f. 513; vol. 390 n. 1756; vol. 393, fol. 37; Roma, Archivio storico Capitolino, Istromenti e testamenti, 1701-1703, Domenico Angelo Seri, notaio di Borgo, Sez. LVIII, prot. 15 (testamento del D., 27 ag. 1703); F. Valesio, Diario di Roma [1703], Milano 1977, II, pp. 484, 629, 680, L. Pascoli, Vite de' pittori, scultori ed architetti moderni, I, Roma 1730, pp. 329 ss.; G. Vasi, Delle magnificenze della Roma antica e moderna, VIII , Roma 1758, pp. XXXI s., tav. 153; Id., Roma nel Settecento, a cura di G. Matthiae, Roma 1970, pp. 48, 49 n. 2; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d'altri edifici di Roma, IX, Roma 1877, p. 84, n. 162; L. von Pastor, Storia dei papi, XV, Roma 1933, pp. 399, 635; J. S. Gaynor-I. Toesca, S. Silvestro in Capite, Roma 1963, pp. 49, 50, 75; A. Haus, Der Petersplatz in Rom und sein Statuenschmuck, tesi di dottorato (1966), Freiburg 1. Br. 1970, pp. 113 ss.; M. Del Piazzo, in Montecitorio. Ricerche di storia urbana, Roma 1972, pp. 82, 89 ss. n. 59; C. Elling, Rome. The biography of its architecture from Bernini to Thorwaldsen, Tübingen 1975, pp. 84 s., 539 nn. 150, 151; A. Braham-H. Hager, Carlo Fontana. His drawings at Windsor Castle, London 1977, ad Indicem; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXIX, p. 56 (sub voce Rossi, Domenico de).

Vedi anche
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