GIORGI, Domenico
Nacque a Costa, nei dintorni di Rovigo, il 4 giugno 1690, da Francesco ed Elisabetta Turri.
Dopo avere seguito il corso degli studi retorici presso il seminario di Rovigo, dove ricevette anche gli ordini sacri, iniziò gli studi teologici nel seminario di Padova e li proseguì per alcuni mesi presso i gesuiti a Ferrara, ma senza portarli a compimento. Nel 1713, infatti, iniziò a lavorare in qualità di segretario presso F. Del Torre, vescovo di Adria.
Rimasto senza impiego nel 1717 in seguito alla morte di Del Torre, venne in contatto con G. Fontanini, già amico del prelato e in quel periodo tornato in Friuli da Roma. Grazie al suo interessamento, il G. fu chiamato a Roma al servizio del cardinale G.R. Imperiali, occupando il posto di segretario e bibliotecario che anni prima era stato del Fontanini. Dal prelato friulano il G. fu anche introdotto nei circoli eruditi gravitanti intorno alla Curia.
I primi anni romani furono spesi dal G. in ricerche erudite e storico-ecclesiastiche nella ricca biblioteca Imperiali e nelle altre biblioteche della città. I primi frutti di tali indagini sono raccolti nella De antiquis Italiae metropolibus exercitatio historica (Romae 1722), composta in polemica con S. Maffei e dedicata a Innocenzo XIII, a cui si aggiunse l'edizione del De varietate fortunae di Poggio Bracciolini, condotta su un codice della Biblioteca Ottoboniana reperito da L. Adami (predecessore di G. come bibliotecario dell'Imperialense) e dedicata al compatriota G. Oliva, segretario del cardinale A.G. de Rohan, grazie al quale l'opera poté vedere la luce in Francia (Historiae de varietate fortunae libri quatuor, ex ms. codice Bibliothecae Ottobonianae nunc primum editi et notis illustrati… Accedunt eiusd. Poggii Epistolae LVII quae numquam antea prodierunt omnia a Ioanne Oliva Rhodigino vulgata, Lutetiae Parisiorum 1722).
L'elezione di Benedetto XIII Orsini spinse il G. a interessarsi maggiormente alla liturgia e all'agiografia. Compose per il nuovo papa la sua opera di maggior successo, Gli abiti sacri del sommo pontefice paonazzi e neri in alcune solenni funzioni della Chiesa, giustificati con l'autorità degli antichi rituali e degli scrittori liturgici, (Roma 1724, poi varie volte ristampata), nella quale il G., ispirandosi a un'esigenza di riforma degli abusi della liturgia barocca, largamente condivisa dagli ambienti eruditi romani, ripercorre l'origine dei paramenti sacri, stabilendone l'esatto uso e significato. Per il pontefice egli compose anche la Dissertatio historica de cathedra episcopali Setiae civitatis in Latio (Romae 1727).
Risale a questo periodo anche l'esordio del G. nell'epigrafia antica e medievale (Antiquae inscriptionis explanatio in qua de locatoribus scenicorum disceptatur, Montefelisci 1727), che sarebbe rimasta per sempre uno dei suoi principali interessi, come testimoniano i vari volumi di materiale epigrafico da lui raccolti e conservati tra le sue carte presso la Biblioteca Casanatense di Roma (in particolare i mss. 1120-1123, 1126) e la Biblioteca dell'Accademia dei Concordi di Rovigo (Mss.Silvestriani, 393, 397).
Negli stessi anni in cui si rendeva noto per le sue qualità di studioso, il G. ricevette le prime cariche curiali. Già dotato di alcuni benefici semplici, nel concilio Romano del 1725 fu ascritto al seguito del cardinale Imperiali nel novero dei decretalisti, e nel 1727 fu beneficiato con l'abbazia di Saccolongo, nella diocesi di Padova, con una rendita di 500 scudi annuali. Nel conclave del 1730 fu anche dapifero dell'Imperiali.
All'elezione di Clemente XII il G. non fu coinvolto nell'emarginazione di molti personaggi vicini al defunto Benedetto XIII; ne approfittò per dedicarsi all'edizione di antichi codici liturgici collazionati nei De liturgia Romani pontificis in sollemni celebratione missarum, libri duo (Romae 1731), dedicati a Clemente XII. Risale probabilmente a questo periodo la composizione delle Memorie istoriche e genealogiche dei conti tuscolani, rimasto però inedito (Roma, Bibl. Casanatense, ms. 1119).
Nel 1737, rimasto privo d'impiego in seguito alla morte dell'Imperiali, il G. risolse di tornare in patria. Su espresso ordine del papa e del cardinale Neri Corsini, fu però richiamato a Roma al servizio del cardinale P.M. Corradini. Al cardinale prodatario A.S. Gentili, dedicò allora il breve trattato De monogrammate Christi Domini dissertatio, qua mos vetustissimus sacrosancti Christi nominis per litteras compendiaras exarandi et monumenta veterum Christianorum ex coemeteriis Urbis sacra effossa a calumniis Iacobis Basnagii vindicantur (Romae 1738).
Intervenendo a confutazione dell'opera di J. Basnage L'histoire et la religion des Juifs (Rotterdam 1706-07; seconda ed. ampliata: La Haye 1716), in una polemica peraltro decennale tra eruditi cattolici e protestanti, il G. si sofferma in particolare sull'origine e il significato del monogramma, per esaminare l'intera questione del rapporto tra il cristianesimo e le religioni preesistenti, da un punto di vista sia liturgico, sia politico-istituzionale. Se in alcuni punti il G. si mostra attento e convincente antiquario, su altri (per esempio l'origine, localizzazione e delimitazione delle aree cimiteriali cristiane) non riesce a discostarsi dalla tradizionale interpretazione data dagli storici cattolici.
Dal papa ebbe invece incarico di comporre la Istoria del dominio temporale della Sede apostolica sopra il Ducato di Urbino, il Montefeltro e la Massa Trabaria, che portò a termine solo nel 1740 e rimase manoscritta (Bibl. apostolica Vaticana, Vat. lat., 7758-7761; un'altra versione a Rovigo, Accademia dei Concordi, Mss. Silvestriani, 409-411). Risale a questo periodo anche l'inizio della collaborazione del G. con G.D. Mansi, che avrebbe condotto alla riedizione lucchese degli Annales di C. Baronio con la Critica di A. Pagi (Lucae 1738-46). La decennale ricerca del G. è testimoniata dalla grande mole di materiale preparatorio conservato nella Biblioteca Casanatense.
Studioso affermato e religioso dai costumi irreprensibili, il G. godeva di una fama ormai ampia, quando, nel 1740, fu eletto papa Benedetto XIV. Questi lo creò suo prelato domestico e cappellano segreto, lo chiamò a fare parte dell'Accademia di storia romana istituita in Campidoglio e lo incaricò di comporre una biografia di Niccolò V. La Vita Nicolai V pont. max.… Accedit… disquisitio de Nicolai V erga litteras et litteratos viros patrocinio fu pubblicata a Roma nel 1742: in essa il G. insiste sul parallelo tra il pontefice rinascimentale e il regnante Benedetto XIV, che, riconoscente, ricompensò l'autore ammettendolo anche nell'Accademia di storia ecclesiastica.
Intanto, nel 1741, il G. era stato chiamato a fare parte della speciale congregazione per la Riforma del breviario romano, alla quale lavorò alacremente fino alla morte, collazionando i manoscritti vaticani di argomento agiografico. Il progetto del nuovo martirologio fu presentato al papa nel marzo del 1747. Il G. si spense prima di vedere la congregazione sospesa senza che alcun provvedimento di riforma fosse preso, ma fece in tempo a pubblicare il Martyrologium Adonis, ope codicum recognitum…Bibliothecae Vaticanae adnotationibus illustratum (Romae 1745), nel quale stabilisce la lezione di quella che oggi viene definita la seconda famiglia dei manoscritti di s. Adone di Vienne.
Il G. morì a Roma il 21 luglio 1747 e fu sepolto nella chiesa di S. Maria in Via.
Postumo, fu edito da A. Berti il Catalogo della libreria Capponi o sia de' libri italiani del fu marchese Alessandro Gregorio Capponi… (Roma 1747). Per l'amico Capponi il G. aveva già composto una spiegazione della stele del Gallus della Magna Mater conservata nel Museo Capitolino (Interpretatio veteris monumenti in agro Lanuvino detecti et in aedes Capitolinas inlati…, Romae 1737). Due altre dissertazioni furono pubblicate nella Raccolta d'opuscoli scientifici e filologici di A. Calogerà: Ragionamento intorno a due iscrizioni greche ritrovate l'una fra le rovine di Troja e l'altra nell'isola di Delo, XV, Venezia 1737, pp. 153-211; Osservazioni intorno a Emanuello Grisolora, XXV, ibid. 1741, pp. 241-290. Inoltre: Petri Marcellini s.r.e. cardinalis Corradini, episcopi Tusculani elogium historicum, Romae 1745.
Studioso molto apprezzato ai suoi tempi, il G. appare mosso nelle sue opere da una sensibilità rigorista che lo spinge ad accostarsi a temi e metodi della migliore erudizione storico-ecclesiastica. Tale istanza rimane però nell'ambito di un'aspirazione moralistica; non sempre il G. appare dominare con sicuro senso critico la grande mole di documenti che, con instancabile passione, raccoglie e collaziona, né riesce a discostarsi dalla tradizione romana a proposito dei punti interpretativi più controversi delle questioni trattate, anche per via della committenza curiale che è all'origine di molti dei suoi lavori. Il suo contributo più valido è certamente da ricercarsi nel campo della storia liturgica.
Fonti e Bibl.: Con testamento rogato il 19 luglio 1747 il G. lasciò i suoi manoscritti alla Biblioteca Casanatense di Roma, oggi mss. 1109-1140, contenenti materiali preparatori, appunti, dissertazioni, opere incomplete. Inoltre, il ms. 1123 contiene le dissertazioni lette nelle Accademie di storia romana e di storia ecclesiastica; i mss. 1113, 1114, 1116, 1142 i materiali preparatori per l'edizione del martirologio di s. Adone e per la riforma del breviario. I documenti della congregazione per la Riforma del breviario sono a Roma, Bibl. Corsiniana, mss. 361-363, e sono stati pubblicati in A. Roskovany, Coelibatus et Breviarium: duo gravissima clericorum officia, e monumentis omnium seculorum demonstrata, V, Pestini 1861, pp. 532-635. Altri manoscritti del G. contenenti abbozzi, lettere, dissertazioni sono a Rovigo, Accademia dei Concordi, Mss. Silvestriani, 391-414, 318-319, 140-142. Lettere del G. sono a Rovigo, Accademia dei Concordi, Mss. Concordiani, 337/19, 379/5, 374/4-5; Mss. Silvestriani, 198, 569 (al conte A. Silvestri); 300 (lettere ad A. Scotti); 135-137 (lettere ricevute dal G.); 596-597 (lettere inviate al G. dal libraio lucchese L. Venturi per l'edizione del Baronio); Bibl. apostolica Vaticana, Capponiani, 283, vol. I, c. 184 (lettera ad A. Capponi); Bassano del Grappa, Bibl. civica, Autografi Gamba, 60 (lettera a B. Bacchini); Modena, Bibl. Estense, Archivio Muratori, b. 63 (lettera a L.A. Muratori); Savignano, Accademia dei Filopatridi, Raccolta Amaduzzi, 30 (lettera a F. Ficoroni).
G. Lioni, Vita di mons. Filippo del Torre, vescovo di Adria, in Giornale de' letterati italiani (Venezia), XXXIII (1722), 2, p. 89; Notizie delle accademie erette in Roma per ordine della santità di n. sig. papa Benedetto decimoquarto, Roma 1740, p. 78; Novelle letterarie (Firenze), 1741, col. 223; 1744, col. 97; 1752, coll. 357 s.; Giornale de' letterati (Roma), 1743, p. 185; Giornale de' letterati (Firenze), 1743, pt. III, pp. 169-218; Elogio II di monsignor D. G.,ibid., 1746, pt. I, pp. 191-196; C. Silvestri, Vita di monsignor D. G. descritta da un suo concittadino della città di Rovigo, in Raccolta di opuscoli scientifici e filologici, XLI, Venezia 1749, pp. 337-365; D. Fontanini,Memorie della vita di monsignor Giusto Fontanini, Venezia 1755, pp. 51 s.; B. Gamba, Galleria dei letterati ed artisti più illustri delle provincie austro-venete che fiorirono nel secolo XVIII, Venezia 1822, pp. n.n.; P. Batiffol, Histoire du Bréviaire romain, Paris 1911, pp. 372, 382 s., 395, 398, 401; L. von Pastor, Storia dei papi, XVI, 1, Roma 1933, pp. 137-139; XVI, 2, ibid. 1933, pp. 112, 134, 200; J. Dubois - G. Renaud, Le martyrologe d'Adon, ses deux familles, ses trois recensions, Paris 1984, p. X.