MANZOLO, Domenico
Nacque intorno alla fine del secolo XVI; il suo cognome compare nelle varianti di De Mangiolis, Mangioli, Mangiolo nei documenti della basilica di S. Petronio e del cosiddetto "Concerto palatino", ovverosia il gruppo di strumentisti al servizio della Signoria di Bologna.
Nel 1610 il M. entrò come cantore nella Cappella musicale di S. Petronio. Dal 1615 al 1656 gli elenchi dei mandati di pagamento non classificano per ruolo gli stipendiati (tranne il maestro di cappella e l'organista), essendo i membri della cappella stessa elencati sotto la generica definizione di "cantori e strumentisti"; tuttavia Gambassi (1987) avanza l'ipotesi che il M., dal 1618, possa aver ricoperto la carica di suonatore di cornetto in sostituzione di Giovanni Battista Marinelli. La presenza del M. fra gli strumentisti del Concerto palatino di Bologna è documentata a partire dal 28 febbr. 1614, ma, stando ai registri degli organici dei "musici" (gruppo formato da quattro cornetti e quattro tromboni) sembra che la sua attività di suonatore di cornetto in seno a tale istituzione sia da anticipare al 1613.
I membri del Concerto palatino erano divisi in quattro classi: "trombetti", "musici", "liutisti" e "naccarino". La retribuzione di un musicista era composta dallo stipendio e dagli "incerti", costituiti da elargizioni saltuarie e distribuiti fra i soli membri "partecipanti". Altri documenti attestano la partecipazione del M. alle commissioni di valutazione delle qualità musicali degli aspiranti soprannumerari. Il 26 febbr. 1619 è registrata l'approvazione di un'elemosina di 300 lire al M. che, a causa un incendio che aveva distrutto la sua casa, si era ridotto in miseria.
Nel 1623 il M., "musico dell'illustrissima Signoria di Bologna", pubblicò a Venezia presso l'editore Alessandro Vincenti l'unica sua opera fino a oggi conosciuta: Canzonette… a una e due voci, con alcune spirituali, da cantarsi nel chitarrone, arpicordo & altri stromenti, con l'alfabeto per la chitarra alla spagnola, novamente composte e date in luce.
L'opera, contenente 41 composizioni (tutte, salvo due, a una voce e basso continuo), è dedicata a Giovan Pellegrino Palmieri, canonico in S. Petronio e terzo figlio dell'"insigne giureconsulto" e membro del Consiglio degli anziani Giambattista "per il diletto che vostra signoria prende dell'armonia", come il M. stesso afferma nella dedica, datata 15 dic. 1622. Una scelta di sei canzonette (cinque profane e una spirituale) tratte da quest'opera fu pubblicata nell'antologia 35 arie di vari autori del secolo XVII, a cura di G. Benvenuti (Milano 1922).
I rapporti del M. con la nobiltà bolognese sono testimoniati anche da un documento del 1639 in cui risulta elencato come cantore al servizio delle famiglie degli Anziani e del gonfaloniere della città (Gaspari).
Il M. fece parte della Cappella musicale di S. Petronio come suonatore di cornetto fino al 1657; in quell'anno infatti il neoeletto maestro di cappella M. Cazzati sciolse completamente l'istituzione per riformarla e ricostituirla pochi giorni dopo anche attraverso l'assunzione di nuovi elementi, privilegiando gli strumenti ad arco a svantaggio di quelli a fiato, drasticamente ridotti a un solo trombone. Inoltre, con l'emanazione degli Ordini per la musica dell'insigne collegiata di S. Petronio, voluti da Cazzati, fu stabilita l'incompatibilità fra l'appartenenza ai ruoli del Concerto palatino e della Cappella petroniana, in considerazione dei problemi derivanti dalla sovrapposizione di impegni dei membri contemporaneamente appartenenti alle due istituzioni. A tal genere di situazioni sembra collegarsi un'ulteriore testimonianza biografica risalente allo stesso anno. Il 20 nov. 1657 il Consiglio degli anziani della Signoria bolognese decretò l'espulsione del M. dal Concerto palatino "come trasgressore della legge di non poter farsi coadiutore o sostituto" (Gambassi, 1989, p. 247) e per aver fatto quindi mercanzia del ruolo. Un successivo documento del 27 nov. 1657 attesta la supplica del perdono del M. e la conseguente riammissione al ruolo, che avvenne "per mera grazia […] degli eccelsi signori", i quali, però, stabilirono che per "l'avenire non si haveranno per iscusati li trasgressori" (ibid.).
Il M. morì, presumibilmente a Bologna, poco prima dell'11 ag. 1658.
A questa data, infatti, i documenti registrano l'esito delle domande avanzate da Pietro degli Antoni e Piero Maria Minelli (risultato vincitore) per occupare il posto che la morte del M. aveva reso vacante. L'ultimo documento riguardante il M., in data 3 genn. 1659, annota la spartizione tra i membri della classe dei musici dell'incerto spettante al M. al momento della sua morte.
Fonti e Bibl.: G. Gaspari, Musica e musicisti a Bologna: ricerche, documenti e memorie riguardanti la storia dell'arte musicale in Bologna, Bologna 1880 (rist. anast., ibid. 1969), pp. 515-520; O. Gambassi, La Cappella musicale di S. Petronio: maestri, organisti, cantori e strumentisti dal 1436 al 1920, Firenze 1987, pp. 17 s. e Appendice, Organici annuali dal 1610 al 1656, ad annum; Id., Il Concerto palatino della Signoria di Bologna: cinque secoli di vita musicale a corte (1250-1797), Firenze 1989, p. 721; The New Grove Dict. of music and musicians, XV, p. 790.