OBIZZI, Domenico
OBIZZI, Domenico. – Nacque, probabilmente a Venezia, nel 1611 o 1612.
La data si ricava dalla dedica, datata 15 marzo 1627, dei suoi Madrigali concertati a due, tre, quattro et cinque voci … libro primo (Venezia, 1627), in cui si definisce «garzonetto di quindici anni». Il padre, Agostino era «cittadino originario» (classe sociale che nella società veneziana costituiva il livello più elevato della protoborghesia), addetto alle munizioni nella fortezza veneziana di Palmanova (Miller, 1993, p. 57).
In base a due documenti pubblici del 1621 si sa che alla morte del padre Obizzi passò sotto la tutela dello zio Obizzo Obizzi, il quale la depose appunto in quell’anno (ibid.). Poco tempo prima, tra il 1618 e il 1619, come risulta dalla dedica dei Madrigali et arie a voce sola … libro primo, opera seconda (Venezia, 1627), era stato di fatto adottato dal nobile veneziano Lorenzo Loredano («queste mie fatiche fanciullesche, nate quasi tutte in casa di V.S. illustrissima […] Io che d’anni nove cominciai a vivere sotto la sua illustrissima protezione»), secondo un uso non infrequente nel patriziato della Serenissima. Un altro patrizio al quale fu legato da vincoli di protezione fu Girolamo Mocenigo, appassionato di musica (committente tra l’altro di Monteverdi): a lui dedicò infatti i già citati Madrigali concertati, e l’aristocratico gli fece da padrino di cresima, stabilendo così col giovinetto un legame per l’epoca quasi parentale.
L’educazione musicale di Obizzi – l’apprendimento del contrappunto nonché lo studio della tecnica vocale e probabilmente d’uno o più strumenti musicali (forse la tiorba e il liuto) – dovette aver inizio con l’adozione da parte di Loredano, forse anche col contributo e l’interessamento di Mocenigo, in un ambito nobiliare musicofilo, dove non sarà mancata la frequentazione di musicisti professionisti con mansioni didattiche ed esecutive. Già attorno ai 13 anni aveva maturato una buona conoscenza della tecnica compositiva, come testimonia la presenza d’una sua composizione, il salmo Iubilate Deo omnis terra, in una collettanea sacra d’ambiente veneziano, la Ghirlanda sacra … de varii motetti a voce sola (Venezia, 1625; rist. 1636) curata da un cantore di S. Marco, l’evirato Leonardo Simonetti: vi figurano i maggiori musicisti allora attivi a Venezia, maestri di cappella, organisti e cantori in servizio sia nella basilica marciana (tra cui Monteverdi e Alessandro Grandi), sia in primarie chiese cittadine, oltre a virtuosi avventizi variamente attivi in istituzioni ecclesiastiche e laiche della città.
L’inclusione di Obizzi in questa Ghirlanda precede di due anni il passaggio dall’apprendistato all’attività professionale: dal 16 aprile 1627 è attestata l’assunzione come cantore nella basilica marciana, presumibilmente come putto soprano (Cavalli vi era stato assunto con tale qualifica nel 1616 all’età di 14 anni, uno in meno di Obizzi).
Delle due raccolte a stampa pubblicate da Obizzi, i Madrigali concertati presentano perlopiù duetti per due voci e basso continuo, ricchi di diminuzioni vocali spesso virtuosistiche; mentre il libro a voce sola è organizzato secondo la consueta bipartizione tra monodie su madrigali e sonetti intonati di lungo e canzonette strofiche dal ductus melodico più accattivante e immediato, corredate dall’alfabeto per la chitarra spagnola.
Per certi aspetti peculiare è la scelta dei testi poetici: i nove componimenti fin qui identificati nel libro a più voci sono di Cesare Rinaldi, poeta bolognese che conobbe una certa fortuna tra i madrigalisti di fine Cinquecento (la parte I e II dei suoi Madrigali, dove compaiono anche le liriche musicate da Obizzi, apparve a Bologna nel 1588) e le cui rime epigrammatiche continuarono a essere intonate anche nei primi tre decenni del nuovo secolo da compositori di spicco nel nuovo stile concertato, come il citato Grandi, Carlo Milanuzzi, Bartolomeo Barbarino, Giovanni Ghizzolo e Tarquinio Merula, alcuni dei quali attivi a Venezia o a Padova negli anni di apprendistato di Obizzi. Più riservate le scelte poetiche dei Madrigali et arie a voce sola. Nelle prime pagine del volume compare un sonetto encomiastico indirizzato a Obizzi da Pietro Michiele, letterato nobile che fu poi tra i promotori dell’Accademia degli Incogniti: il poeta loda il compositore per aver «con sì soavi accenti» musicato «le rime, ond’io talor i miei tormenti / e del trafitto cor sfogo i martiri»; pochi anni dopo Michiele pubblicò nella propria Benda di Cupido (Venezia 1634) tre delle canzonette strofiche intonate da Obizzi. La raccolta poetica, come specifica «l’avviso a chi legge», era stata portata a termine attorno al 1626-27: Obizzi dovette dunque ricevere le liriche in forma manoscritta direttamente da Michiele.
In una lista di pagamenti relativi alla musica per la festa del patrono nella Scuola grande di S. Rocco (16 agosto 1627) viene tra gli altri menzionato un cantore solista e sonatore di tiorba denominato «Domenico», che faceva parte di un complesso vocale e strumentale diretto da Monteverdi, formato da membri del coro marciano e del coro della confraternita e da un gruppo di strumentisti (Glixon, 2003, p. 287). Tre esecutori citati solo col nome di battesimo assieme a «Domenico» sono stati putativamente identificati con altrettanti cantori di S. Marco (Miller, 1994, p. 285 n. 77): la circostanza avvalora l’ipotesi che il cantante virtuoso e tiorbista fosse proprio Obizzi, l’unico musicista marciano di nome Domenico tra quelli menzionati negli atti dei procuratori e nei ruoli stipendiali della basilica nel periodo 1613-30 (cfr. Fabbri, 1985, pp. 381 s.).
Nel catalogo di vendita del libraio olandese Jan Eversten van Doorn (Utrecht 1639) figurano, con un gran numero di libri di musica a stampa italiani dei primi del Seicento, i già citati madrigali concertati del 1627 e una altrimenti ignota raccolta di musiche monodiche con basso continuo di Obizzi (Canzonette et altre musiche a voce sola commode da cantarsi nel clavicembalo, chitarrone et altro simile stromento con alcune che si possono cantare a 1, 2, 3 voci et con le lettere per la chitarra alla spagnola, Venezia 1629). Questo terzo libro dato alle stampe da Obizzi tra il 1627 e il 1629 conferma una feracità compositiva che lo sottrae allo stereotipo dell’enfant prodige tanto precoce quanto effimero nell’ispirazione: non fosse scomparso in età così acerba, Obizzi sarebbe forse diventato un compositore di non comune levatura nel genere delle musiche a voce sola nella Venezia del Seicento.
La sua data di morte non è nota. L’ultima traccia documentaria riguarda la conferma come cantore a S. Marco in data 8 ottobre 1630 (ibid., p. 381): è quindi probabile che sia deceduto nella disastrosa epidemia di peste che colpì Venezia tra l’estate del 1630 e gli ultimi mesi del 1631.
Fonti e Bibl.: E. Cicogna, Cenni intorno la vita e le opere di Pietro Michiel, poeta del secolo XVII, in Memorie dell’I.R. Istituto veneto di lettere, scienze ed arti, XIII (1886), p. 396; J. Whenham, Duet and dialogue in the Age of Monteverdi, Ann Arbor 1982, I, p. 154; II, p. 116; P. Fabbri, Monteverdi, Torino 1985, pp. 381 s.; R.Th. Miller, The composers of S. Marco and S. Stefano and the development of Venetian monody (to 1630), Diss., University of Michigan, Ann Arbor, MI, 1993, pp. 32, 34-36, 50 s., 57, 65, 104 s., 239 s., 250-260; Id., Bartolomeo Barbarino and the allure of Venice, in Studi musicali, XXIII (1994), p. 285; Silke Leopold, Al modo d’Orfeo: Dichtung und Musik im italienischen Sologesang des frühen 17. Jahrhunderts, Laaber 1995, I, pp. 261-264; II, pp. 88, 164 s., 199-201, 279 s.; K. Küster, Opus primum in Venedig: Traditionen des Vokalsatzes 1590-1650, Laaber 1995, pp. 88 s., 93 s., 207 s., 233-236, 248 s.; The «Catalogus librorum musicorum» of Jan Evertsen van Doorn (Utrecht 1639), a cura di H. Vanhulst, Utrecht 1996, p. 62; J. Glixon, Honoring God and the city: music at the Venetian confraternities, 1260-1807, Oxford 2003, p. 287; A. Dean, The five-course guitar and seventeenth-century harmony: alfabeto and Italian song, Diss., University of Rochester, Rochester, NY, 2009, pp. 210-215, 376; The New Grove dictionary of music and musicians (ed. 2001), XVIII, p. 257.