DELISI, Domenico
Figlio dello scultore Benedetto e di Giuseppa Cattarinich, nacque a Palermo il 6 ottobre 1870. Orfano a cinque anni, fu educato severamente sotto la tutela di monsignor V. Di Giovanni. Anche per lui, come per il fratello Stefano, la carriera di scultore fu una scelta quasi naturale, nel solco della tradizione di famiglia. Appena adolescente iniziò infatti gli studi artistici e conseguì il diploma all'istituto di belle arti di Palermo, che gli permise tra l'altro di insegnare per molti decenni disegno nelle scuole medie. Schivo e appartato, amante della musica, il D. visse e lavorò sempre a Palermo, nel suo studio di via Cavour, dove si formarono, fra i tanti allievi, Antonino Ugo e il figlio Benedetto. Morì a Palermo il 21 ag. 1946.
Busti, monumenti e rilievi funerari costituiscono larga parte della sua produzione scultorea, finora misconosciuta e trascurata dagli studi. Nella chiesa di S. Domenico a Palermo si devono al D. i monumenti ad A. Narbone (1895) e a V. Di Giovanni (1906); per la stessa chiesa di S. Domenico, il D. eseguì, per incarico del Comune di Palermo, il monumento a F. P. Perez (1904), che rappresenta certamente una delle sue prove più originali.
La figura femminile dolente, modellata con linee morbide e sinuose, e i tralci di rose e di alloro da cui emerge il busto del Perez, di squisito gusto floreale, rivelano esiti stilistici sorprendentemente affini alle cose migliori di Leonardo Bistolfi.
Sempre a Palermo, al centro di una fontana del Giardino inglese, si trova collocata una statua del D. raffigurante il Rizzaghiere (o Pescatore), che denota un certo interesse per le tematiche realistiche e di genere, risolto però in forme accademiche. Fra i numerosi monumenti ufficiali del D., in linea con la retorica celebrativa del tempo, vanno ricordati quelli a Umberto I a Termini Imerese e a Lercara Friddi, a Garibaldi (firmato e datato 1910) nella piazza Venticinque Aprile di Ravanusa, e al Generale V. Orsini (firmato e datato 1910), nel parco Garibaldi di Palermo. Ed ancora i busti dell'onorevole F. Nasi e del barone N. D'Ondes Reggio, oggi irreperibili.
Una vena più intima e aggraziata, di sapore borghese, trovava espressione nei bronzetti e nei piccoli marmi eseguiti in gran numero dal D. nell'arco della sua attività, molto apprezzati nella Palermo dei primi decenni del Novecento ed ora quasi del tutto dispersi: ne sono un discreto esempio la Testa di fanciullo, conservata al Circolo artistico di Palermo, e il vibrante S. Stefano protomartire (1930), della Galleria d'arte moderna di Palermo. Due di queste piccole sculture (Le perle, Modellina), vennero esposte a Palermo, nel 1929, alla seconda mostra del Sindacato siciliano fascista degli artisti (catal., p. 49). Se si escludono i rari agganci con l'arte floreale e i momenti di più intensa libertà espressiva individuabili nelle piccole sculture in marmo e nei bronzetti, il linguaggio stilistico del D. - pur mantenendosi a un livello tecnico e qualitativo abbastanza decoroso - appare improntato a un rigido realismo accademico, condizionato senza dubbio dalle committenze ufficiali, ma nel complesso stancamente ripetitivo.
Fonti e Bibl.: Attraverso le arti sorelle, in Musica e musicisti, LX (1905), p. 81; E. Lavagnino, L'arte moderna, Torino 1956, p. 694; Il ritratto palermitano dell'Ottocento (cat. della mostra), a cura di R. Collura, Palermo 1966, p. 6; U. Mirabelli, Ricordo di B. Delisi, in Boll. del Rotary Club di Palermo, 11 maggio 1967, pp. 5 s.; A. Barilaro, S. Domenico di Palermo. Pantheon degli uomini illustri di Sicilia, Palermo 1971, pp. 118, 132, 162.