GUGLIELMINI, Domenico
Matematico, idraulico e medico, nato a Bologna nel settembre 1655, morto a Padova il 12 luglio 1710. Ancora studente a Bologna difese le opinioni di Geminiano Montanari sopra la meteora bolognese del 1666, discusse dal faentino Cavina, in una tesi stampata a Bologna nel 1676 col titolo Volantis flammae epitropeia. Laureato in medicina qualche tempo più tardi, continuò ad occuparsi d'astronomia, raccogliendo i risultati dei suoi studî nel De cometarum natura et ortu (Bologna 1681); in una lettera al Magliabechi espose le osservazioni, molto accurate, fatte in occasione dell'eclissi di sole del 12 luglio 1684. Assai più importanti sono le ricerche a cui il G. fu spinto dalle insistenze di Geminiano Montanari sopra il moto delle acque: queste gli valsero la nomina a professore di matematica nell'università di Bologna e, dopo la pubblicazione del trattato De aquarum fluentium mensura (Bologna 1690 e 1691), la cattedra d'idrometria appositamente creata.
Non tutte le teorie sviluppate dal G. hanno fondamenti saldi, ma la sua opera contiene una ricca messe d'interessanti osservazioni: contro talune delle asserzioni del G. si levò Dionigi Papin, ma non sempre con ragione, come dimostrò Daniele Bernoulli. La classica opera sulla Natura dei fiumi (Bologna 1697), è ancora oggi una delle basi dell'idraulica fluviale. Intanto, nel 1690, aveva letto all'accademia fondata dal Marsigli una comunicazione, poi stampata (Venezia 1705) col titolo De Salibus, dove aveva emesso l'ipotesi che i cristalli dei minerali e dei sali artificiali fossero composti di un aggregato di minime particelle indivisibili meccanicamente e aventi una speciale forma poliedrica, quella dei solidi di sfaldatura. Precorse con ciò la teoria di Haüy e, se avesse completate le sue osservazioni e potuto disporre di un goniometro, sarebbe certamente giunto assai prima del cristallografo francese alla concezione e a una precisa definizione della legge di derivazione (indici razionali) e di quella di simmetria. Collaborava intanto con Gian Domenico Cassini a restaurare il gnomone di San Petronio.
Nel 1701 abbandonava Bologna, stanco di continue dispute con i colleghi, e accettava l'insegnamento di matematica a Padova, interessandosi al tempo stesso delle sistemazioni dell'agro patavino e di alcuni torrenti del Friuli e della Dalmazia. Lascio presto la cattedra di matematica per quella di medicina: ma le sue pubblicazioni di quest'ultima scienza non sono degne di speciale menzione.
Bibl.: B. Fontenelle, Éloge de M. D. G., Parigi 1711; G. Piola, Vita di D. G., Milano 1821; C. Razzaboni, Elogio di D. G., Modena 1868.