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FANCELLI, Domenico

di Marco Bussagli - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 44 (1994)
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FANCELLI, Domenico (Domenico di Giovanni di Bertino da Settignano; Topolino)

Marco Bussagli

Quella di Domenico di Giovanni di Bertino Fancelli da Settignano e innanzi tutto una questione critica giacché gli storici dell'arte del secolo scorso hanno creduto di poter sovrapporre le figure di Topolino, di Domenico di Bertino da Settignano e di Domenico Fancelli. In realtà si tratta di personaggi che ruotano tutti intorno a Michelangelo Buonarroti, ma non si hanno documenti sufficienti per poter asserire che ci si trovi dinanzi alla medesima persona. Il dato di partenza per questa presunta identificazione è costituito dal passo de Le vite di Giorgio Vasari che compare nella versione del 1568. L'aneddoto, riportato dall'artista e critico d'arte, narra del rapporto piuttosto continuativo che Michelangelo ebbe con uno scalpellino il cui soprannome di Topolino doveva riflettere la complessione minuta e goffa del personaggio in questione.

Racconta, infatti, Vasari che Michelangelo fu in amicizia con lo scalpellino Topolino che, "avendo bozzato un Mercurio in un marmo, si messe ... a finirlo; et un dì che ci mancava poco, volse Michelagnolo lo vedessi e strettamente operò li dicessi l'openion sua. 'Tu sei un pazzo, Topolino' gli disse Michelagnolo, 'a voler far figure. Non vedi cha a questo Mercurio dalle ginocchia alli piedi ci manca più di mezzo braccio, che gli è nano e che tu l'hai storpiato?' 'O[h], questo non è niente: s'ella non ha altro, io ci rimedierò; lassate fare a me'. Rise di nuovo della semplicità sua Michelagnolo; e partito, prese un poco di marmo Topolino, e tagliato il Mercurio sotto le ginocchia un quarto lo incassò nel marmo e lo comesse gentilmente facendo un paio di stivaletti a Mercurio, che il fine passava la commettitura, e lo allungò il bisogno; che fatto venire poi Michelagnolo e mòstragli l'opera sua, di nuovo rise e si maravigliò che tali goffi, stretti dalla necessità, piglion di quelle resoluzioni che non fanno i valenti uomini" (Vasari, Le vite ... nelle redazioni 1550 e 1568, p. 121).

Una nota di commento di G. Milanesi apposta all'edizione de Le vite curata dallo studioso asseriva, senza citare documenti, che Topolino era Domenico di Bertino da Settignano e che apparteneva alla famiglia dei Fancelli. L'indicazione del Milanesi è assai circostanziata, ma i dati che da essa emergono possono senz'altro riferirsi a quel Domenico nato nel 1465 da Giovanni di Bertino di Giusto a cui fu commissionata nel 1512 la porta per la chiesa di S. Maria de' Miracoli di Castelrigone, una frazione di Passignano sul Trasimeno nel Perugino. Ancora è perfettamente esatto che nell'ottobre del 1518 fosse a Pietrasanta per fornire "colonne e altri marmi per la facciata di S. Lorenzo" a Michelangelo (Milanesi, in Vasari, VII, 1881). Nel 1523, poi, lo troviamo a Carrara con le medesime mansioni, come mostrano i contratti artistici riportati scrupolosamente dallo stesso Milanesi (Le lettere ... 1875, p. 686). Quello che manca, in realtà, è la connessione fra Topolino e Domenico di Bertino, giacché in nessuno dei documenti raccolti compare il soprannome, né il Vasari riferisce dell'impiego delle forniture di marmi consegnate a Michelangelo. Tuttavia l'autorità del Milanesi era tale che altri studiosi considerarono scontata la sua identificazione. Infatti, il Frey (1899), riportando una lettera di Domenico a Michelangelo, datata 4 apr. 1524, nella quale il primo si lamentava di non poter soddisfare immediatamente le richieste del maestro, ne ribadisce l'identificazione. A sancire la sovrapposizione fu lo scritto del 1939 di Gramberg (in Thieme-Becker, p. 282). Tuttavia, lo stesso Milanesi (1881) non poté fare a meno di notare che la porta, della chiesa di Castelrigone "... fa conoscere che egli non fu così debole scultore come vorrebbe farci credere il Vasari". In altri termini, lo stesso Milanesi non sa capacitarsi di come uno scalpellino palesamente non in grado di eseguire una figura con le giuste proporzioni abbia poi potuto realizzare una porta come quella di Castelrigone.

Si tratta infatti di un'opera modesta, ma corretta, legata a un linguaggio quattrocentesco attardato, caratterizzata da ricche candeliere ornamentali e da una lunetta che contiene un gruppo scultoreo ad altorilievo raffigurante la Vergine e il Bambino fra i ss. Agostino e Bartolomeo (Briganti-Magnini, 1910; Guida d'Italia del Touring Club Italiano, Umbria, Milano 1978, p. 153).

Vanno inoltre rammentati due dati che sembrano allontanare la figura di Topolino da quella di Domenico e cioè che la chiesa di Castelrigone era considerata la più importante della città, tanto che papa Borgia autorizzò a suo tempo l'impiego dei proventi delle elemosine per migliorarla (Valentino, 1975, p. 213), nonché il fatto che nei contratti artistici Domenico è ricordato come "magistro", mentre l'appellativo non compare per esempio per "il Mancino", scalpellino che doveva essere della medesima levatura di Topolino (Milanesi, 1875, pp. 686, 698). Appare quindi strano che sia stata affidata a Topolino un'opera a suo modo importante e che Michelangelo abbia potuto schernire uno scalpellino la cui perizia veniva in qualche modo riconosciuta. Anche l'attribuzione del cognome Fancelli sembra arbitraria in quanto non compare in alcuno dei contratti. Alla luce di quanto detto non sarebbe irragionevole considerare il nostro semplicemente come Domenico di Giovanni di Bertino da Settignano, figura che nulla avrebbe a che vedere con Topolino né con Domenico Farcelli ricordato nei contratti michelangioleschi come Domenico di Sandro "fiorentino iscultore" (Milanesi, 1875, pp. 654 s.).

Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite de' più eccellenti pittori... nelle redazioni 1550-1568, a cura di R. Bettarini-P. Barocchi, VI, Firenze 1987, p. 121; G. Milanesi, in G. Vasari, Le vite de' più eccellenti pittori... [1568], a cura di G. Milanesi, VII, Firenze 1881, p. 283 n. 1; Le lettere di Michelangelo Buonarroti.... a cura di G. Milanesi, Firenze 1875, p. 686; W. Bubeck, Zwei Kirchen der italianischen Renaissance, in Zeitschrift für bildenden Kunst, XVI (1881), pp. 65-73; K. Frey, Briefe Michelangelos, Strassburg 1899, p. 223; A. Briganti-M. Magnini, Perugia, Gubbio, Todi, Umbertide, Mongiovino, Montelabbate, Deruta, Bettone, Castelrigone, Passignano, Cerqueto, Castiglione del Lago, Perugia 1910, p. 345; A. Gramberg, in U. ThiemeF. Becker, Künstlerlexikon, Leipzig 1939, XXXIII, p. 282 sub. voce Topolino; D.A. Valentino, Note sul restauro del lazzaretto di Castelrigone, in Boll. d'arte, LX (1975), pp. 213-217.

Vedi anche
facciata Il prospetto esterno di un fabbricato, corrispondente a ciascuno dei lati del suo perimetro. Si intende come muro di facciata la semplice caratteristica strutturale, mentre assume valore architettonico la sua più articolata connotazione formale: in particolare quella della facciata principale, su cui ... Topolino Nome italiano del personaggio Mickey Mouse, creato da W. Disney nel 1928, e titolo del periodico a fumetti che in Italia ne pubblica le storie, edito da Nerbini (1932), poi da Mondadori (1935) e infine direttamente dalla Walt Disney Co. Italia (dal 1988). ● In Italia il personaggio ha ispirato il nome ... Gubbio Comune della prov. di Perugia (525,1 km2 con 32.804 ab. nel 2008, detti Eugubini o anche Gubbiesi). La cittadina è situata a 522 m s.l.m. su uno sprone del fianco occidentale del Monte Ingino (sul quale sorge il santuario di S. Ubaldo) presso lo sbocco del torrente Camignano in un’ampia pianura, antico ... Perugia Comune dell’Umbria (449,9 km2 con 163.287 ab. nel 2008), capoluogo provinciale e regionale. È posta su un colle a 493 m s.l.m. nella Valle Tiberina, presso l’incrocio di importanti vie di comunicazione, che la collegano con il Lazio e l’Emilia attraverso la valle del Tevere, con la Toscana (Val di Chiana) ...
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