JANNETTI, Domenico
Figlio di Giacomo, nacque a Roma il 9 febbr. 1815. Architetto e ingegnere, si dedicò all'attività professionale dopo il conseguimento del diploma in matematica e scienze filosofiche rilasciato dall'Archiginnasio romano (Corna).
La prima realizzazione conosciuta, la casa di abitazione sulla piazza di porta Portese, ultimata nel 1839 e palesemente ispirata all'architettura del XVI secolo, fu salutata come il brillante esordio di un giovane di belle speranze che andava a opporsi all'incombente "minaccia di gotica invasione" (Checchetelli); analoghe caratteristiche si riscontrano nel pressoché coevo edificio detto dei Regi Stabilimenti di Spagna alla via del Pellegrino.
Quest'ultimo appare sintomatico di come anche nel periodo precedente la caduta dello Stato pontificio il tessuto edilizio della città andasse mutando la propria fisionomia "dal di dentro" (Spagnesi, 1978): l'intervento mirava infatti a fondere più unità dirute in un unico corpo di fabbrica, costituito da "tre facciate … aperte in quattro ordini di vani (undici per ogni ordine) su tre piani di muro in bozze distinti per tre fasce, e coronati da un finimento ionico" (Il Solitario del Monte Gianicolo).
I successivi lavori progettuali dello J. non si sarebbero discostati nella sostanza dagli stilemi cinquecenteschi, salvo sconfinare, in taluni casi, in un "misurato eclettismo" (Mariani).
Si citano, tra gli altri: il palazzo Narducci in via di S. Sebastianello; il palazzo Muti Bussi in via di S. Andrea delle Fratte (Arch. stor. Capitolino, Titolo 54, prot. 13088/1862); la casa in piazza Paganica, del 1866 (Spagnesi, 1978); quindi, il più tardo stabile Scipioni in via Cadorna, con un'alta fascia di bugnato che ingloba due ordini di aperture e portale centrale a tutto sesto inquadrato da colonne doriche (Arch. stor. Capitolino, Titolo 54, prot. 39989/1886), e il casamento Peretti in via di S. Francesco a Ripa, più modesto del precedente per quanto di analoga impostazione (Ibid., Ispettorato edilizio, prot. 3452 del 12 dic. 1887).
Già funzionario dello Stato pontificio (Spagnesi), all'indomani della presa di Roma, lo J. fu designato tra i membri di una commissione di architetti e ingegneri presieduta da P. Camporese "con mandato di studiare l'ingrandimento e abbellimento di Roma, e specialmente il progetto di costruzione di nuovi quartieri in quella parte che maggiormente si presta alle nuove edificazioni" (Arbib).
Il 10 novembre del medesimo anno la commissione così costituita presentò un rapporto, che, per quanto "sommario ed informe" (ibid.), risulta estremamente significativo per la storia dell'urbanistica della capitale, in quanto vi si fornivano le prime indicazioni riguardo alle aree più adatte all'espansione: la zona "alta" della città, nelle vicinanze della stazione ferroviaria, veniva reputata idonea più di quella al di là del Tevere, ovvero i Prati di Castello, e ciò anche per ragioni di scarsa salubrità (ibid.; Caracciolo).
La commissione ebbe vita breve e assai travagliata: attaccati violentemente e in maniera ripetuta dall'opinione pubblica, i componenti rassegnarono tutti, ben presto, le proprie dimissioni.
In seguito (1877) lo J. fu nominato membro della commissione archeologica municipale, incarico che svolse con particolare zelo per numerosi anni (De Gubernatis), accanto a quello di esponente della commissione conservatrice dei monumenti ed oggetti d'arte e d'antichità per la Provincia di Roma, dalla sua istituzione (16 marzo 1876) fino al 1889 (Bencivenni - Dalla Negra - Grifoni).
Nel 1868 realizzò il sepolcro di Adamo Colonna, situato nel braccio destro del quadriportico del cimitero del Verano. La tomba fu ceduta ai salesiani verso il 1880: il sarcofago, ornato con motivi floreali e inquadrato da due colonne composite, è attualmente sormontato da un busto raffigurante un Cristo in pietà in luogo dell'effigie del defunto là in origine collocata (Percorsi della memoria…).
Tra le altre realizzazioni in Roma dello J. si rammentano lo stabilimento Passari al Gianicolo e il casino di delizie nella villa Casalini. Fu attivo anche nella provincia: progettò edifici e monumenti a Frascati e a Rocca di Papa, i cimiteri di Velletri e Monte Porzio Catone, il restauro del palazzo Colonna in Amelia. In Velletri realizzò pure il monumento commemorativo della battaglia vinta da G. Garibaldi nel 1849 presso la cittadina laziale (1883), costituito da una colonna dorica con fusto di peperino e base e capitello di travertino, pietre "tolte dai luoghi circostanti e dall'antico Lazio" (L'Illustrazione italiana).
Nel 1884 fu vicepresidente della giuria artistica del primo concorso per il palazzo di Giustizia (Kirk). È del 1885, infine, il progetto per la sistemazione dell'esedra alle terme di Diocleziano, presentato da N. Carnevale sulle pagine dell'Italia (La vecchia e la nuova Roma, in L'Italia. Periodico artistico illustrato, III 1885, 3, pp. 47 s.): di esso venivano rilevate non soltanto "le sue belle linee, la corretta disposizione delle parti e il carattere grandioso", ma anche la possibilità di tutelare gli interessi dei privati, aumentando il numero dei piani degli edifici nelle parti posteriori.
Lo J. ebbe rapporti con numerose istituzioni culturali: fu membro della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon e resse per molti anni la carica di segretario della Società artistica italiana. Nel 1856, proposto per l'Accademia di S. Luca nella classe di architettura in sostituzione del defunto L. Canina, non venne ammesso: divenne accademico di merito soltanto nel 1885.
Dalla fine degli anni Quaranta risulta residente al n. 7 della via delle Tre Pile, nel palazzo di famiglia attiguo al ninfeo un tempo annesso alla demolita casa di Michelangelo, ricomposto dallo stesso J. con i materiali di risulta e abbattuto nel 1930 (Pietrangeli).
Nel 1851 lo J. aveva contratto matrimonio con Luisa, figlia di Natale Del Grande, dalla quale ebbe Emilia, Natale, Rodolfo e Ida (Roma, Arch. stor. del Vicariato, Parrocchia di S. Adriano al foro Romano, Licenze matrimoniali 1844-1862, p. 971).
Lo J. morì a Roma il 28 genn. 1889.
Fonti e Bibl.: Oltre alle indicazioni documentarie citate nel testo, si veda: Roma, Arch. stor. dell'Accademia nazionale di S. Luca, voll. 116 n. 170, 183 n. 10; Ibid., Arch. stor. Capitolino, Titolo 54, prott. nn. 17990/1854, 5476/1863, 1205/1864, 4543/1864, 5585/1865, 21337/1865, 16005/1867, 4258/1869, 10375/1869, 11749/1869, 11913/1869, 13147/1869, 7979/1873, 77140/1874, 28526/1885, 33663/1885; Ibid., Arch. stor. del Vicariato, Parrocchia di S. Nicola in Carcere, Stati d'anime, 1860, p. 67; 1875, p. 73; e Liber mortuorum, 1889, p. 44; Ibid., Arch. centr. dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione generale di Antichità e Belle Arti, II versamento, II serie, b. 377, f. 4257. Si veda inoltre: G. Checchetelli, Cenni intorno ad una fabbrica, situata sulla piazza di Porta Portese: disegno del giovane architetto D. J., in La Pallade, I (1839), 29, pp. 225 s.; Il Solitario del Monte Gianicolo, Sull'edifizio detto de' Regii Stabilimenti di Spagna, e s'una facciata di casa a Porta Portese, in Il Giornale degli architetti (Roma), 1846-47, pp. 80 s.; A. De Gubernatis, Diz. degli artisti italiani viventi, Firenze 1889, p. 247; P. Camporese, Relazione dei lavori per l'ampliamento ed abbellimento di Roma proposti dalla commissione degli architetti ed ingegneri sottoscritti, in Atti del Consiglio comunale di Roma 1870-1871, allegato n. 1, pp. 339 s.; Monumento a Velletri, in L'Illustrazione italiana, X (1883), 2, p. 27; E. Arbib, Sommario degli atti del Consiglio comunale di Roma dall'anno 1870 al 1895, Roma-Firenze 1895, p. 150; V. Mariani, L'arte a Roma prima e dopo il 1870, in Il Veltro, XIV (1970), 4-6, p. 515; G. Accasto - V. Fraticelli - R. Nicolini, L'architettura di Roma capitale, 1870-1970, Roma 1971, p. 185; I. Insolera, Roma moderna. Un secolo di storia urbanistica, Torino 1971, p. 20; G. Spagnesi, Edilizia romana nella seconda metà del XIX secolo (1848-1905), Roma 1974, pp. 35, 39, 305, 331; Id., L'architettura a Roma al tempo di Pio IX (catal.), Roma 1978, p. 18; M. Bencivenni - R. Dalla Negra - P. Grifoni, Monumenti e istituzioni, I-II, Firenze 1987-92, ad indices; C. Pietrangeli, Guide rionali di Roma. Rione X Campitelli, I, Roma 1992, p. 56; A. Caracciolo, Roma capitale. Dal Risorgimento alla crisi dello Stato liberale, Roma 1993, p. 98; T. Kirk, Roman architecture before the Lateran Pact: architectural symbols of reconciliation in the competitions for the palazzo di Giustizia, 1883-1887, in Guglielmo Calderini: la costruzione di un'architettura nel progetto di una capitale.Atti del Convegno, Roma… 1995, Perugia 1996, p. 121 n.; A.M. Racheli, Restauro a Roma, 1870-1990. Architettura e città, Venezia 1995, p. 220; Percorsi della memoria. Il quadriportico del Verano, a cura di L. Cardilli - N. Cardano, Roma 1998, p. 74; G. Spagnesi, L'architettura a Roma al tempo di Pio IX (1830-1870), Roma 2000, pp. 175, 186; Id., Roma.La basilica di S. Pietro, il borgo e la città, Milano 2002, p. 184; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XVIII, p. 392; P.A. Corna, Diz. della storia dell'arte in Italia, II, p. 568; Diz. encicl. di architettura e urbanistica, III, p. 131.