ORSINI, Domenico
– Nacque a Torre Annunziata, in provincia di Napoli, il 30 novembre 1841, da Raffaele e da Teresa Giordano, ultimo di undici figli di uno 'sfarinante' di grano.
A 13 anni, subito dopo la prematura morte del padre, iniziò a lavorare; divenne prima «sensale in granaglie e altri generi sfarinati», e poi uomo di fiducia di un «commissionario in grani e cereali assai introdotto» (Collotti, 1903, p. 478). Nel 1869 sposò Francesca Atripaldi e, grazie alla dote di questa (4000 lire), poté aprire un piccolo mulino e pastificio e avviare un commercio in proprio. Con i buoni utili realizzati ampliò l’attività e nel 1875 prese in affitto un locale più vasto; in breve fu nella condizione di alloggiare e acquistare nuovi macchinari e di arrivare così a una produzione mensile di 3000 quintali di pasta.
Da quel momento in poi assunse i tratti di un tipico imprenditore schumpeteriano: innovatore, impegnato a acquisire il know how per competere sul mercato, attento alle giuste alleanze per raccogliere i capitali necessari ad adeguamenti tecnologici e a migliori collegamenti commerciali. Allo stesso tempo evitò formule societarie di tipo anonimo (società per azioni), preferendo curare personalmente fin nei minimi particolari la gestione dell'impresa e, appena possibile, trasferì ai figli le proprie competenze.
Nel 1881 visitò l’esposizione di Milano per prendere visione dei nuovi mulini meccanici e ne acquistò uno, di piccole dimensioni, fabbricato dalla ditta Ganz e C. di Budapest. Il 10 giugno 1882 costituì una società in nome collettivo (snc) con i fratelli Camillo e Luigi Potestà, originari del Molise, residenti uno a Roma e l’altro a Torre Annunziata, titolari di una ditta dal 1880 impegnata nel commercio granario, attiva tra Roma e la Campania. La nuova società aveva per oggetto «la compera di cereali per rivenderli manifatturati in farine semolini e paste; come pure la costruzione di uno stabilimento a vapore per adibirlo alla manifatturazione suddetta» (Contratti di società, vol. 7). Forte di un capitale di 300.000 lire, sottoscritto a metà con i fratelli Potestà, Orsini costruì velocemente un mulino in via Fontanelle a Torre Annunziata.
Si trattava di un «grande fabbricato rettangolare» di quattro piani dotato di moderni impianti di macinazione a cilindri – vale a dire: «due cilindri Brahm [...], tre cilindri Dost [...], quattro cilindri Vittoria […], una macchina per miscele delle farine […], cinque buratti Poggioli, cinque buratti comuni, un buratto centrifugo, una macchina pulitrice da semolino» (ibid., vol. 17) – di due lavagrano, di tre cilindri svecciatori e di una colonna pulitrice. L’energia era fornita da due macchine motrici, una della società Guppy e C. di Napoli e una della società Escher e Weiss di Zurigo.
Iniziava così l’attività di uno dei più grandi mulini di Torre Annunziata, tra i principali protagonisti dell’evoluzione imprenditoriale e tecnologica dell'industria molitoria e della pastificazione dell'area. Con diverse decine di opifici, Torre Annunziata si inseriva infatti nella più generale trasformazione del settore nella provincia di Napoli, al servizio di quella che ai tempi era la più popolosa città d’Italia, sia per la panificazione, sia per la produzione di pasta secca, un alimento in crescente diffusione tra i napoletani e sempre più prodotto in piccoli e medi pastifici.
Nei mulini – attivi soprattutto nella fascia costiera compresa tra Napoli e Castellammare – si ebbe una progressiva sostituzione delle antiche macine a forza animale o idraulica con moderni impianti a vapore, sotto la spinta prima del grande stabilimento Wegmann Bodmer installato nel 1872 a San Giovanni a Teduccio (capitale di lire 1.500.000), poi, dal 1887, della Società anonima dei mulini di Napoli (capitale di lire 2.000.000). Benché più modesti, i mulini attivi a Torre Annunziata, Gragnano, Castellammare e in numero minore in altre località della provincia erano assai innovativi e dotati di una potenzialità produttiva superiore a quella dei tradizionali impianti di macinazione locali. Inoltre usufruivano dei due importanti scali marittimi di Torre Annunziata e Castellammare per gli approvvigionamenti di grano.
A partire dagli anni Settanta, nei pastifici collocati in fabbriche adibite anche alla macinazione del grano fu avviata la sostituzione dei vecchi utensili manuali in legno per l’impastamento, la gramolazione e la pressatura, con macchine in ferro alimentate da motori a vapore. Questa innovazione fu introdotta da Orsini solo dopo lo scioglimento anticipato della società Orsini & Potestà, avvenuta nel febbraio 1884, quando decise di portare avanti da solo la produzione di sfarinati e la meccanizzazione del pastificio sia nella metà della fabbrica di sua proprietà, sia in quella dei fratelli Potestà presa in affitto per due anni. Alla scadenza del contratto, nel marzo 1886, l’affitto di quest’ala della fabbrica fu rilevato dalla snc Orsini & Formisano, una nuova società appositamente costituita col solo scopo di 'sfarinamento di grani'; Orsini assunse un ruolo cruciale (con circa un quarto del capitale di 102.000 lire), ancora accanto ai fratelli Potestà e a diversi altri imprenditori e commercianti torresi, tra i quali i fratelli Pietro e Domenico Formisano, impegnati anch’essi nella panificazione.
Parallelamente all’attività industriale Orsini si occupò anche di quella creditizia.Fu uno dei 33 fondatori della Banca commerciale di Torre Annunziata, società anonima sorta nel luglio 1883 con un capitale di 100.000 lire e l'esplicito scopo «di cooperare allo sviluppo dei diversi rami del Commercio e Manifatture locali, facendo operazioni di sconto e cambio, di cambiali ed anticipazioni sopra valori ed altro [tra cui] anticipi su depositi grani e altri generi» (Contratti di società, vol. 4).
Comparivano tra i soci alcuni tra i maggiori commercianti di cereali del Mezzogiorno, come Gaetano Pavoncelli di Cerignola, figlio di Federico, «rappresentante la Ditta Commerciale F.G. Pavoncelli padre e figlio», e Nicola Pavoncelli, figlio del deputato Giuseppe, nonché i maggiori industriali o commercianti di Torre Annunziata. Orsini vi aderì «tanto in nome proprio, che nella qualità di rappresentante la ditta commerciale Orsini e Potestà», all’epoca non ancora sciolta. La banca avrebbe avuto un ruolo importante nello sviluppo industriale e commerciale di Torre Annunziata degli anni seguenti, confermato dai continui aumenti di capitale tra il 1884 e il 1888: prima 300.000 lire, poi 600.000 nel 1887, infine un milione.
Negli anni successivi – mentre anche la Orsini e Formisano veniva sciolta – Orsini allargò la propria attività aggregando progressivamente i figli. Accanto alla Domenico Orsini, che continuava la sua pluridecennale attività, promosse la Fratelli Orsini, una snc costituita nel giugno 1898 dai figli Federico e Alfredo, ai quali si aggiunse nel febbraio 1900 il giovanissimo Pasquale (ancora minorenne, ma già impegnato nelle attività commerciali connesse alla molitura e alla pastificazione assieme ad altri negozianti locali).
La Domenico Orsini accrebbe la sua potenzialità produttiva nel 1895, acquistando tre pulitrici da semola presso la ditta Ganz & C. La Fratelli Orsini, con capitale iniziale di 50.000 lire e sede nel vecchio mulino ristrutturato, sviluppò i propri impianti nei primi anni del Novecento grazie a vari acquisti di macchine per mulino, presse idrauliche per maccheroni e motori elettrici.
Nel 1903 le due fabbriche vantavano rispettivamente 138 addetti e 300 cv e 122 addetti e 120 cv.; possedevano inoltre una propria officina di produzione elettrica, la prima per l’illuminazione del mulino, del pastificio e dell’annessa abitazione di Orsini, la seconda per l’illuminazione dei due reparti della fabbrica e per l’alimentazione di un motore elettrico da 30 cv. La Domenico Orsini disponeva anche di un’officina di riparazione della macchine, che occupava 16 operai. La produzione complessiva raggiungeva 800 quintali di grano sfarinato e 250 quintali di pasta al giorno.
Come riconoscimento per i suoi successi imprenditoriali Orsini l’8 marzo 1903 fu nominato Cavaliere del lavoro. Tuttavia, non soddisfatto di queste attività si lanciò nel settore commerciale. Nell’ottobre 1902 fu tra gli otto fondatori della Società commissionaria agricola industriale, un’anonima per azioni dotata di un capitale di 200.000 lire. Ad affiancarlo il figlio maggiore, avvocato Federico, che in quel momento era anche direttore della Banca commerciale di Torre Annunziata, e alcuni importanti finanzieri e commercianti napoletani: Carlo e Teodoro Cutolo, Gaetano Savarese, Filippo Regnoni, Roberto Moschitti e Giorgio Sorrentino. L’azienda, con sede in Napoli e dipendenza a Torre Annunziata, si proponeva «la compravendita di cereali ed altre merci e prodotti per conto proprio o per rappresentanza di compratori o venditori esteri e nazionali» (Contratti di società, vol. 118). La partecipazione a questa iniziativa consentì a Orsini di affermarsi tra gli attori principali della rete imprenditoriale torrese, partecipe di numerosi affari legati allo sviluppo del territorio cittadino e ben radicata nel tessuto degli affari napoletani.
Si inserì così da protagonista nella grande espansione del settore molitorio e pastaio della provincia di Napoli del periodo, con circa 200 unità produttive – soprattutto a Torre Annunziata e Gragnano – e una produzione di pasta pari al 60-70% della capacità nazionale, con una continua progressione delle esportazioni, in particolar modo transoceaniche. Nel dicembre 1904 promosse la snc Domenico Orsini e figli (quattro dei maschi: Federico, Alfredo, Errico e Pasquale), dando vita alla maggiore azienda di Torre Annunziata – con un capitale di 400.000 lire, per metà sottoscritto da lui stesso e il resto in parti uguali da ciascun figlio – dedita a «sfarinazione e fabbricazione e rivendita delle paste […] commercio dei grani e prodotto di essi» (Contratti di società, vol. 132).
All’apice della propria vita imprenditoriale, morì pochi mesi dopo, il 5 aprile 1905 a Torre Annunziata.
Ne continuarono l’attività i figli e la moglie Francesca, sotto la cui gestione l’azienda conobbe un periodo di generale sviluppo e prosperità (Dati, 1962, p. 218). Sulla sua figura di dinamica imprenditrice la discendente Maria Orsini Natale ha scritto il romanzo Francesca e Nunziata (Avagliano, Cava dei Tirreni, 1995), dal quale è stato tratto l'omonimo film di Lina Wertmüller (2001).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Napoli, Tribunale civile di Napoli, Contratti di società, voll. 4, p. 132; 7, p. 39; 17, p. 339; 75, p. 301; 90, p. 445; 91, p. 260; 102, p. 330; 110, p. 176; 111, p. 446; 118, pp. 360, 472; 122, p. 614; 132, p. 103; 137, p. 148. Altre notizie si ricavano dal Supplemento al Foglio periodico della provincia di Napoli. Annunzi legali, n. 48 del 16 giugno 1882; Reale Commissione per l’incremento industriale di Napoli, Cenni descrittivi e statistica delle industrie della città e provincia di Napoli, Napoli 1903, pp. 299-304; G. Collotti (Cigo), I cavalieri del lavoro, Catania 1903, pp. 477-484. In generale sull'industria molitoria e pastaria: E. Vita, L’industria della molitura e pastificazione nella Campania e l’istituendo «Consorzio italiano cereali», Napoli 1920; F. Dati, Indagini storiche di Torre Annunziata e della sua grande industria dell'arte bianca , Napoli 1962, pp. 145-255; V. Giordano, L’arte bianca. Mulini e pastifici dall’Unità al fascismo, in Napoli, un destino industriale, a cura di A. Vitale, Napoli 1992, pp. 240 s.; S. de Majo, I pastifici di Gragnano e Torre Annunziata nei secoli XIX e XX, in Comunità d’imprese. Sistemi locali in Italia tra Ottocento e Novecento, a cura di F. Amatori - A. Colli, Bologna 2001, pp. 183-217.