FETTI, Domenico
Pittore, nato a Roma verso il 1589, morto a Venezia nel 1624. Prese dal Caravaggio più l'odio per l'accademia che la severa interezza della sua riforma. Perciò, mentre il Caravaggio abbandonava sempre più Venezia per la sua Lombardia, sviluppando fino al possibile le qualità costruttive ereditate dal Foppa e dal Moretto, egli sempre più lasciava Roma per accogliere le tendenze veneziane traviste già nella prima istruzione avuta dal Cigoli. Un venezianismo sostanzioso, alla Bassano: quello di Orazio Borgianni, il quale è forse più direttamente importante per l'evoluzione del F. che il Caravaggio stesso.
Qualche accenno all'accademismo del primo maestro si nota ancora in quattro tele della galleria Corsini di Firenze; come nella Bella dormente di Budapest si può riconoscere il più alto punto del suo caravaggismo; ma subito superati nel paesaggio e nelle preferenze del soggetto evangelico, per impulso di Adamo Elsheimer (v.). È quindi naturale che il momento più felice della sua attività sia stato quello mantovano, apertoglisi per via del cardinale Ferdinando Gonzaga, che lo predilesse già da Roma, e che, divenuto duca, lo nominò pittore di corte (1613-14). A Mantova lo colpì soprattutto l'esempio magniloquente del suo grande predecessore P. P. Rubens, nutritissimo di venezianità, come testimoniano l'affresco in Duomo, la Moltiplicazione dei pani, e la serie degli Apostoli nel Palazzo ducale. Ma il momento più alto della sua attività fu la sua andata a Venezia, che lo mise in contatto con il tedesco Liss e con i pittori lagunari, oltre che con la grande pittura veneziana del passato, ancora non morto del tutto. A Venezia il duca lo aveva inviato per compere, ma egli non volle più partirne; e vi morì dopo aver dipinto quella serie di parabole, divise oggi fra Dresda, Vienna e Leningrado, che rappresentano il più felice connubio fra il genio italiano e l'europeo, sotto gli auspici dell'arte veneta; d'un colore ormai rischiarato e voluttuoso, che ritemprerà il Seicento locale rinnovantesi, e preparerà il Settecento glorioso. Va appena ricordata la sorella Lucrina, ripetitrice devota delle opere fraterne. (V. tavv. XXIX e XXX).
Bibl.: M. Endres-Soltmann, D. F., Monaco 1914; id., in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XI, Lipsia 1915 (con la bibl. prec.); R. Oldenburg, D. F., Roma 1921; O. Benesch, Ein Bildnis von D. F., in Jahrb. d. Swamml. i. Wien, n. s., I (1926), pp. 245-68; M. Marangoni, Arte barocca, Firenze 1927, pp. 165-86; G. Fiocco, La pittura veneziana del Seicento e Settecento, Verona 1929, pp. 14-17.