FAVA, Domenico
Nacque a San Salvatore Monferrato (Alessandria) il 25 ag. 1873 da Alessandro e da Maria Annaratone. Compiuti gli studi medio-superiori, si iscrisse alla facoltà di lettere dell'università di Torino, ove nel 1897 conseguì la laurea, discutendo una tesi sull'epigramma greco. Nel 1899 si laureò anche in filosofia.
Nel 1902, in seguito a concorso, divenne professore incaricato nel ginnasio superiore di Alghero, dove rimase per soli due mesi, poiché nel marzo dello stesso anno venne assunto come sottobibliotecario reggente di quarta classe. Destinato alla Braidense di Milano, vi rimase dal 1902 al 1913, tranne una breve parentesi di otto mesi (settembre 1905-maggio 1906), durante la quale lavorò presso la Biblioteca nazionale di Torino per aiutare nell'opera di riordino di questa biblioteca colpita da un grave incendio.
Durante la permanenza alla Braidense gli interessi culturali del F. furono molteplici. Pubblicò, in particolare, brevi lavori di critica filologica, sugli epigrammi di Platone e sulle orazioni ciceroniane, e partecipò alla compilazione di manuali di letteratura latina ad uso scolastico. Nel frattempo collaborava alla Scuola del libro, diretta da G. Fumagalli, e frequentava il Circolo filologico, allora presieduto da G. Bognetti, intorno al quale si radunava buona parte del mondo intellettuale milanese. Dal 1910 dirigeva, inoltre, la Rivista enciclopedica contemporanea, impegno che contemplava non una responsabilità scientifica ma esclusivamente editoriale e che mantenne fino al 1920.
Nel 1913 il F. venne nominato direttore della Biblioteca Estense ed universitaria di Modena. Qui, a contatto diretto con un ricco patrimonio librario, cominciò a rivolgere l'attenzione a studi più propriamente bibliografici. Del 1918 è la nota Alfonso II d'Este raccoglitore di codici greci (in Rend. del R. Ist. lombardo di scienze e lettere, n.s., LI [1918], pp. 481 ss.), in cui, sulla base dello studio di un carteggio privato tra il duca e un ambasciatore, il F. riuscì a stabilire con precisione la provenienza e il momento d'ingresso di alcuni codici greci dell'Estense. Nello stesso anno egli divenne membro della Deputazione di storia patria per le provincie modenesi.
Mentre approfondiva lo studio dei codici, si dedicava con impegno all'allestimento di mostre bibliografiche, tra le quali la mostra dantesca del 1921 (D. Fava-U. Dallari, Catalogo della Mostra dantesca che si tiene presso la Biblioteca Estense nei giorni 26-30 giugno 1921, Modena 1921), quella muratoriana del 1922, quella colombiana e americana del 1925 (D. Fava-C. Montagnani, Mostra colombiana e americana della R. Biblioteca Estense..., ibid. 1925), quella del libro emiliano del 1928 (Mostra del libro emiliano della Biblioteca Estense di Modena [maggio-giugno 1928], Milano 1928), quella delle "Edizioni principi" del 1929 (cfr. del F. il Catalogo della Mostra di "Edizioni principi", tenuta in occasione del primo Congresso mondiale delle biblioteche e di bibliografia (15-30 giugno 1929), Modena 1929) e la mostra bibliografica musicale dello stesso anno.
Al lavoro e alle ricerche intraprese in quegli anni si deve anche il proposito di dotare l'Estense di una mostra permanente, il cui catalogo, dopo due anni di intenso lavoro, venne pubblicato per la prima volta nel 1925, come appendice a una storia dei fondi estensi: La Biblioteca Estense nel suo sviluppo storico (Modena 1925). A questo ultimo impegno non furono certamente estranei due importanti avvenimenti: la restituzione all'Estense nel 1920di due codici miniati della biblioteca di Mattia Corvino, che Francesco V aveva consegnato nel 1847all'imperatore ed erano finiti al Museo nazionale di Budapest (cfr. del F. Codici corviniani ricuperati dalla Biblioteca Estense, in La Bibliofilia, XXV [1923-24], pp. 173 ss.), e il ritomo all'Estense (1923), dove era stata custodita per quasi quattro secoli, della famosa Bibbia miniata di Borso d'Este.
Ulteriore fatica del F. fu la pubblicazione del Catalogo degli incunaboli della R. Biblioteca Estense di Modena, edito a Firenze nel 1928 come settimo volume della "Biblioteca di bibliografia italiana" diretta da C. Frati, con 12 tavole in zincotipia.
Frattanto nel 1926, anno in cui all'interno del ministero della Pubblica Istruzione venne istituita la Direzione generale delle accademie e biblioteche, il F., già sovrintendente bibliografico per l'Emilia, ottenne la nomina a ispettore superiore per le biblioteche dell'Alta Italia.
La creazione della nuova direzione generale avveniva in seguito a un intenso dibattito sulla situazione delle biblioteche italiane, che aveva avuto il via da una campagna giornalistica promossa dal Corriere della sera. Partecipando attivatamente al dibattito il F. era stato tra i più accaniti sostenitori della necessità di un nuovo ordinamento delle biblioteche statali.
Tra il 1929 e il 1932 videro la luce alcuni significativi lavori del F.: Sulla tipografia modenese del Quattrocento e specialmente sulle edizioni silografiche (in Gutenberg, Jahrbuch, IV [1929], pp. 164-185), La leggenda del Volto santo di Lucca nella tradizione popolare del Quattrocento (A proposito di una ignota stampa modenese del secolo XV) (in Accademie e bibliot. d'Italia, IV [1930-31], pp. 324-336), Tesori delle biblioteche italiane: Emilia e Romagna, Milano 1932.
Nel 1933 il F. fu nominato direttore della Biblioteca nazionale centrale di Firenze, con la pesante responsabilità di curarne il trasferimento nella nuova sede. Questo gravoso compito non lo distolse dal consueto impegno di preparazione e allestimento di mostre, come quella sui libri membranacei (I libri membranacei italiani a stampa del sec. XV esistenti nelle biblioteche pubbliche italiane. Catalogo della Mostra aperta il 30 ott. 1935, Firenze 1935). Alla Nazionale di Firenze dedicò due ampi lavori bibliografici: I libri italiani a stampa del secolo XV, con figure, della Bibl. naz. centrale di Firenze (Milano 1936) e La Bibl. naz. centrale di Firenze e le sue insigni raccolte (ibid. 1939).
A Firenze rimase fino al 1936, anno in cui assunse la carica di direttore della Biblioteca universitaria di Bologna, insieme con quella di sovrintendente bibliografico per la Romagna e le Marche. In questi anni giunse anche l'impegno di insegnamento universitario. Già a Firenze era stato incaricato per due anni dell'insegnamento di bibliografia; nel 1938 venne nominato "per chiara fama" libero docente di bibliografia e biblioteconomia all'università di Bologna (incaricato del corso annuale dal 1945 al 1952); dal 1949 ricevette anche l'incarico di tenere conferenze di bibliografia nell'università di Padova. Dalle sue lezioni nacquero il Manuale degli incunaboli (Milano-Verona 1939; 2 ed., Milano 1953) e le Lezioni di biblioteconomia e bibliografia raccolte dal dott. Giuseppe Plessi (ediz. litografata), Bologna 1946.
Il F. morì a Bologna il 3 giugno 1956.
Fonti e Bibl.: Omaggio a D. F. nell'LXXX compleanno con l'indice cronologico dei suoi scritti, Bologna 1953; Enc. Ital., Append. II, 1, p. 908.