LAFFI, Domenico
Nacque a Vedegheto di Savigno, nell'Appennino bolognese, il 3 ag. 1636, ma sin dai primi anni si trasferì con la famiglia a Bologna.
Mancano notizie sulla formazione e, più in generale, sulla biografia, illuminata in modo discontinuo e assai parziale dai resoconti dei suoi viaggi, che sono anche le fonti per la ricostruzione della sua carriera ecclesiastica: il sacerdozio era già raggiunto quando, nel 1666, accompagnato da don Morando Conti, Nicolò Mantovani e Francesco Magnani, il L. partì alla volta di Santiago di Compostella, rispondendo, come egli stesso avrebbe scritto con una formula poi reiterata, in parte a una "inclinazione di genio piegantemi alla curiosità di veder cose nuove", in parte allo "spirito di pietà verso il glorioso apostolo san Giacomo" (Viaggio in Ponente, Bologna 1681, p. 9).
Il viaggio fu ripetuto nell'aprile 1670, insieme con il pittore Domenico Codici, e un resoconto complessivo tratto dalle due esperienze fu pubblicato nel 1673 - Viaggio in Ponente a San Giacomo di Galitia e Finis Terrae, per Francia e Spagna (Bologna) - appena prima che il L., a settembre, prendesse di nuovo la via di Santiago, accompagnato in questo caso dal minore conventuale Giuseppe Liparini. La testimonianza del pubblico plauso ricevuto al ritorno a Bologna, nell'aprile 1674, è un primo segno dell'attenzione con cui venivano seguiti i viaggi del Laffi. Una nuova stampa dell'opera fu eseguita nel 1676 e due diverse edizioni bolognesi nel 1681, distinte in "seconda" e "terza impressione"; una "quarta impressione" uscì ancora a Bologna nel 1726.
Indiscutibile dunque il successo del Viaggio in Ponente; un testo che univa a una puntuale ricostruzione di tappe e spostamenti (secondo uno stile "da semplice narratione", ed. 1681, p. 10), il racconto di leggende ricavate ora da racconti locali, ora da un patrimonio letterario deliberatamente percorso a tal fine. Esemplari le sezioni dedicate alla morte della Laura petrarchesca o ancora la digressione sulla rotta di Roncisvalle (per la quale G. Rossi ha ipotizzato l'impiego del Morgante maggiore di L. Pulci, canto XXVII, 69).
Intanto, nel 1670, il L. aveva pubblicato, dedicandolo al senatore felsineo Girolamo Bentivoglio, Le fortunate disavventure del prencipe Aldimiro (Bologna 1670), primo saggio di una pratica teatrale perseguita con insistenza negli anni seguenti.
La quantità di intrighi e agnizioni, di dialoghi dal ritmo sincopato, fino alla ricomposizione conclusiva, era in questo caso collocata nella corte inglese. Nella prova successiva, stampata a Bologna nel 1673, la scelta cadde su materia spagnola: La forza della fedeltà, ove la storia in tre atti di Celindo e Rosiclea era caratterizzata da monologhi più ampi e da un più diffuso ricorso all'alleggerimento comico.
Nell'ottobre 1678 il L. decise di intraprendere un pellegrinaggio via mare verso Gerusalemme, dove giunse (attraverso la Corsica, la Sardegna e le coste africane) nel gennaio 1679. Anche da questa esperienza trasse il consueto bagaglio di racconti e descrizioni, e pubblicò nel 1683 il Viaggio in Levante al Santo Sepolcro di N.S. G. Christo et altri luoghi di Terra Santa (Bologna; una nuova stampa ibid. 1738). Nella dedica a Federico Calderini, cancelliere dello Studio bolognese, si leggevano la difesa dalle accuse di menzogna e fantasticheria che forse lo avevano sfiorato e l'affermazione orgogliosa di avere proceduto "per esemplari di gravi autori" (ibid., c. *6v). Il L. compì poi, nel 1680, un quarto pellegrinaggio verso Santiago (ne sarebbe rimasta traccia nella terza impressione del Viaggio in Ponente del 1681), nello stesso anno in cui fece stampare la "commedia piacevole" Il paggio fortunato (Bologna 1680, ibid. 1690, ibid. 1716). Proseguendo nella scrittura teatrale, ma spostandosi nella Costantinopoli di Basilio minacciata dai Tartari (e non senza un margine di deroga dalla verità storica), scrisse poi L'ebreo convertito, overo Le fortune d'Emanuelle (Bologna 1682) dedicandola, con formule peraltro del tutto stereotipate, a Bartolomeo Sandri da Vedegheto. La fortuna dei resoconti di viaggio dovette spingere il L. a una nuova impresa, e nel maggio del 1687, ancora accompagnato da Liparini, partì verso Lisbona, con l'intenzione di percorrere a ritroso il cammino di s. Antonio, da Padova al Portogallo sua terra natale, (il viaggio di ritorno dal Portogallo, nel settembre di quell'anno, lo condusse ancora una volta a Santiago). Il racconto di quest'ultimo pellegrinaggio apparve a Bologna nel 1691 con il titolo, mutuato da un celebre verso mariniano: Dalla tomba alla culla è un lungo passo. Viaggio da Padova ove morse il glorioso s. Antonio a Lisbona ove nacque.
Da segnalare, oltre alla menzione esplicita di G. Marino nella dedicatoria a Giuseppe Antonio Zambeccari, una vivace trattazione de curiositate indirizzata ai lettori, costruita con tessere da Plutarco e dai dialoghi platonici, con cui il L. giustificava una oramai ventennale pratica di libri di viaggio. Il resoconto portoghese, oltre a fornire una nitida descrizione di Lisbona, recuperava un variegato insieme di fonti storiche e geografiche, menzionava i Lusíadas di Luís Vaz de Camões, non senza aggiungere leggende e tradizioni (così per la storia dell'ultimo re dei Goti e della conquista araba della Spagna, al cui riguardo il L. compendiava la Historia del Regno de' Goti nella Spagna abbattuto e risorto… del gesuita B. De Rogatis).
Connessa probabilmente al soggiorno portoghese è anche l'ultima prova teatrale del L., La fedeltà anche doppo morte overo Il regnar doppo morte. Tragedia cavata dal portughese (Bologna 1689), dedicata alla storia d'amore tra don Pedro e Inés de Castro, e ripresa, con un margine consistente di modifiche strutturali, da una tragedia di L. Vélez de Guevara (Reinar después de morir, edita nel 1652).
Dopo queste ultime stampe non si hanno notizie sul L.: non solo non risulta che siano stati editi i componimenti poetici annunciati in appendice alla stampa del Viaggio in Levante del 1691, ma rimangono ignoti il luogo e la data della morte.
Disponibili in edizioni moderne sono Viaggio in Ponente, a cura di A. Sulai Capponi, Napoli 1989; in traduzione A journey to the West: the diary of a seventeenth-century pilgrim from Bologna to Santiago de Compostela, a cura di J. Hall, Leiden 1997; Dalla tomba alla culla è un lungo passo, con il titolo Viaggio da Padova a Lisbona. Itinerario portoghese, a cura di B. De Cusatis, Napoli 1988.
Fonti e Bibl.: G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, V, Bologna 1786, p. 3; P. Amat di S. Filippo, Biografia dei viaggiatori italiani colla bibliografia delle loro opere, Roma 1882, pp. 450 s.; F. Foffano, La rotta di Roncisvalle nella letteratura romanzesca italiana del Cinquecento, Bologna 1887, pp. 113-118; Id., Il poema cavalleresco, Milano 1904, pp. 219 s.; G. Rossi, Roncisvalle nei ricordi di un pellegrino del Seicento, in Id., Varietà letterarie, Bologna 1912, pp. 135-164; D. Gambini, La Galizia nel "Viaggio di Ponente" di D. L., in I testi italiani del viaggio e pellegrinaggio a Santiago de Compostela e Diorama sulla Galizia, a cura di P.G. Caucci von Saucken, Perugia 1983, pp. 79-109; F. González González, D. L., peregrino, osbservador e inquisitivo, Ponferrada 1984; P.G. Caucci von Saucken, Il "Viaggio in Ponente" di D. L., in Id., Il cammino italiano a Compostella. Il pellegrinaggio a Santiago di Compostella e l'Italia, Perugia 1984, pp. 118-128; D. Gambini, La leggenda di Rodrigo ultimo re dei Goti nel resoconto di D. L., in Il pellegrinaggio a Santiago de Compostela e la letteratura iacopea, a cura di G. Scalia, Perugia 1985, pp. 359-376; L. Porto, Dal "Viaggio in Ponente": gli itinerari ispanici del bolognese D. L., in Quaderni di filologia e lingue romanze, VII (1992), pp. 207-240; B. De Cusatis, La "Fedeltà anche doppo morte" di D. L., in Revista da Biblioteca nacional, I (1993), pp. 251-257; Id., Inés de Castro in una tragedia italiana del '600: "La fedeltà anche doppo morte" di D. L., in Saggi in onore di Giovanni Allegra, a cura di P.G. Caucci von Saucken, Perugia 1995, pp. 187-204; D. Gambini, "Reinar después de morir" di Vélez de Guevara e "La fedeltà anche doppo morte" di D. L., in Commedia aurea spagnola e pubblico italiano, II, Tradurre riscrivere mettere in scena, a cura di M.G. Profeti, Firenze 1996, pp. 117-148; B. De Cusatis, O Portugal de Seiscentos na "Viagem de Pádua a Lisboa" de D. L., Lisboa 1998.