DEL ROSSO, Domenico
Non si conosce la data di nascita di quest'arazziere toscano. Operò nel sec. XVIII, inizialmente in Firenze, nella manifattura medicea, ma mancano quasi del tutto notizie sulla sua attività fiorentina. Si trova per la prima volta citato in un documento datato 5 ott. 1737, in cui il principe di Craon comunica la decisione del Consiglio di reggenza di fissare la provvisione annuale dei sette lavoranti dell'Arazzeria. A Leonardo Bernini, capo arazziere, vengono assegnate L. 260; al D. e ad altri tre colleghi L. 80; sono stabilite cifre inferiori agli altri due lavoranti. Nello stesso ordine vengono soppressi tutti gli emolumenti in più che gli arazzieri solevano precedentemente conseguire (Archivio di Stato di Firenze, Guardaroba, Appendice 45, ins. n. 434). Questa deliberazione - che fa supporre nel D. una professionalità formata, ma non un'abilità particolare che ne giustificasse una posizione di privilegio rispetto ai compagni - deve aver suscitato malcontento fra i lavoranti. Il guardaroba maggiore Vincenzo Riccardi, comunicando in data 25 nov. 1737 l'improvvisa partenza del D., provvede a sostituirlo, alle stesse condizioni, con Bernardino Cavalieri, ritenuto atto a tale impiego (ibid., ins. n. 455).
Il 6 nov. 1737 il D. risulta a Napoli dove, il 1ºdicembre, venne proposto dal marchese Giovanni Brancaccio, soprintendente alla nascente Arazzeria borbonica di San Carlo alle Mortelle, come direttore della fabbrica, carica che il D. ricoprì con un compenso mensile di 20 ducati, oltre all'abitazione franca, fino al 1767.
Dal 1757 gli fu affiancato, nella direzione, Pietro Duranti, che a Roma, dal 1743, aveva diretto una piccola arazzeria patrocinata dagli Albani; il Duranti, cui spetta il merito di aver riorganizzato su nuove basi e segnato un decisivo incremento della fabbrica napoletana, ebbe la direzione del nuovo laboratorio istituito per la tessitura ad alto liccio, mentre il D. si occupava di quello per gli arazzi a basso liccio. Nel 1767 al D., ormai in età avanzata, e in non buone condizioni di salute (Archivio di Stato di Napoli, Casa Reale antica, fs. 1545), fu sostituito Orlando Filippini. In quell'anno il D. abbandonò pure gli impegni cui aveva fino allora assolto nell'accademia del disegno, sin dal 1752, data di fondazione: nell'insegnamento di architettura, che ebbe dal 1761, lo sostituì lo stesso Filippini (Lorenzetti, 1952, p. 22).
Morì il 4 ag. 1769, lasciando vedova Francesca Noferi (Le arti figurative..., 1979, pp. 111, 371). Figura tra le carte d'archivio di Casa reale (1769) un suo nipote, il pittore Giuseppe Rosso (Arch. di Stato di Napoli, Casa Reale antica, fs. 1551; cfr. Le arti figurative..., 1979, p. 289).
Reca la firma "Doni. D. L. Rosso" (ma è opera in realtà anche di Giuseppe de Filippis; cfr. Siniscalco, 1980, p. 97) uno dei primi arazzi (forse il primo) della Real Fabbrica napoletana, e tra i migliori della produzione iniziale, il Ritratto di Carlo di Borbone (1739-41, Napoli, Museo e Gallerie nazionali di Capodimonte), datato 1741. Ilmanufatto "è di una tale vivacità di segno e di una così veemente e fantastica forza di lumeggiature da farlo credere ripreso da un disegno o da un olio dell'ultimo Solimena" (Spinosa, 1971, p.22). Sotto la direzione del D. venne iniziata, pure nel 1739, e fu in parte eseguita anche da lui, la tessitura della serie dei Quattro elementi (completata nel '63da Pietro Duranti con l'Allegoria del fuoco);mostra la scritta "Dom.co Del Rosso e Suoi Comp.ni facevano nel 1746", l'Allegoria dell'Aria, cominciata nel 1739 (Napoli, palazzo reale): l'unico arazzo che emerga fra i tre della serie eseguiti sotto le direttive dei D., peraltro "più per il tema iconografico prescelto che per l'intrinseca qualità del panno tessuto" (Siniscalco, 1980, p. 97).
I prodotti del suo laboratorio nel complesso non raggiunsero alti livelli qualitativi; a ciò concorsero difficoltà tecniche; d'altra parte il D. appare "uomo dalla personalità forse non troppo spiccata ed incapace di dare la necessaria unità di risultati ad un prodotto che ... veniva quasi sempre lavorato in "équipe" da arazzieri diversi, ognuno specializzato nell'esecuzione di un determinato soggetto" (Spinosa, 1971, p. 21).
Fonti e Bibl.: C. Minieri Riccio, La Real Fabbrica degli arazzi nella città di Napoli dal 1738 al 1799, Napoli 1879, pp.5 ss., 11, 15, 19 s., 22 s., 30 s., 37; A. Borzelli, L'Accad. del disegno a Napoli nella seconda metà del sec. XVIII, in Napoli nobilissima, IX (1900), p. 71 n. 4; H. Göbel, Wandteppiche, II, 1, Leipzig 1928, pp. 401, 430 ss.; E. Possenti, L'arazzeria napol., in Boll. d'arte, XXIX (1936), pp. 551-554, 556, 566; C.Lorenzetti, L'Accademia di belle arti di Napoli, Firenze s.d. [1952], pp. 17, 22, 30, 32; M. Viale Ferrero, Arazzi ital., Milano 1961, p. 58;B. Caizzi, Storia dell'industria ital. dal XVIII secolo ai giorni nostri, Torino 1965, p. 150;F. De Filippis, I modelli pittorici degli arazzi per la reggia di Caserta, in Commentari, XVIII (1967), pp. 67 s.; N. Spinosa, L'arazzeria napoletana, Napoli 1971, pp.II, 14 ss., 18, 21 s., 24, 64, 69 s.; F. Strazzullo, Le manifatture d'arte di Carlo di Borbone, Napoli 1979, pp. 94 s., 102, 108, 110, 116 ss., 129; A. González-Palacios, Il Laboratorio delle pietre dure dal 1737 al 1805, in Le arti figurative a Napoli nel Settecento, Napoli 1979, pp.92, 96, 99 s., 111, 119; M. Siniscalco, Documenti..., ibid., pp. 271, 277, 281 s., 285 s., 289; A. Spinosa, Ancora sul Laboratorio di pietre dure e sull'Arazzeria: i documenti dell'Accademia di belle arti di Napoli, ibid., pp. 364 s., 371, 376, 382;M. Siniscalco, Arazzi, in Civiltà del '700 a Napoli (catal.), II, Firenze 1980, pp. 96 s., 432; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXIX, p. 56 (sub voce Rosso, Domenico del).