LA BRUNA, Domenico
Nacque a Trapani il 24 febbr. 1699, da Domenico, mercante di origine messinese, e da Rosalia, della quale s'ignora il casato.
Benché il padre avesse voluto avviarlo alla sua stessa attività, il L. si fece ordinare sacerdote; e negli stessi anni giovanili, vista la sua naturale predisposizione per il disegno, intraprese anche l'attività pittorica. Nella città natale il L. emerse fra gli artisti tardobarocchi, insieme con i pittori G. Felici (o Felice) e G. La Francesca. I suoi modi stilistici sono in parte riconducibili alla tradizione locale, alimentata in un primo tempo da A. Carreca e successivamente da Felici, ma anche dal ricco e variegato ambiente palermitano tardobarocco con agganci specifici ad A. Grano, F. Tancredi, O. Sozzi e soprattutto V. D'Anna.
A una fase iniziale della sua attività sono da riferire le pale d'altare con la Sepoltura di Gesù e la Strage degli innocenti della chiesa madre di Marsala in cui emergono moduli compositivi tardomanieristici appresi per forza di tradizione o, come informa il suo biografo (Di Ferro, 1830), attraverso le stampe dei pittori classici. Le opere successive appaiono sintonizzate, in certo qual modo, sul naturalismo pittorico di P. Novelli diffuso in area trapanese per il tramite di Carreca, confluito parzialmente in Felici, divulgatore di un linguaggio tardonaturalistico ma impigrito dalla resa pietistica della pala d'altare controriformata. A questo momento sono da riportare la pala con S. Alberto (Trapani, chiesa nuova di S. Alberto) e le due con la Sacra Famiglia, rispettivamente nella chiesa di S. Giuseppe a Marsala e in quella del collegio dei gesuiti a Trapani (Scuderi, 1985; Bongiovanni, Indagini…, 1997; a questi saggi si rimanda per un elenco pressoché completo della produzione del L.), opere - come pure il S. Francesco chiede la grazia della Porziuncola della chiesa di S. Maria delle Grazie a Marsala, già attribuito da Scuderi (Cultura…, 1998) a Carreca - animate coerentemente dalla continuità stilistica fra Felici e il L., ma la cui esecuzione è riferibile precipuamente a quest'ultimo (Bongiovanni, 1996). A un momento influenzato da Grano è da ricondurre la pala con la Sacra Famiglia della chiesa di S. Vito a Monreale, città per la quale nello stesso periodo (1737 circa) il L. dipinse anche una Gloria di s. Ignazio per la chiesa gesuitica, oggi intitolata al Sacro Cuore. Verso il 1730, come supposto da Scuderi (1985), grazie alla presenza a Palermo del trapanese G.B. Amico in qualità di regio architetto, gli artisti di Trapani, e fra questi il L., si arricchirono di nuove acquisizioni stilistiche e compositive e di nuovi stimoli culturali. Probabilmente i rapporti tra Amico e il L. si datano prima del 1730 quando, secondo l'attribuzione di Scuderi (1995), il L. dipinse l'affresco con la Gloria della Madonna del Fervore con la Trinità e santi gesuiti in adorazione in uno dei saloni del collegio Massimo dei gesuiti a Palermo, nel cui complesso Amico aveva già lavorato. Il L. fornì il disegno riproducente la statua trecentesca della Madonna di Trapani, inserita fra le illustrazioni a stampa delle due edizioni dell'opera teorica di Amico intitolata L'architetto prattico (Palermo 1726 e 1750).
Il rapporto di collaborazione con Amico segnò decisamente l'attività professionale del L. che si trovò a lavorare in numerose e qualificate imprese costruttive e decorative dell'architetto concittadino, a partire dal disegno della decorazione del cappellone della chiesa trapanese della badia nuova, progettato da Amico. La collaborazione tra il L. e l'architetto proseguì negli affreschi parietali della chiesa di S. Maria della Grotta a Marsala; nel cantiere della chiesa grande dell'Annunziata a Trapani; e ancora, nel 1760, quando il L. lavorò alla pala con la Madonna di Trapani fra i ss. Nicolò e Alberto per la chiesa del Crocifisso a Calatafimi, progettata da Amico tra il 1741 e il 1754.
Con i carmelitani dell'Annunziata di Trapani i rapporti si datano a partire dal 1734, quando il L. ricevette la somma di 26 onze e 5 tareni per dieci piccoli dipinti con temi iconografici cari alla religiosità carmelitana (Guttilla). Nello stesso anno per il complesso dell'Annunziata mise in opera gli affreschi con Storie delprofeta Elia sulla volta della sacrestia e, contestualmente, l'affresco parietale con La Madonna del Carmelo e l'albero dei conventi carmelitani nell'aula capitolare dello stesso convento, oggi al Museo Pepoli.
In questi affreschi di tematica carmelitana, come anche in quelli attribuitigli (Bongiovanni, L'apparato…, 1997) della volta della chiesa di S. Teresa a Erice (con i temi del Trionfo dell'Ordine carmelitano con i ss. Teresa e Alberto; Estasi di s. Teresa; Apparizione di s. Giuseppe a s. Teresa), annessa a un monastero dello stesso Ordine, il L. si richiama a iconografie ufficiali dell'Ordine, divulgate peraltro nelle stampe accluse alle principali pubblicazioni dottrinarie dei carmelitani in età barocca, principalmente opere dell'incisore fiammingo Abraham van Diepenbeke lungamente attivo per quell'Ordine.
Nel 1735 eseguì L'adorazione dei magi per la chiesa dei carmelitani di Mazara del Vallo, e due anni dopo per il medesimo edificio dipinse la Madonna di Trapani tra santi carmelitani. In questo stesso periodo possono collocarsi inoltre due tele per la chiesa dei carmelitani intra moenia a Trapani con la Madonna vagheggiata daiss. Paolino e Angelo Martire e la Madonna in gloria e santi, ovale sulla volta. Per la chiesa dei carmelitani di Castelvetrano dipinse due pale d'altare gemelle con S. Maria Maddalena de' Pazzi e la Trasfigurazione, quest'ultima firmata "D. la B. P(inxit)". Per la chiesa grande dei carmelitani dell'Annunziata dipinse l'unica pala d'altare, non inseribile nel ciclo realizzato da Felici, con l'Immacolata fra i ss. Giovanni Evangelista, Alberto, Giuliano e il beato Luigi Rabatà.
Già dalla seconda metà degli anni Trenta del XVIII secolo il linguaggio pittorico del L. assunse una peculiare caratterizzazione stilistica riscontrabile nell'ingente catalogo sia delle opere mobili (pale d'altare e quadri di dimensioni medie e ridotte) sia degli affreschi. Fra le prime sono da segnalare il S. Francesco sorretto dagli angeli della chiesa madre di Calatafimi, copia piuttosto fedele di un dipinto della prima metà del Seicento riferibile al fiammingo Maestro di S. Rocco operante nel Trapanese (Bongiovanni, 1996); la S. Francesca Romana in adorazione della Sacra Famiglia (1738) della chiesa dell'Angelo Custode ad Alcamo e l'Omaggio degli Ordini religiosi alla Madonna di Trapani della chiesa di S. Francesco d'Assisi a Trapani, di cui un recente restauro ha svelato la data 1739, e il suo pendant con S. Chiara e le clarisse, nella stessa chiesa.
Suggestioni napoletane di segno solimenesco sono presenti nella Predicazione di s. Diego d'Alcalà della chiesa trapanese di S. Maria di Gesù presso la quale si conserva anche la pala con S. Francesco chiede la grazia della Porziuncola, opera che sintetizza tutte le componenti della pittura del L. negli anni della maturità. Al 1739 si datano altresì le pale col Trionfo della Religione, S. Bonaventura in gloria e I quattro evangelisti, già nella chiesa trapanese di S. Agostino e oggi al Museo Pepoli. Sempre a Trapani sono da segnalare l'Eterno con la Sacra Famiglia, tela, e non affresco, come erroneamente segnalato da Di Ferro (1830), posta sulla volta della sacrestia della chiesa agostiniana dell'Itria, e le pale con la Vergine con i ss. Domenico e Francesco e la Visitazione della Vergine a s. Elisabetta, già nella chiesa di S. Elisabetta e ora nel palazzo vescovile, e il S. Giovanni Nepomuceno della chiesa dell'Addolorata. Per la chiesa di S. Lorenzo a Trapani (poi cattedrale) il L. realizzò lo stereotipo dipinto con Dio Padre e l'affresco teatrale ed enfatico della Lapidazione di s. Stefano. Nel 1738 ad Alcamo il L. mise in opera alcuni affreschi dell'oratorio dei gesuiti e contestualmente dipinse la pala con la Madonna col Bambino fra i ss. Luigi e Stanislao, ora nella chiesa madre. Nello stesso anno dipinse inoltre gli affreschi con l'Ambasceria della Vergine per la cappella del castello di Inici, oggi staccati ed esposti nella chiesa madre di Castellammare del Golfo. Per i gesuiti di Mazara - oltre ad affreschi per la chiesa e l'annesso collegio - eseguì nel 1742 la pala con la Madonna del Buon Consiglio, oggi nella chiesa di S. Francesco di Paola; le pale, da riferire probabilmente agli stessi anni, con l'Incoronazione di s. Vito, poi nella chiesa di S. Teresa, e S. Vito adorato da santi gesuiti, ora nel Museo diocesano di Mazara.
I contatti con i collegi gesuitici della Sicilia sudorientale, territorio che dopo il terremoto del 1693 richiese per la riedificazione di chiese, edifici ecclesiastici e civili numerose maestranze della zona occidentale dell'isola, portarono il L. a eseguire pale per la chiesa del collegio di Modica, oggi intitolata a S. Maria del Soccorso, fra cui il S. Ignazio, ora nella chiesa di S. Teodoro (Belgiorno). Anche per la chiesa dei gesuiti di Caltagirone dipinse il medesimo santo fondatore (Salomone).
Oltre alle richieste della committenza religiosa, il L. svolse un'intensa attività di frescante anche per la nobiltà trapanese, a testimonianza della quale resta il grande affresco raffigurante l'Eterno in gloria e angeli per il salone principale del palazzo di Annibale Fardella, opera legata profondamente alla grande stagione dei frescanti tardobarocchi palermitani. Ancora temi religiosi presentano gli affreschi del piano nobile del palazzo di Francesco Saura con l'Eterno creatore dell'universo e altri temi quali il Sogno di Giacobbe e il Giudizio di Salomone, probabilmente realizzati poco dopo il 1754 quando Saura fu investito, per acquisto, del titolo di duca di Castelmonte.
Orientato verso un incipiente neoclassicismo si mostra l'affresco, purtroppo in parte ridipinto, del salone del palazzo Riccio di Morana (oggi proprietà della provincia di Trapani), in cui questa volta non raffigurò un tema sacro bensì un Apollo con la lira, assiso sul carro. Tutti e tre questi palazzi si affacciano sulla strada Nuova (oggi via Garibaldi), asse viario principale insieme con la strada Grande (via Vittorio Emanuele) della Trapani settecentesca.
Il L. morì a Trapani il 19 giugno 1763.
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