PAONE, Domenico
– Nacque a Formia il 4 agosto 1858 da Erasmo e da Francesca Purificato.
La famiglia di provenienza aveva proprietà terriere – prevalentemente coltivate ad agrumi – e immobiliari, concentrate nell’area costiera del basso Lazio, dove la presenza dei Paone si segnalava sin dall’inizio del XIX secolo.
Cittadina dalle origini gloriose, composta dai due borghi Castellone (Castellum Novum) e Mola, appartenenti territorialmente e amministrativamente alla città di Gaeta, Formia ebbe in epoca moderna una tormentata vita politica e amministrativa. Nel 1798, in occasione della conquista francese del regno, i due borghi furono unificati e ripresero l’antico nome di Formia, ma l’unificazione e la municipalità ebbero vita breve, soppresse nuovamente con la restaurazione borbonica. Nel 1806 i due borghi entrarono a far parte della provincia di Terra di lavoro (Caserta), circondario di Gaeta, per poi divenire, nel 1819, comune autonomo denominato Mola e Castellone. Solo molti anni dopo, con r.d. 13 marzo 1862 n. 507 fu ripristinato l’antico nome di Formia e, con successivo decreto n. 2775 del 6 gennaio 1866, al Comune di Formia fu conferito il titolo di città. Nel Novecento la città conobbe nuove aggregazioni: con r.d. 2 gennaio 1927 n. 1, dopo la soppressione della provincia di Terra di Lavoro, fu aggregata alla provincia di Roma, ma nel 1934, con l’istituzione della provincia di Littoria, oggi Latina, Formia fu definitivamente aggregata alla nuova provincia.
Nel 1878, secondo testimonianze documentarie conservate nell’archivio aziendale, Paone intraprese con un socio un’attività di lavorazione artigianale di pane e pasta, in un laboratorio situato nella zona settentrionale e collinare della città di Formia, detta Castellone. Sembra che già in quel periodo, fosse proprietario dell’unico mulino a vapore della zona e avesse tre dipendenti.
La scelta di investire esclusivamente nel settore pastario, dopo la prima esperienza che includeva anche la produzione del pane, fu relativamente originale, in un contesto in cui le attività industriali più radicate e diffuse afferivano ai settori cantieristico ed edile, con specializzazione nella produzione dei laterizi. Lo storico distretto dei pastai campani, localizzato sin dal XVI secolo a Gragnano, nel vertice sudorientale del golfo di Napoli, si interfacciava con il mercato locale, non interferendo con l’area d’azione commerciale di Paone, incentrata sul golfo di Gaeta.
Nel 1897, la produzione fu trasferita in un’area più ricca di acque, detta Mola di Gaeta, caratterizzata dalla presenza di mulini, ivi ubicati proprio per lo sfruttamento di fiumi e sorgenti sotterranee alimentate dalle montagne.
Il nuovo stabilimento, posto al n. 17 di via Ponte di Mola, fu dotato dei macchinari più moderni, anche se calibrati su modeste dimensioni produttive e, nel 1904, fu arricchito di un mulino a cilindri per la macinazione del grano duro. Prima di raggiungere tale autonomia, infatti, il pastificio doveva rivolgersi a fornitori esterni a Formia per l’approvvigionamento di questo tipo di farina, essendo i mulini locali dediti esclusivamente alla fabbricazione di farina di grano tenero per i forni da pane.
L’opificio si sviluppava lungo il mare per tutta la sua lunghezza, estendendosi su una superficie totale di 5000 mq, dei quali 3000 circa coperti. L’area antistante la fabbrica era utilizzata per lo svolgimento del traffico di carico e scarico, con un pontile a mare lungo 165 m, munito di doppio binario, per poter procedere rapidamente all’immagazzinamento delle materie prime nel caso in cui l’altro binario fosse occupato.
Nel corso del ventennio successivo al suo insediamento, lo stabilimento subì ampliamenti e aggiustamenti logistici, fino al tragico incendio, di probabile natura dolosa, avvenuto nel 1919, che lo distrusse quasi interamente. La memoria aziendale ricorda conflitti tra proprietà e maestranze operaie, maturati nel clima di generale malcontento e ribellione diffusosi tra le classi lavoratrici delle città e delle campagne nel biennio successivo alla fine del primo conflitto mondiale.
Dopo l’incendio, nel 1920, Paone fece edificare un impianto provvisorio, che riprese la produzione in forma ridotta, fino a quando, nel 1930, con ingenti investimenti, la proprietà ricostruì interamente lo stabilimento, che fu da allora capace di produrre 500 quintali di farine e 80 quintali di pasta giornalieri.
La posizione dello stabilimento, a cavallo della via Appia e in prossimità della linea costiera, non favoriva solo lo scarico di materie prime provenienti via mare, ma sfruttava gli agenti atmosferici per ottenere un prodotto di qualità. Appesa a grandi stenditoi, posizionati in magazzini che si sviluppavano verticalmente o in un’ampia terrazza situata sulla parte più alta dell’edificio industriale, la pasta era essiccata al sole e al vento. Solo in una fase successiva, vennero introdotti l’essiccazione artificiale attraverso ventilatori e il torchio per realizzare l’impasto.
Tra gli anni Venti e gli anni Trenta, Paone riuscì a creare sinergie virtuose tra l’attività di produzione pastaria e la sua passione armatoriale e nautica. In un cantiere attrezzato all’interno dell’area dello stabilimento, fece demolire un motoveliero ereditato da suo padre Erasmo e con il materiale recuperato intraprese la costruzione di un motoveliero della portata di 150 tonnellate; a questo se ne aggiunsero altri due, che andarono a costituire una piccola flotta, utilizzata per il trasporto del grano di provenienza russa dal porto di Napoli al pastificio. Uno dei tre, denominato Immacolata III, progettato dall’ingegnere navale Salvatore Gallinaro e costruito nel 1926, fu requisito dalla Marina italiana nel 1940 e affondato dalle forze armate tedesche nel porto di La Spezia nel 1943.
Paone divenne figura di spicco della vita cittadina: la sua automobile – l’unica in città – veniva gentilmente concessa in uso all’autista di casa Savoia in occasione dell’arrivo della regina Elena, moglie di Vittorio Emanuele III, che a Formia aveva una residenza estiva; egli stesso era gradito ospite di casa reale e partecipava a tutti gli eventi salienti della vita cittadina.
La sua attitudine filantropica si espresse nella costruzione di uno slargo sul mare ancora oggi visibile e a lui intitolato, inaugurato il 24 giugno 1928, in occasione della festa di San Giovanni, alla presenza del vescovo di Gaeta Dionigi Casaroli, del ministro della Cultura Pietro Fedele e del podestà di Formia Felice Tonetti, che ringraziò il donatore dell’opera, posando una epigrafe a memoria dell’atto magnanimo compiuto. Le mareggiate che nel decennio precedente avevano frequentemente danneggiato le case dei pescatori di Mola e del rione Spiaggia avevano indotto Paone – sembra in obbedienza a un voto da lui fatto – a realizzare quell’opera muraria a difesa del litorale.
Forse legata alla visibilità di Paone acquisita con tale opera, fu la nomina a cavaliere del lavoro, avvenuta con r.d. 15 dicembre 1930; ma non dovette essere ininfluente la cura e l’attenzione, profusa per tutta la vita, allo sviluppo di un’azienda, che allo scadere del conflitto mondiale giunse a dare occupazione a oltre 200 operaie e operai.
Purtroppo il bombardamento di Mola del 10 settembre 1943 rase al suolo il pastificio.
Domenico Paone morì a Formia, otto giorni dopo, il 18 settembre all’età di 85 anni, in un nesso affettivo non casuale con la seconda distruzione subita dalla fabbrica.
Pochi anni prima del fatale bombardamento, la ditta individuale di Domenico Paone era stata trasformata in s.p.a., la Società anonima Domenico Paone fu Erasmo, con atto costitutivo siglato il 17 aprile 1939. Il capitale sociale, 8 azioni del valore di 10.000 lire ciascuna, era diviso tra Domenico, con 5 azioni, e il nipote Erasmo, con 3 azioni. Vista l’età avanzata di Domenico, Erasmo fu nominato amministratore unico della società.
Morto Domenico celibe e senza eredi, l’attività fu ripresa nel dopoguerra dal ramo familiare del fratello, Francesco, padre di Erasmo e dai figli di quest’ultimo, Domenico, Francesco e Anna, genitori della generazione attualmente operativa in azienda.
Fonti e Bibl.: Testimonianze orali di Stefano Paone e di Fulvio Paone; Anagrafe del Comune di Formia; Formia, Archivio D. P. fu Erasmo s.p.a., Atto costitutivo Società anonima D. P. fu Erasmo, 17 aprile 1939; Roma, Archivio storico Federazione nazionale cavalieri del lavoro, fasc. D. P. Artefici del lavoro italiano, Roma 1956, p. 414; Federazione nazionale dei cavalieri del lavoro, I Cavalieri del Lavoro (1901-2001). Storia dell’ordine e della Federazione, II, Roma 2001, p. 455; R. Marchese, Saluti da Formia. Appunti di storia formiana, Formia 2006, pp. 94 s.; Dizionario storico biografico del Lazio, coordinamento e cura di S. Franchi - O. Sartori e collaborazione redazionale di M. Bucchi, III, Roma 2009, p. 1473; G. Bove, Castellone e Mola. Da sobborghi di Gaeta a città di Formia, Formia 2012.